di maio boeri

UN TITO NEL NASO - DI MAIO SIGLA LA TREGUA CON BOERI, CON UN INCONTRO AL MISE, DOPO LO SCONTRO ESPLOSO SUL “DECRETO DIGNITÀ” - LUIGINO HA BISOGNO DELL’INPS PER ALLARGARE LA PLATEA DEL REDDITO D'INCLUSIONE E PER LA FINANZIARIA - ANCHE NEL M5S HANNO CAPITO CHE L’ISTITUTO È UN INSOSTITUIBILE AIUTO TECNICO PER CHI GOVERNA…

Alessandro Barbera per “la Stampa”

 

TITO BOERI

Metti un sabato mattina bollente di fine luglio nel tentativo di passare inosservati: in un giorno così non c' è posto migliore di un ufficio pubblico in via Veneto. Lungo la salita che porta al Ministero dello Sviluppo c' è solo qualche turista accaldato e il presidente dell' Inps. Tito Boeri sale le scale monumentali di Palazzo Piacentini, passa sotto l' enorme vetrata di Mario Sironi per celebrare le corporazioni fasciste e saluta Luigi Di Maio che lo aspetta in cima al primo piano.

 

È la prima volta che i due si incontrano dopo lo scontro sul cosiddetto decreto Dignità. Il ministro del Lavoro aveva accusato Boeri di aver introdotto all' ultimo momento - e a sua insaputa - una tabella che stimava una perdita di ottomila posti di lavoro all' anno per effetto della stretta sui contratti a termine. Boeri aveva risposto - confermando quanto ricostruito dalla Stampa - che così non era, visto che le strutture tecniche dell' Inps avevano consegnato quella tabella una settimana prima della sua pubblicazione.

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

 

Tregua doveva essere e tregua è stata: Boeri non era intenzionato a dimettersi prima della scadenza del mandato (a febbraio dell' anno prossimo), né Di Maio poteva imporgli le dimissioni. La poltrona dell'Istituto di previdenza non è sottoposta alle regole dello spoil system, la legge che permette entro novanta giorni dall'insediamento del governo il ricambio degli alti burocrati.

 

Lo scontro è stato vero, ed è arrivato ad un soffio dal punto di non ritorno. A mediare fra i due è stato il braccio destro di Di Maio per le questioni del lavoro, Pasquale Tridico, in ottimi rapporti con Boeri. Da entrambe le parti filtra soddisfazione: «Un incontro utile e proficuo, in cui abbiamo discusso di quel che c'è da fare nei prossimi mesi».

tito boeri

 

L'Inps è un insostituibile aiuto tecnico per chi governa e Di Maio ha due problemi urgenti: la conversione del decreto Dignità ma soprattutto la legge di bilancio. Nessuno meglio di Boeri può rispondere a una serie di domande: quali i costi di un intervento sulle pensioni?

Quanto si può ottenere da un taglio agli assegni superiore ai quattromila euro?

 

È possibile, come qualcuno nella maggioranza chiede, abolire il prestito pensionistico? Come scrivere la legge sul salario minimo? E come procedere per misurare i dati sulla rappresentanza di sindacati e imprese negli accordi collettivi? Di qui in poi Di Maio e Boeri si sono promessi reciproca collaborazione istituzionale.

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

 

D' altra parte fino al fattaccio del decreto i rapporti del professore milanese con i Cinque Stelle erano ottimi: Boeri aveva aiutato il presidente della Camera Roberto Fico nella definizione della norma sul taglio dei vitalizi ai parlamentari. Poi c' è la questione del Rei, l' assegno a favore dei più poveri lanciato dai governi Renzi e Gentiloni.

 

Nei piani di Di Maio e Tridico c' è quello di aumentare la dote fino a sei miliardi, così da raggiungere tutte le famiglie colpite da povertà assoluta. Da mesi Boeri sta facendo una battaglia - pubblica e non - perché i Cinque Stelle rinuncino alla bandiera del reddito di cittadinanza. Boeri considera quell' ipotesi nefasta sia per i conti pubblici (l' Inps ha stimato fino a 30 miliardi l' anno, 13 in più dei calcoli M5S) sia per il mercato del lavoro, visto che la gran parte dei centri per il lavoro non sarebbero in grado di controllare il rispetto dei requisiti minimi, come l' aver accettato o meno proposte di lavoro.

 

DELVOX TRIA SALVINI DI MAIO

Meglio puntare tutto sul «Rei», che ha costi più accessibili ed è una misura universale a favore di chi ha davvero bisogno. Resta da capire se verrà digerito dal resto del Movimento e se cambierà nome così da trasformarlo - almeno in favor di telecamere - in qualcosa di più e di meglio di quanto realizzato dal governo precedente.