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1 - L’ASSALTO DEL VENEZUELA AL PETROLIO ORA LA GUYANA TEME L’INVASIONE
Daniele Mastrogiacomo per “la Repubblica” - Estratti
Un «successo schiacciante, una vittoria storica». Nicolás Maduro festeggia con un tripudio di dichiarazioni roboanti la vittoria a un referendum su cui aveva puntato tutte le carte lanciandosi in una sfida che accende un nuovo focolaio di tensioni in America Latina.
Lungo i confini della Guyana, nel Nord Est del Continente, si ammassano contingenti militari. Lo fa il Brasile, preoccupato per quello che potrebbe accadere, lo fa la stessa Guyana che con soli 800 mila abitanti teme di essere travolta dai venti patriottici e nazionalisti che il regime di Caracas soffia da settimane.
Gli Usa e la Gran Bretagna sono allarmati. (…)
xi jinping vladimir putin a pechino
L’esortazione non è retorica. Erano soprattutto gli ultimi due dei cinque quesiti proposti a sollevare apprensioni. Nel quarto si chiedeva se “si è d’accordo nell’opporsi con tutti i mezzi, nel rispetto della legge, alla pretesa della Guyana di disporre unilateralmente di un mare in attesa di delimitazione”. Dove “con tutti mezzi” potrebbe presumere anche un’annessione per via militare.
Nel quinto quesito si domandava se “si è favorevoli alla creazione dello Stato di Guyana Esequiba [… ] che comprende la concessione della cittadinanza e della carta d’identità venezuelana”. Un’integrazione totale, degli stessi abitanti, che diventerebbero così ufficialmente cittadini venezuelani.
Tanto slancio nasce da due esigenze. La prima è politica. Maduro cerca di recuperare terreno nei confronti dell’opposizione che con Corina Machado, leader della destra e potenziale candidata alle prossime elezioni del 2024, rischia di batterlo. Molti hanno paragonato questo referendum alla decisione del generale Leopoldo Galtieri di sfidare la Gran Bretagna occupando le Falkland/ Malvinas. Un modo di distrarre dalla crisi in cui versa il regime. Il secondo motivo è economico. La Guyana si è scoperta ricchissima dopo che la Exxson Mobil, multinazionale energetica statunitense, ha individuato oltre 30 giacimenti di petrolio al largo delle coste sull’Atlantico.
Quelle sacche contengono, secondo le stime, 11 miliardi di barili di greggio. Non si sa cosa accadrà adesso. Il presidente Irfaan Ali, vestito in mimetica e davanti ai soldati schierati alla frontiera, ha ribadito: «L’Esequiba è nostra, siamo pronti a difendere ogni suo centimetro quadrato».
2 - UN VOTO PATRIOTTICO CHE PIACE ALLA RUSSIA MA INQUIETA LA CINA
Paolo Mastrolilli per “la Repubblica” - Estratti
Ma davvero Nicolas Maduro è pronto a rovinare il suo rapporto con la Cina, pur di far contenta la Russia, invadendo la Guyana per prendersi i pozzi di petrolio?
Dal punto di vista del risiko geopolitico, la questione del referendum tenuto in Venezuela per rivendicare la regione di Essequibo si riduce a questa domanda. Perché è vero che attaccando il paese confinante Caracas caccerebbe gli americani di Exxon, e anche gli italiani di Saipem. Nel consorzio però ci sono i cinesi di CNOOC con il 25%, e quindi Maduro rischierebbe di pestare i piedi al suo alleato più importante.
nicolas maduro referendum per l annessione dell esequibo
Perciò gli analisti americani preferiscono pensare che il referendum sia stata una bravata nazionalistica, per aumentare il consenso del dittatore in vista delle presidenziali in programma il prossimo anno, o allontanarle con la scusa dell’emergenza di sicurezza generata dal voto. Meno probabile invece sarebbe l’invasione militare, anche perché la zona di confine con la Guyana è composta da una foresta impenetrabile, che costringerebbe Caracas a sconfinare in Brasile per attaccare, oppure lanciare complesse operazioni via mare.
La disputa su Essequibo affonda le radici a fine Ottocento, quando la regione fu assegnata a quella che allora era una colonia britannica. Per oltre un secolo è rimasta dormiente, al punto che lo stesso Chavez aveva assicurato di non volerla riconquistare, ma la scoperta del petrolio da parte della Exxon nel 2015 ha cambiato tutto.
nicolas maduro referendum per l annessione dell esequibo
Lo U.S. Geological Survey stima che nelle regioni costiere della Guyana ci siano riserve per circa 13,6 miliardi di barili, e 900 miliardi di metri cubi di gas. Risorse enormi, che la compagnia americana sfrutta attraverso un consorzio di cui fanno parte anche Hess e la China National Offshore Oil Company. Sono arrivati ad estrarre 400.000 barili al giorno, grazie agli oltre 30 pozzi già aperti, ma contano di salire a un milione quando verranno assegnate le 14 licenze offerte dal governo a settembre. Un business globale, a cui ambiscono anche la francese Total in alleanza con compagnie di Qatar e Malaysia, e aziende basate negli Usa, Ghana, Arabia Saudita, Guyana e Gran Bretagna.
L’italiana Saipem è coinvolta, e il 29 novembre ha annunciato di aver ricevuto una commessa da 1,9 miliardi di dollari per aiutare la Exxon a costruire le piattaforme offshore del bacino di Whitpail, nonché il Raja project per il gas del Campos Basin in Brasile. I contratti firmati da Georgetown non vengono considerati molto convenienti dagli addetti ai lavori, ma dal 2015 ad oggi il pil pro capite è salito da 11.000 a 60.000 dollari all’anno, e ciò aiuta a capire quanto importante sia questa attività per un Paese prima tra i più poveri. Maduro però ha deciso che vuole prendersi due terzi della Guyana e quindi ha indetto il referendum.
(...)
Washington si è risentita, minacciando di far saltare tutto, e quindi il dittatore ha dato alla rivale la possibilità di fare appello entro il 15 dicembre. Nel frattempo, comunque vada a finire la disputa legale, ha bisogno di rafforzare la sua base, da cui l’idea del referendum per prendersi Essequibo. La Russia lo avrà incoraggiato, perché qualunque fattore di instabilità per gli Usa è nel suo interesse.
I problemi però sono due. Il primo è logistico, perché invadere la Guyana dal confine venezuelano è proibitivo, e quindi o il Venezuela dovrebbe passare per il Brasile, oppure assalire le piattaforme offshore via mare. Inoltre a fine novembre il Pentagono ha inviato a Georgetown la leadership della Army 1st Security Force Assistance Brigade, proprio per promettere collaborazione militare. Il secondo è politico, perché questo caos non piace molto alla Cina. Maduro potrebbe cercare di ritagliare eccezioni per tutelare gli interessi petroliferi di Xi. Oppure può limitarsi ad usare il referendum come strumento di propaganda.
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