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Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”
È una misura pensata per scoraggiare quello che i conservatori tedeschi chiamano con un termine orribile "turismo sociale", cioè per limitare soprattutto l' immigrazione est europea attratta dal generoso welfare tedesco. A presentarla, però, sarà la ministra socialdemocratica del Lavoro, Andrea Nahles.
La prossima settimana il governo Merkel dovrebbe discutere, stando ad indiscrezioni uscite su alcuni giornali, la legge fortemente voluta dalla ministra che introduce un severo giro di vite sugli aiuti sociali concessi ai cittadini di altri Paesi europei.
Restrizioni, sostengono gli stessi organi di stampa, che il ministro dell' Interno cristianodemocratico, Thomas De Maizière, avrebbe voluto persino più dure. Il risultato della mediazione è comunque una cesura netta col passato. Prima di cinque anni i polacchi, gli italiani o i portoghesi e gli altri cittadini europei che arriveranno in Germania non avranno accesso al diritto al sussidio di disoccupazione o ad altri assegni di sostegno, se non avranno lavorato prima. Adesso il limite è di sei mesi.
Per gli italiani, non è un dettaglio. Secondo i dati dell' Ufficio federale del Lavoro (Bundesagentur fuer Arbeit) a gennaio di quest' anno erano circa 440mila i cittadini europei che beneficiavano di un qualunque tipo di sussidio. Il gruppo più ampio, effettivamente, risultavano essere i polacchi: 92mila. Ma al secondo posto ci siamo noi, con 71mila persone che ricevono un assegno sociale. Al terzo posto ci sono i bulgari (70mila), al quarto i rumeni (57mila), i greci (46mila).
La stragrande maggioranza di chi usufruisce di questi aiuti ha un lavoro con cui non arrivano a fine mese - tipicamente è un "minijobber" che guadagna massimo 450 euro al mese - Lo scorso inverno, quando è cominciata la discussione sulla possibilità di un giro di vite sugli aiuti sociali per gli stranieri, e su Nahles si è abbattuta una bufera di polemiche, la ministra ha incassato l' appoggio convinto di Angela Merkel. Nahles reagisce così ad una sentenza del Tribunale federale per il sociale (Bundessozialgericht) che avevano deciso l' anno scorso che i cittadini europei avessero diritto ad un sussidio a sei mesi dall' arrivo in Germania.
Una sentenza che ha suscitato un' insurrezione tra i Comuni, che temevano un' impennata di costi. Ma il loro allarme contrasta, evidentemente, con le dichiarazioni di Nahles, che ha sempre detto che le restrizioni riguarderanno pochissime persone. Delle due l' una: o avrà l' effetto che sperano i Comuni e terrà lontani molti stranieri oppure è una misura che riguarda una manciata di migranti, e allora non si capisce perché adottarla, suscitando enormi polemiche.
Intanto il capo dell' associazione dei Comuni tedeschi, Gerd Landsberg, ha già espresso soddisfazione per la notizia e spinge per una rapida approvazione. «Le attuali regole e la recente sentenza del Tribunale federale contribuiscono a rendere la Germania ancora più attraente per chi vuole espatriare da qualche Paese europeo». Ieri un giornale già titolava "limiti per stranieri Ue" invece di "cittadini Ue". Lapsus o segno dei tempi?
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