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Fabrizio D'Esposito per "Il Fatto Quotidiano"
Inchiesta su una "panzana" al di sotto di ogni sospetto. Indaga Michele Emiliano, già pubblico ministero oggi sindaco di Bari che nel Pd sostiene Matteo Renzi. Ore undici, negli studi di La7 a Roma. Myrta Merlino conduce L'aria che tira. Ci sono Emiliano, il redivivo Giorgio Stracquadanio, ex falco del Pdl, infine Guido Crosetto di Fratelli d'Italia. Si parla del "patto" tra Colle e Berlusconi per la grazia motu proprio.
Un "patto tradito" secondo i falchi berlusconiani. Una "panzana ridicola" secondo la monarchia del Quirinale. Emiliano indaga: "Stiamo facendo una discussione come quelle che si fanno in una squadra mobile o in una procura antimafia. Non sappiamo quello che è avvenuto e dobbiamo farci un'idea".
Punto di partenza: "à evidente che nel momento in cui si va da Berlusconi e gli si dice ârieleggiamo Napolitano e facciamo il governo delle larghe intese', il Cavaliere che è persona dalla struttura semplice comprende che il Pd vuole salvarlo. Lo dà per scontato. L'ho compreso anche io. Ed è questo il motivo per cui ero contrario alle larghe intese. Questo è il disastro che abbiamo di fronte. Un disastro che si costruisce sul non detto e nelle istituzioni non si costruisce sul non detto".
Emiliano si sofferma sul concetto decisivo di tradimento. Chi ha tradito chi? Spiega il sindaco di Bari: "Il tradimento l'ha fatto chi pensava che Berlusconi volesse ritirarsi. Ora, chi conosce Berlusconi, poteva mai pensare che Berlusconi si volesse ritirare dalla vita pubblica?
Aggiungo che, adesso, il Cavaliere vede che le persone che hanno fatto la trattativa per le larghe intese sono tutte dall'altra parte e quindi pensa di essere stato tradito. Non dimentichiamo che per lui l'accordo di governo è stato pesantissimo. Tutti i suoi elettori sono tremendamente contrari. A che è servito, allora, questo sangue elettorale versato? Dove sono i risultati per lui?".
Il "pm" Emiliano arriva così al centro del problema. Con riferimento all'andirivieni di ambasciatori berlusconiani (Gianni Letta, Fedele Confalonieri, Renato Schifani, Renato Brunetta) sul Colle più alto di Roma e d'Italia. Dice: "Il capo dello Stato ha fatto dei discorsi stranissimi. Napolitano non ha escluso la grazia. Non ha detto, come avrebbe dovuto fare, che la grazia non è possibile visto che Berlusconi è una persona già imputata e condannata in altri processi. Non solo.
Napolitano, in questa fase, apre anche un discorso su amnistia e indulto che grazie a Renzi per fortuna è già finito. Ora è chiaro, che anche senza avere la pistola fumante, in base a questi elementi investigativi, io temo che il Fatto ci abbia preso, soprattutto alla luce della reazione di Napolitano.
Perché la verità sul patto tra B. e il Colle rischia di compromettere questo castello su cui sono state costruite le larghe intese. A quel punto, se la verità dovesse venire fuori, che figura ci faremmo agli occhi dell'Europa, dove finirebbe il nostro prestigio? Faremmo la figura degli italiani all'Alberto Sordi, grande interprete dei nostri vizi, se all'estero sapessero il gioco fatto da alcune persone basandosi sul non detto".
Così parlò Emiliano. Non dimenticando che Renzi è stato uno dei giocatori mancati di questo castello che rischia di crollare. Berlusconi stoppò la candidatura a premier del sindaco di Firenze nella scorsa primavera. Adesso dalla corte del Cavaliere rivelano che la richiesta di fermare Renzi arrivò dal Quirinale. Per essere una panzana, ha troppi dettagli che coincidono.
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