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Guido Ruotolo per "la Stampa"
Vanno tutti a processo. Stiamo parlando di un bel gruppo di «alti magistrati» e di funzionari di polizia giudiziaria che tramavano contro altri magistrati, vittime di una associazione massonica, la P4, guidata da un ex sostituto procuratore generale della Corte d'appello di Potenza, Gaetano Bonomi.
Vittima eccellente di questa lobbie massonica il pm anglonapoletano Henry John Woodcock - oggi con il collega Vincenzo Piscitelli titolare delle inchieste su Berlusconi e Lavitola - e per diversi anni sostituto procuratore a Potenza. Ma con lui, bersaglio del gruppo di magistrati del disonore che vede coinvolti oltre Bonomi anche l'allora procuratore generale della repubblica di Potenza, Vincenzo Tufano, che non sarà processato perché i reati sono stati prescritti, il pm Claudia De Luca, l'alto magistrato Modestino Roca.
L'inchiesta finita per competenza al procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli (in partenza per Napoli) ha documentato il «complotto» contro Woodcock, un altro pm di Potenza, Vincenzo Montemurro, oggi a Salerno, il giudice delle indagini preliminare Alberto Iannuzzi e altri magistrati e ispettori di Polizia.
Quello che ha documentato il procuratore di Catanzaro Borrelli è uno spaccato drammatico delle faide, delle lotte intestine, interne alla magistratura. Il sostituto procuratore generale di Potenza Bonomi è stato il mandante di un complotto che si è sviluppato attraverso l'invio di esposti anonimi, di false dichiarazioni, di pressioni per l'apertura di indagini.
Woodcock e il gip Iannuzzi sono stati ingiustamente accusati di aver rivelato notizie coperte dal segreto investigativo ai giornalisti Michele Santoro e Federica Sciarelli. E l'associazione segreta, che dovrà rispondere di violazione della legge Anselmi sulle sette segrete, ha utilizzato funzionari di polizia giudiziaria (carabinieri e finanzieri) per ottenere tabulati telefonici che documentassero gli intrecci telefonici tra magistrati e giornalisti.
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