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Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo e Marco Bresolin per “la Stampa”
GUIDO CROSETTO GIORGIA MELONI - FOTO LAPRESSE
La ripresa del dialogo tra Donald Trump e Vladimir Putin e in particolare la prospettiva di un nuovo faccia a faccia a Budapest hanno rimesso in moto la macchina dei Volenterosi e allarmato i leader europei. La coalizione guidata da Francia e Regno Unito si è data appuntamento per venerdì a Londra, dove è in programma un incontro al quale parteciperà anche Volodymyr Zelensky, all'indomani del Consiglio europeo di Bruxelles.
[…] sarebbe stato proprio il presidente ucraino a sollecitare gli alleati europei a organizzare la riunione prima dell'atteso vertice di Budapest. Per un timore comune: rimanere tagliati fuori dal tavolo delle trattative.
DONALD TUSK - EMMANUEL MACRON - KEIR STARMER - FRIEDRICH MERZ - INCONTRO A TIRANA
Non è ancora chiaro se Giorgia Meloni prenderà parte al vertice, se lo farà di persona o si videocollegherà, come aveva fatto già nella tappa precedente a Parigi. Al di là della logistica, resta chiara la volontà della premier di non discostarsi troppo dalla strategia di Trump. Meglio attendere gli eventi - è il ragionamento di chi le sta vicino- per capire come posizionarsi.
Nel frattempo La Stampa ha ricevuto conferma da fonti di primo piano del governo dell'indiscrezione raccolta da Bloomberg sull'apertura dell'Italia all'acquisto di armi Usa da destinare a Kiev, nell'ambito del programma Purl sollecitato agli alleati dal segretario alla Guerra Pete Hegseth.
VERTICE ALLA CASA BIANCA CON DONALD TRUMP VOLODYMYR ZELENSKY E I VOLENTEROSI
Secondo l'agenzia è stato Guido Crosetto ad avanzare la proposta durante la riunione dei ministri della Difesa della Nato la scorsa settimana.
Il primo a reclamare un posto per Ucraina ed Europa al tavolo di Budapest è stato invece, ieri, Emmanuel Macron. «Visto che Trump e Putin discuteranno delle sorti dell'Ucraina e dell'impatto sulla sicurezza degli europei- sostiene il presidente francese - anche gli ucraini e l'Europa dovrebbero essere a quel tavolo».
[…]
volodymyr zelensky giorgia meloni - conferenza per la ricostruzione dell ucraina a roma
Se da un lato potrebbero riaprirsi i canali diplomatici con Mosca, dall'altro l'Ue intende proseguire con il pressing economico. Lo scenario si sta complicando.
L'epilogo del Consiglio europeo di giovedì potrebbe essere un nulla di fatto. L'Ungheria di Viktor Orban, forte della sponda di Trump, sta riguadagnando centralità e assieme alla Slovacchia ribadirà il veto sul diciannovesimo pacchetto di sanzioni, come è avvenuto sul piano RePowerEU che prevede l'uscita dal gas russo: ieri è comunque passato, senza il sostegno di Budapest e Bratislava (l'Italia ha votato a favore, ma ha chiesto all'Ue di monitorare i prezzi).
PARIGI - RIUNIONE DEI PAESI VOLENTEROSI A SOSTEGNO DELL UCRAINA
Ancora più faticosi si stanno rivelando i negoziati sull'utilizzo degli asset russi congelati per finanziare un prestito da 140 miliardi di euro all'Ucraina. Kallas ha parlato di «un ampio sostegno», ma per l'adozione serve l'unanimità. Slovacchia e Ungheria sono contrarie, il Belgio si appella a motivazioni legali e teme ripercussioni finanziarie. E anche l'Italia sembra ormai orientata su queste posizioni.
Fonti di Palazzo Chigi parlano di «criticità» e «scetticismo». Sta di fatto che ieri nessuno del governo ha replicato alle ennesime minacce lanciate dall'ambasciatore russo in Italia Alexei Paramonov, con un tempismo che certo non può essere una coincidenza. Il diplomatico definisce l'ipotesi di dirottare a favore di Kiev le riserve di Mosca «il furto del secolo», che porterebbe «a immediate contromisure» contro l'Italia: «La sua complicità rischia di compromettere la possibilità di ripristinare la cooperazione con la Russia».
SALVINI CON LA MAGLIA DI PUTIN
A replicare a Paramonov è il segretario di Più Europa Riccardo Magi: «Ci aspettiamo che il governo prenda una posizione dura. E cosa ne pensa Salvini di questa intrusione intollerabile? Dimostri di essere un patriota e non una marionetta del Cremlino».
L'esecutivo tace. E, stando alle ultime voci, la maggioranza di centrodestra non avrebbe inserito il riferimento agli asset russi nella risoluzione che domani accompagnerà le comunicazioni di Meloni in Parlamento, alla vigilia del Consiglio europeo.
Il testo è un compromesso tra FdI, FI e Lega, con quest'ultima che avrebbe anche strappato un'annotazione sul vertice di Budapest e alleggerito il passaggio sulle sanzioni.
vladimir putin donald trump anchorage, alaska foto lapresse
vladimir putin con matteo salvini
foto di gruppo vertice alla casa bianca con zelensky e i leader europei foto lapresse
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