MAZZETTA NERA TRIONFERA’ - TANGENTI/FILOBUS: I VERTICI DI “ROMA METROPOLITANE” SFILANO IN PROCURA - RICCARDO MANCINI AVREBBE AVUTO DA ALEMANNO IL “MANDATO” A TRATTARE SULLE SCELTE DEL CAMPIDOGLIO PER LA MOBILITA’ - CERAUDO (SEMPRE PIU’) NEI GUAI: IL SUO INTERROGATORIO E QUELLO DI MANCINI SEMBRANO ALLONTANARE L’IPOTESI/SCARCERAZIONE - NON CONVINCE LA SPIEGAZIONE SUI 200MILA IN CONTANTI NELLA CASSETTA DI SICUREZZA…

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Fulvio Fiano per il "Corriere della Sera"

Si allarga l'inchiesta sulla presunta tangente per i filobus, i magistrati convocano i vertici di Roma Metropolitane per approfondire ruoli e responsabilità. I dirigenti in carica all'epoca dell'appalto affidato alla Breda Menarini Bus dietro pagamento di una mazzetta - è l'ipotesi della Procura - al fedelissimo del sindaco Alemanno, Riccardo Mancini, saranno sentiti presto come testimoni dal pm Paolo Ielo.

Roma Metropolitane è da statuto l'organo che «per conto di Roma Capitale svolge le funzioni connesse alla realizzazione, ampliamento, prolungamento e ammodernamento delle linee metropolitane della città di Roma, dei "corridoi della mobilità" e dei sistemi innovativi di trasporto».

L'assegnazione dell'appalto per il corridoio Laurentina - Tor Pagnotta fu deciso nel 2008 da una commissione d'esame composta dall'amministratore delegato dell'epoca, Federico Bortoli, da Francesco De Santis e Valter Di Mario. Ma le scelte strategiche del Campidoglio nel settore venivano prese in vertici allargati ai quali partecipavano - tra gli altri - l'ex presidente dell'Agenzia per la Mobilità, Massimo Tabacchiera, l'ad Enrico Sciarra e l'ex assessore ai Trasporti, Sergio Marchi.

E Riccardo Mancini, stando ai verbali di interrogatorio degli ex di Finmeccanica Lorenzo Cola e Lorenzo Borgogni (allegati all'inchiesta), avrebbe avuto una sorta di «mandato» da Alemanno per trattare di questi temi con le ditte appaltatrici.

La commessa per i 45 filobus sarebbe stata funzionale all'ingresso di Finmeccanica nell'assegnazione dei lavori per la metropolitana. L'ok al prolungamento della B1, da Rebibbia a Casal Monastero, fu decisa ancora da Bortoli, De Santis e Di Mario, assieme a Claudio Pasquali e Domenico Sandri. L'appalto fu vinto da una Ati della quale fa parte anche Ansaldo Sts, controllata come la Breda da Finmeccanica. La proporzione fra i due affari è di uno a cento: venti milioni di euro vale la fornitura dei filobus, due miliardi è il valore potenziale dei lavori per i treni sotterranei.

Si complica intanto la posizione di Roberto Ceraudo. Venerdì sarà esaminata dal tribunale del Riesame la nuova istanza di scarcerazione presentata dall'avvocato Francesco Compagna, dopo quella respinta dal gip la scorsa settimana. Con la differenza che la Procura non sembra più orientata a dare parere favorevole all'uscita dal carcere. Dagli interrogatori suoi (il secondo) e quello di Mancini sarebbero emersi nuovi elementi a carico dell'ex ad di Breda. Uno dei misteri da chiarire è quello delle cifre.

Le versioni di Ceraudo e di Edoardo D'Incà Levis non combaciano su quanti soldi siano davvero stati girati dal mediatore al manager. Ma debole - a giudizio del gip Stefano Aprile, nelle motivazioni con cui ha deciso di respingere la scarcerazione - sembra anche la spiegazione di Ceraudo sui 200mila euro trovati in contanti in una sua cassetta di sicurezza. Banconote tutte da 500 euro, con numero di serie consecutivo. Ceraudo ne ha giustificata la provenienza come un anticipo per la consulenza affidatagli da una società turca. Un incarico, però, che dovrebbe cominciare solo tra un anno.

 

GIANNI ALEMANNO RICCARDO MANCINIGIANNI ALEMANNO RICCARDO MANCINIBREDA MENARINI BUSLORENZO COLALorenzo Borgogni Edoardo D'Incà Levis