
DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL…
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Matteo Renzi s’avvicina a falcate verso un atteggiamento bipolare. Da una parte fa filtrare che lunedì si dimette, dall’altra sbiascica che – in caso di primarie – lui è in grado di raccattare il 75% delle preferenze. Il problema è che gli oppositori hanno ormai la certezza che il “ragazzo di Pontassieve” ha scarsa dimestichezza con i numeri: visto com’è finito il referendum. E giudicano le sue uscite un bluff.
Ma si stanno convincendo che la scarsa dimestichezza s’allarga anche alle regole elettorali. Se il profilo di riforma che si sta delineando è orientato a rispolverare il meccanismo proporzionale, le primarie (indispensabili per un sistema maggioritario) sarebbero inutili; se non controproducenti.
Così, la componente minoritaria del Nazareno ha in mente di andare a vedere le carte del Ducetto. Il più avvelenato è Michele Emiliano. Il presidente della Regione Puglia, da cestista esperto, sa che un giocatore non si vede dal riscaldamento; ma dalla partita. Per questo dubita abbondantemente del 75% di consensi che Renzi conta di raccogliere alle primarie. Con candidati come Roberto Speranza, Enrico Rossi (presidente della Regione Toscana) e con Emiliano difficilmente Matteuccio potrà raggiungere quelle percentuali.
In qualunque caso, il fantasma di Renzi ancora aleggia per le stanze di Palazzo Chigi. Ma l’unico a cui si mostra è Paolo Gentiloni. Tant’è che il premier continua ad avere problemi di comunicazione con il suo predecessore ed usa la Maria Elena Boschi quale messaggero del suo pensiero; e della indistruttibile pronuncia di fedeltà eterna.
Analogo atteggiamento non trova spazio nell’animo del “ragazzo di Pontassieve”. Tant’è che continua a smontare qualunque iniziativa del presidente del Consiglio. Gentiloni avrebbe fatto sapere che, indipendentemente dal rinvio a giudizio, sarebbe favorevole ad una conferma di Claudio Descalzi alla guida dell’Eni; mentre la posizione di Mauro Moretti è oggettivamente indifendibile.
Per tutta risposta, al fine di far dimenticare che i due manager sono stati nominati proprio dal lui, Matteo fa sapere ai peones del partito di essere favorevole alla loro rimozione da Eni e da Finmeccanica. Una mossa che servirebbe a “rifarsi” una sorta di verginità nei confronti di una popolazione di parlamentari, già scottati dall’intenzione di Renzi di far perdere loro il vitalizio.
Dal Nazareno arriva poi il gossip che una società di sondaggi avrebbe pronosticato che un eventuale e futuro di partito potrebbe contare sul 10,5%.
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