DAGOREPORT – UN "BISCIONE", TANTE SERPI! GLI AVVERSARI DI BIANCA BERLINGUER A MEDIASET LAVORANO PER…
Alessandro Barbera per “la Stampa”
Il tempo a disposizione è così poco che le audizioni dovranno essere per forza di cose contingentate: gli ex ministri Padoan, Saccomanni, Monti, Grilli e Tremonti. Il commissario europeo Vestager, il membro del board Bce Angeloni, gli ex numeri uno delle popolari venete Zonin e Consoli, l' ex manager di Banca Intermobiliare D' Aguì. Di fronte alla commissione di inchiesta sulle banche sfileranno la signora del debito Cannata, il numero uno di Deutsche Bank Italia Valeri, ma soprattutto l' ex amministratore delegato di Unicredit Ghizzoni. La seconda riunione in due giorni dell' ufficio di presidenza della commissione è stata a dir poco spumeggiante.
boschi ghizzoni etruria de bortoli
Scontri, urla, pugni sbattuti sui tavoli. Non poteva che finire così: ciascun gruppo ha avuto buon gioco a chiedere l' audizione di questo e quello, nel tentativo di portare a casa un pezzo di verità sugli anni della crisi, il 2011, i crac bancari.
Il Pd ha ceduto alla pressione dei Cinque Stelle e di un pezzo del centrodestra per audire Ghizzoni. La sua deposizione non ha a che vedere con il crac della banca, ma tutti vogliono chiedergli se è vero o meno che ha ricevuto pressioni da Maria Elena Boschi perché comprasse la banca di cui il padre era vicepresidente prima che fosse commissariata. «Se dirà la verità sarà un bene per tutti», fa sapere la sottosegretaria, posto che «non è vero io abbia fatto alcuna pressione».
In cambio di Ghizzoni il presidente Pd (e membro della commissione) Matteo Orfini ha chiesto e ottenuto contropartite: gli ex ministri (fra cui Tremonti) e gli ex vertici delle banche venete. Su questi ultimi c' era un veto di Casini (contrario a dare una tribuna a due indagati) ma ha dovuto capitolare di fronte al sì unanime dei gruppi. Forza Italia a sua volta ha ottenuto di aprire una finestra sull' autunno del 2011, quando Silvio Berlusconi fu costretto alle dimissioni schiacciato dallo spread.
Rispetto alla lunga lista di ipotesi iniziali restano fuori solo Mario Draghi (per la Bce parlerà Angeloni), il governatore veneto Luca Zaia e la sorella dell' avvocato di Berlusconi Nicolò Ghedini, moglie del procuratore di Treviso (anch' egli fra i possibili testi) e consulente di Veneto Banca.
Secondo quanto riferiscono più presenti, quando Orfini ha fatto il suo nome Brunetta ha rilanciato sostenendo la necessità di audire la Boschi. A quel punto i due si sono appartati e i nomi sono finiti nel dimenticatoio. Del resto a questo punto la commissione ha allargato così tanto gli orizzonti che i nomi eccellenti rimasti fuori dalla lista degli auditi sono altri. Uno su tutti: Giuseppe Mussari, già gran capo del Monte dei Paschi. «Io l' avevo indicato, ma pare non interessare nessuno», fa notare Orfini.
A ormai poche settimane dalle elezioni fa più notizia Ghizzoni, sul quale ieri c' era la gara a chi ne avesse per primo invocato l' audizione. «Sono stato io», dice l' ex Pdl Andrea Augello. «Tutto merito nostro», rivendicano i grillini. Fatti salvi la vigilia, Natale e Santo Stefano dalla prossima settimana la commissione lavorerà tutti i giorni fino al 29 dicembre compreso, sempre che nel frattempo Sergio Mattarella non suoni il gong con lo scioglimento delle Camere.
Sulla qualità della relazione finale si potrà nutrire qualche dubbio, una cosa è certa: nessuno potrà accusare i commissari di San Macuto di non essersi guadagnati gli ultimi due mesi di indennità.
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