FLASH! - FERMI TUTTI: NON E' VERO CHE LA MELONA NON CONTA NIENTE AL PUNTO DI ESSERE RELEGATA…
1 - ANCHE LA GERMANIA SCOPRE LA FUGA DEGLI INVESTITORI
Tonia Mastrobuoni per "la Stampa"
Chissà se la fissazione degli acronimi è un riflesso dei tempi forsennati delle sale di contrattazione. Dopo esserci abituati al «Pigs» o agli «Stupid», insomma alle sigle che raggruppano i Paesi più deboli, adesso che la crisi dei debiti sta raggiungendo il cuore dell'Europa, qualcuno con gli occhi fissi sui listini ha coniato «Eeg», «Everyone Except Germany», «Tutti a parte la Germania».
L'allarme, ormai, è generale. Ieri Moody's ha confermato che la tripla A della Francia è a rischio e il lunedì nero delle Borse dimostra che la tensione resta alle stelle. Uno sguardo ai rendimenti sui titoli di Stato fa pensare davvero che siamo nel bel mezzo di un'ondata «Eeg», che sta risparmiando solamente la Germania. Ma è davvero così o la crisi di sfiducia che sta investendo come un rullo compressore il Vecchio continente è arrivata anche nel Paese che s'è calato nella parte di Atlante, il gigante mitologico che teneva il mondo sulle spalle?
Apparentemente la risposta è no: ieri gli interessi sui Bund, i titoli decennali tedeschi a dieci anni sono scesi. Il rischio-fallimento è diminuito, tradotto. Ampliando, tra l'altro, la forbice con quelli italiani e spagnoli. Un effetto che però non ha a che fare con la crisi in sé ma con la prospettiva che la Banca centrale europea riduca i tassi a dicembre dall'attuale 1,25 per cento. Ieri due rinomati «falchi» della Bce che vivono qualsiasi taglio dei tassi di interesse come un dito nell'occhio, lo hanno fatto capire chiaramente.
Il governatore dell'Austria Nowotny ha risposto «tutto può succedere» a chi gli chiedeva se l'8 dicembre il costo del denaro potrebbe essere alleggerito. E il capoeconomista dimissionario, il tedesco Stark ha detto che nel terzo trimestre la crescita nell'Eurozona potrebbe rallentare più del previsto. Per Silvio Peruzzo, economista per l'Europa per la Royal Bank of Scotland, «queste indicazioni sembrano suggerire la possibilità di un taglio dei tassi a dicembre». E gli investitori hanno allentato le tensioni sulla Germania - temporaneamente.
Ma facendo un piccolo salto indietro, alla scorsa settimana, mentre gli occhi di tutto il mondo erano fissi su Italia, Spagna e Francia, l'andamento dei Bund ha mostrato un andamento strano. In pochi giorni i rendimenti sono aumentati di otto punti. E se si osserva il mercato dei Credit default swap sulla Germania - le assicurazioni che tutelano i sottoscrittori da eventuali rischi di un fallimento - sono aumentati del 25 per cento nelle ultime tre settimane. Anche Berlino, insomma, ha cominciato a scricchiolare.
La spiegazione l'hanno fornita alcuni manager di grandi fondi di investimento interpellati da Investmentweek : Geikie-Cobb, co-manager di Sterling Global Fund, sostiene che «il mercato dei bond sovrani è in preda al contagio e la Germania non può più essere considerata un porto sicuro. Ed è certo anche che il suo deficit peggiorerà se la Bce non interverrà a sostenere i mercati».
David Roberts di Kames Capital è ancora più esplicito. Con un interesse dell'1,7 per cento come quello che si riceve attualmente comprando titoli tedeschi «i Bund non sono un buon investimento: la Germania è a rischio sia se l'Europa si spacca, sia se dovrà pagare il prezzo maggiore per mantenerla insieme».
Berlino è insomma in una situazione in cui secondo gli investitori perde in ogni caso. Se l'Eurozona esplode, sarà travolta dalle conseguenze dei prevedibili fallimenti a catena. Se già al vertice di giovedì tra Angela Merkel, il suo omologo italiano, Mario Monti e il presidente francese Nicolas Sarkozy ci dovesse essere, finalmente, una schiarita sulle soluzioni europee per fermare il contagio - Eurobond compresi - sarà certamente Berlino a caricarsela sulle spalle più degli altri.
Ad aggravare il quadro, un report di Crédit Suisse che preconizza la fine dell'Eurozona «entro metà gennaio» se non accadranno «alcune cose straordinarie». In sostanza, i nuovi governi tecnocratici in Grecia e in Italia o l'ampia maggioranza del nuovo governo spagnolo servono a poco, ormai. «Ci vuole un segnale forte in direzione di un'unione fiscale europea». Compresa la disponibilità a cedere pezzi di sovranità , come ha concesso di recente anche la Merkel. Nel frattempo i rendimenti dei bond italiani e spagnoli potrebbero raggiungere «il 9 per cento». E anche gli interessi sui Bund tedeschi, scrive la banca d'affari, «sono destinati a salire».
2 - DIMENTICHIAMOCI I PIIGS ECCETTO LA GERMANIA TUTTI I PAESI UE SONO IN CRISI
Peter Thal Larsen per "la Stampa"
L' area euro ha bisogno di un nuovo acronimo. Negli ultimi tre anni, l'acronimo Pigs ha definito gli Stati a corto di soldi nella periferia della moneta unica. Ma ora che la crisi si è spostata al centro, un cambiamento è dovuto. L'acronimo Pigs si è dimostrato sorprendentemente duraturo. Quando fu inventato per la prima volta, i cittadini di Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna rimasero turbati per essere stati raggruppati in un modo così spregiativo.
Eppure, quando Irlanda e Portogallo seguirono la Grecia nella richiesta di salvataggio, le loro analogie superavano le differenze storiche. Alcuni ritenevano che l'acronimo si fosse formato da solo, dando ai trascurati speculatori una comoda rosa di candidati dai quali pescare la loro prossima vittima sovrana. Tuttavia, la sua sopravvivenza è stata anche un caso fortuito. Quando l'Italia si trovò in difficoltà a inizio anno, si inserì facilmente nel posto libero prima occupato dall'Irlanda salvata.
Ora che la crisi ha colpito i Paesi centrali dell'area euro, trovare un nuovo acronimo crea diversi problemi. In primo luogo, c'è il problema di combinare molte lettere extra: Francia, Belgio, Finlandia e Olanda sono tutte in difficoltà . In secondo luogo, a parte l'Austria, c'è una mancanza di nuove vocali. Ciò rende la piccola Estonia - che ha aderito alla moneta unica solo a gennaio - un candidato attraente. Inserendo Slovenia e Slovacchia, la migliore opzione è Spiffiness che difficilmente sintetizza l'umore depresso. E non include la Grecia che è il Paese dove tutti i problemi sono cominciati.
Un'idea migliore potrebbe essere quella di cominciare con l'unico membro della area euro che non è sotto attacco dei mercati obbligazionari. Andrew Balls, responsabile della gestione di portafoglio europea in Pimco, descrive ora gli Stati dell'area euro che sono stati evitati dagli investitori come Eeg: Everyone except Germany (tutti eccetto la Germania). à un'accurata riflessione sullo stato di panico dei mercati.Nel cortile dell'area euro è ora di dimenticarsi dei Piigs e di cominciare a considerare i malconci Eeg.
ANGELA MERKEL NICOLAS SARKOZYMariano RajoyMario Monti
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