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Ernesto Menicucci per il “Corriere della Sera”
GRILLO - DI BATTISTA - DI MAIO
L' attacco, la gaffe ma anche l' idea di un «governo di scopo per fare la legge elettorale» se al referendum vince il No. Da una parte Luigi Di Maio, dall' altra Alessandro Di Battista, i due leader del Movimento 5 Stelle che, in prospettiva, possono giocarsi la corsa a premier. Uno, ultimamente, più nella polvere. L' altro, invece, in forte rialzo.
L' ultima (in ordine cronologico) puntata parte da Di Maio che spara ad alzo zero su Matteo Renzi paragonandolo «a Pinochet» - ma confonde sul post (poi corretto) il Cile (dove ci fu il golpe dell' 11 settembre 1973) col Venezuela - e finisce col botta e risposta a distanza (via tivù) tra i due. Di Battista, a Otto e mezzo su La7, apre all' idea di «un governo per fare la legge elettorale, se vincono i No al referendum».
DI MAIO DI BATTISTA GRILLO FICO
Di Maio, a Politics , lo stoppa: «In quel caso deciderà il capo dello Stato. Ma io sono sempre stato contrario ai governi di scopo». Su Pinochet, per tutto il giorno, la «rete» sbeffeggia Di Maio: «Siamo ai tempi di Francisco Franco in Irlanda del Nord», «Ma Pinochet non era a Collodi?», «Come è finita con Hitler in Finlandia?». Il Pd insorge: «Attaccare il premier è legittimo. Paragonare l' Italia ad una dittatura è squallido. Di Maio piccolo uomo», dice il sottosegretario di Palazzo Chigi Luca Lotti.
LUIGI DI MAIO - ALESSANDRO DI BATTISTA
Lorenzo Guerini, vicesegretario del Nazareno, aggiunge: «Ignobile strumentalizzazione di una vicenda terribile». E ancora. «Di Maio è ancora stordito dal caso delle mail», insiste Ernesto Carbone. «Di Maio spara bugie e confonde i Paesi», aggiunge Alessia Morani. Interviene anche Angelino Alfano: «Errori così si possono commentare con le emoticons ».
GRILLO DI MAIO E DI BATTISTA A GIULIANOVA
Di Battista lo difende: «Quella di Luigi era una provocazione, per far capire che siamo in una dittatura mediatica». «Dibba», intervenendo a Otto e mezzo , esclude «lotte di potere dentro M5S», ma sull' ipotesi che sia proprio Di Maio il candidato premier frena: «Il nome lo decidono gli iscritti del Movimento». Di certo, si sta pensando al futuro.
E Di Battista, che continua a girare l' Italia nel suo tour, apre scenari nuovi: «L' Italicum va cancellato, produrrà un Parlamento di nominati. Ma per noi l' obiettivo principale è il No al referendum, poi si può votare anche nel 2018, a patto che Renzi faccia un passo indietro e si trovi un altro premier per fare la legge elettorale». Sosterrebbe un esecutivo di scopo, allora? «Dipende, qualora vincesse il No al referendum il giorno dopo valuteremo».
DI MAIO E DI BATTISTA SERVONO LE PIZZE
Poi c' è il caso-Roma ad agitare i pentastellati. E, anche su questo, Di Battista è chiaro: «Abbiamo commesso errori e leggerezze. Ma ora Raggi è autonoma». Anche sulle Olimpiadi. Di Maio il «governativo» dice: «Raggi si prenda i suoi tempi». Mentre Di Battista il «movimentista» insiste: «Per me sono un dramma, bisogna essere molto duri». Su una cosa, almeno (nel giorno in cui la sindaca, che arriva in ritardo, vede Chiara Appendino) i due concordano: «Onori ed oneri adesso toccano a Virginia». Che è come certificare la sua solitudine.
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