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MA IN QUALE MONDO VIVONO QUESTI DEL PD? - MARCO MINNITI CITA MAJAKOVSKIJ PER SPIEGARE LA SUA SCONFITTA: "LA BARCA DELL'AMORE SI E' SCHIANTATA CONTRO L'ESISTENZA QUOTIDIANA" - FRANCESCO MERLO INTONA UN PEANA SULLE "LACRIME DELLA BOSCHI" CHE PIANGE "PERCHE' FINISCE UN MONDO CHE E' FATTO DI LETTURE E BUONE MANIERE, EDUCAZIONE E CIVILTA'" - IL CRAC DI BANCA ETRURIA, DI PRECISO, IN QUALE MONDO RIENTRA?
1 - GRAMSCI.COM
Mattia Feltri per “la Stampa”
Marco Minniti, parlando con Francesco Merlo, cita Majakovskij: «La barca dell’amore si è schiantata contro l'esistenza quotidiana». Bella. Ma questo mondo è sconfitto, ha aggiunto Minniti, chi ha letto Gramsci e Majakovskij è visto come un aristocratico del passato. Ecco, forse ci stiamo avvicinando. Va bene leggere Gramsci, va benissimo, ma le elezioni hanno evidenziato con definitiva chiarezza che il Novecento è finito.
Non la Seconda repubblica, che è stata una confusa coda della Prima, ma il Novecento, con le sue tradizioni politiche di cui, con crescente sciatteria, Forza Italia e Pd sono stati gli eredi. Finite, morte, spazzate via. Oggi la dialettica non è fra destra e sinistra, come si dice da un po', talvolta irrisi, ma fra globalismo e nazionalismo. Chi sta bene è globalista, chi sta male è nazionalista.
Eppure noi tutti viviamo ogni secondo della nostra vita dentro un pianeta senza confini: acquistiamo le camicie su Amazon perché costano meno e ammazziamo il camiciaio che a sua volta legge le notizie su Facebook, e ammazza le edicole. E avanti così. E l'edicolante non si riciclerà come programmatore di software.
Ci si impoverisce e ci si spaventa. Questo mondo nuovo, meraviglioso, inesplorato e drammaticamente spietato come lo si governa? La Lega risponde col protezionismo, i cinquestelle con l'assistenzialismo, e saranno follie. Ma la sinistra come risponde? Con Gramsci? Con Keynes? Con Majakovskij? Non è che semplicemente non lo sa e fa niente per saperlo?
2 - AL NAZARENO. NONNA SPERANZA PIANGE SOLA
Daniela Ranieri per il “Fatto quotidiano”
Ci perdonerete se in questo elzevirino commetteremo errori; gli è che abbiamo gli occhi gonfi di pianto. L'articolo di Francesco Merlo su Repubblica di ieri dal titolo "Le lacrime di Boschi, i sospiri di Minniti nel labirinto del Nazareno" ci ha letteralmente schiantati. Come "un cane randagio a Pompei", l'Autore vaga "in una Roma cupa e piovosa" alla mattina del 5 marzo, mentre il mondo intorno crolla. La scena di guerra è straziante: "Il Nazareno non sembra un bunker assediato, ma una rovina abbandonata".
All'altezza di Ponte Sisto Merlo incontra Minniti che, fragile e virile, declama: "La barca dell'amore si è schiantata contro l'esistenza quotidiana". Non sta facendo mea culpa per i migranti detenuti sulle coste libiche (che sono queste volgarità!). Sta citando Majakovskij. "È stato sconfitto un modo di stare al mondo", sospira Minniti, "la sinistra che ha alle spalle i libri di Gramsci un'antropologia percepita come aristocratica".
Sì. L'Italia ha respinto l'aristocrazia colta dei Lotti e dei Carrai, ma anche Gramsci, di cui noi (non Renzi) abbiamo estinto l'Unità. Un passante che viene dal Tritone riferisce che alle 18.20, mentre Matteo dava le non-dimissioni, il velo del Tempio si è squarciato. La Boschi, novella Maddalena, piange, ma "non per la maldestra perdita di uno scudetto", ti pare, "e neppure perché finisce il sogno politico della sinistra dei 40enni", sarebbe niente; "ma perché finisce un mondo che è fatto di letture e buone maniere, di educazione e di civiltà".
Ah, il caminetto un po' tetro, le scatole senza confetti, la civiltà del "ce ne faremo una ragione" pronunciato dalla boccuccia santa della Boschi quando impose la "riforma costituzionale", le buone maniere del "lanciafiamme" che Renzi voleva usare per zittire la minoranza. E della poesia presa da Google e attribuita a Borges, del tunnel del Gottardo che sta in Italia, di tutte le buone cose di pessimo gusto della "cultura umanista" cara a Renzi, non fateci parlare, lasciateci nel nostro dolore.
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