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“GIORGIA MELONI RISCHIA DI GIOCARSI BUONA PARTE DELLA SUA CREDIBILITÀ” – MARCELLO SORGI: “ERA CONVINTA DI POTER ESERCITARE UN RUOLO TRA L’EUROPA, IN CUI STAVA CON UN PIEDE DENTRO E UNO FUORI, E GLI USA, MA LA NASCITA DEI ‘VOLENTEROSI’ E L’INATTESO CREDITO CHE TRUMP HA DECISO DI DAR LORO, HANNO FATTO SVANIRE TUTT’INSIEME L’IPOTESI DELLA ‘MEDIAZIONE’ ITALIANA” – “LA RAGIONE PER CUI MELONI VUOL METTERE LE MANI AVANTI FIN D’ORA SUL FATTO CHE I SOLDATI ITALIANI NON ANDRANNO IN UCRAINA È UNA SOLA, E SI CHIAMA SALVINI. MELONI VUOLE EVITARE DI OFFRIRGLI L’OCCASIONE PER UNIRSI IN CORO A CONTE NELLA CAMPAGNA “PACIFISTA” CHE HA LEI E SOLTANTO LEI COME BERSAGLIO. PER FARLO È DISPOSTA A PAGARE QUALSIASI PREZZO: ANCHE QUELLO DELLA SOLITUDINE…”

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Estratto dell’articolo di Marcello Sorgi per “La Stampa”

 

GIORGIA MELONI A TIRANA - FOTO LAPRESSE

De Gasperi diceva: «Mai soli». Ed era dopo la storica vittoria del 1948, quando la Dc, avendo i numeri per governare, appunto, da sola, scelse comunque di formare governi di coalizione e di legare la propria sorte a quella degli alleati.

 

Su un simile principio anche Meloni dovrebbe riflettere: specie dopo l’isolamento che ha accompagnato la sua visita a Tirana, il gelido incontro con i partner europei della coalizione dei “Volenterosi” e l’esclusione dal vertice dedicato alla guerra (e all’inutile, purtroppo, trattativa sulla tregua) in Ucraina.

 

DONALD TUSK - VOLODYMYR ZELENSKY - EMMANUEL MACRON - KEIR STARMER - FRIEDRICH MERZ - INCONTRO A TIRANA

Sebbene ci sia sempre la scusa dei cattivi rapporti personali con il presidente francese, con il quale fino a tarda sera ci sono state polemiche, almeno la volta scorsa la premier, preferendo solo collegarsi con Macron, Starmer, Merz e gli altri […], aveva trovato il modo di camuffare l’ambiguità della sua posizione verso i “Volenterosi”, che data fin dalla prima riunione della coalizione.

 

Ma forse è stata proprio quell’assenza a motivare la freddezza esplicita degli altri leader a Tirana nei suoi confronti. Ciò che ha determinato anche l’evidente isolamento.

 

Va detto: Meloni si era mossa finora in campo internazionale […] con un’abilità che in molti le avevano riconosciuta. […] convinta di poter esercitare un ruolo tra l’Europa, in cui stava con un piede dentro e uno fuori, e il “re” assoluto degli euroscettici, lo stesso Trump.

 

FUNERALE DI PAPA FRANCESCO - TRUMP E MACRON

Ma forse era un piano troppo ambizioso. Meloni avrebbe dovuto comprenderlo, proprio perché si vanta di aver capito meglio di altri un personaggio inafferrabile come il presidente americano.

 

La nascita dei “Volenterosi” da una parte, e l’inatteso credito che Trump ha deciso di dar loro, hanno fatto svanire tutt’insieme l’ipotesi della “mediazione” italiana tra Europa e Usa.

 

Ha un bel dire, Meloni che l’Italia ha sempre detto chiaramente, fin dal primo vertice dei “Volenterosi”, di non volersi unire all’invio di soldati in Ucraina. Ma allora cosa vuol fare?

 

È chiaro che in caso di tregua […] sarà necessario costituire una forza multinazionale per sorvegliare il fronte […]. Se Trump ha telefonato ai “Volenterosi” a Tirana, vuol dire che il loro piano gli interessa, perché consentirebbe agli Stati Uniti di conciliarlo con il desiderio di sganciarsi dalle proprie responsabilità europee.

 

TUSK - VON DER LEYEN - STARMER - MELONI - ZELENSKY

L’Italia, in passato, non s’è mai tirata indietro in casi come questi. E neppure si è nascosta nelle retrovie, come dimostra il tributo di sangue pagato in situazioni assai rischiose, vedi Nassiriya, per citare solo un esempio.

 

Ma Meloni stavolta è decisa a tenere le truppe italiane lontane da territori di guerra o post-guerra, come ha ripetuto anche ieri per spiegare la mancata partecipazione al vertice della coalizione. Anche a costo di scontare l’isolamento e di fare i conti con un futuro sempre meno fondato sulla diplomazia e le mediazioni e in cui l’ambiguità non paga più.

 

STARMER - ZELENSKY - MACRON - TUSK - MERZ - A KIEV

Qui però c’entra poco la politica estera, su cui la premier, dopo una stagione di successi, rischia di giocarsi buona parte della sua credibilità. La ragione per cui Meloni vuol mettere le mani avanti fin d’ora sul fatto che i soldati italiani non andranno in Ucraina è una sola, e si chiama Salvini.

 

Infatti, arcistufa del suo vice, formalmente alleato, ma avversario su tutti i più importanti dossier del governo, Meloni vuole così evitare di offrirgli l’occasione per unirsi in coro a Conte, cosa che fa ormai quasi tutti i giorni, nella campagna “pacifista” che ha lei e soltanto lei come bersaglio. Per farlo è disposta a pagare qualsiasi prezzo: anche quello della solitudine con cui è riemersa da Tirana.

EMMANUEL MACRON - keir starmer - DONALD TRUMP - ZELENSKY - INCONTRO PRIMA DEL FUNERALE DI PAPA FRANCESCOFUNERALE DI PAPA FRANCESCO - LA STRETTA DI MANO TRA TRUMP E MACRONgiorgia meloni al telefonoDonald Tusk Keir Starmer Volodymyr Zelensky Olena Zelenska Emanuel Macron Friedrich Merz – foto lapresse