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“DRAGHI HA UN PROGETTO CHIARO. NON PERMETTE AI PARTITI DI CONDIZIONARLO O PIEGARLO” - MASSIMO FRANCO: “IN DUE MESI HA REGISTRATO ‘UNA STERZATA’, ZITTENDO I NOSTALGICI GRILLINI DI GIUSEPPE CONTE, CHE PROFETIZZAVANO IL FALLIMENTO DELL'OPERAZIONE” - “SI CONFERMA UNA STRATEGIA TESA A MODIFICARE SIA LE LOGICHE EUROPEE CHE QUELLE NAZIONALI, COSTRINGENDO GLI INTERLOCUTORI A PRENDERE ATTO DELLA REVISIONE IN CORSO. QUANTO È AVVENUTO IN QUESTE SETTIMANE È SIGNIFICATIVO: SOPRATTUTTO PER LA DETERMINAZIONE A PERSEGUIRE I SUOI OBIETTIVI SENZA INTERFERENZE…”
Massimo Franco per il “Corriere della Sera”
Leggendo nelle pieghe delle parole di Mario Draghi, si avverte una soddisfazione palpabile. La prima sfida che il suo governo doveva vincere era la meno facile, sulla carta: quella sulle vaccinazioni. E invece il premier ha tenuto il punto sul rischio calcolato delle riaperture, senza cedere alle pressioni della destra.
Ha militarizzato la logistica, cambiando i vertici. E ieri ha indirettamente rivendicato il cambio di passo rispetto al governo precedente, partendo da una situazione di caos e di ritardi.
In due mesi ha registrato «una sterzata», zittendo i nostalgici grillini di Giuseppe Conte, che profetizzavano il fallimento dell'operazione.
MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI
La sua scommessa, adesso, si sposta sul terreno a lui più congeniale che è quello economico. Il collegamento tra sconfitta del Covid e rilancio dell'economia è costante e insistito.
La bussola è quella di non lasciare nessuno indietro, e di far risalire il Prodotto interno lordo già a partire dall'estate.
E l'impressione è che l'obiettivo non sia così irraggiungibile, perché al contrario della maggior parte delle forze politiche della sua coalizione, Draghi ha un progetto chiaro. Non permette ai partiti di condizionarlo o piegarlo.
E soprattutto agisce con un pragmatismo che rende difficile la sua iscrizione a uno schieramento. Si conferma una strategia tesa a modificare sia le logiche europee che quelle nazionali, spiazzando e comunque costringendo gli interlocutori a prendere atto di della revisione in corso. Quanto è avvenuto in queste settimane è significativo: soprattutto per la determinazione a perseguire i suoi obiettivi senza interferenze.
L'unica cosa che i sostenitori di Palazzo Chigi possono fare è tentare di annetterselo; ma da posizioni di fatto subalterne.
Di volta in volta, lo hanno dovuto registrare M5S, Lega e Pd. Il modo in cui ieri Draghi ha liquidato la proposta un po' estemporanea del segretario dem Enrico Letta di una «dote giovani» da prelevare tassando le successioni è l'esempio più recente di questi tentativi. «Non è il momento di prendere soldi ai cittadini ma di darli», ha detto, convinto che la riforma fiscale non vada fatta a pezzi.
Subito Lega e Forza Italia hanno applaudito, dichiarandosi pienamente d'accordo con l'ex presidente della Bce; e additando il Pd come «partito delle tasse».
«Anche in questa circostanza c'è piena sintonia con il premier Draghi», si è affrettato a twittare il leghista Matteo Salvini: sebbene nel recente passato fosse stato bacchettato a sua volta. In realtà, si srotola un canovaccio destinato a ripetersi: con la politica condannata a dirsi d'accordo o a prendere timidamente le distanze da Palazzo Chigi: almeno fino a quando i partiti saranno in grado di riacquistare peso. La scommessa è che, quando succederà, abbiano prevalso nuovi comportamenti e non vecchie logiche.
rocco casalino e giuseppe conte
ENRICO LETTA MARIO DRAGHI
MARIO DRAGHI.
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