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Andrea Andrei per Dagospia
Da "The Daily Telegraph"
http://bit.ly/VOaX2c
Anche se la notizia non ha avuto un grande risalto sui maggiori giornali nazionali, negli uffici della Casa Bianca l'argomento è tenuto in grande considerazione. Tanto che negli ultimi giorni sono partiti comunicati con firme importanti, da Hillary Clinton allo stesso Barack Obama. Il destinatario è la perfida Albione, e il messaggio (che suona quasi come una minaccia) è molto chiaro: "Non uscite dall'Unione Europea, perché la vostra posizione nel panorama mondiale potrebbe esserne molto indebolita".
Le parole del premier Cameron, che qualche giorno fa ha considerato plausibile un'uscita della Gran Bretagna dall'eurozona, hanno letteralmente fatto saltare sulla sedia funzionari e diplomatici statunitensi.
Ora che l'Ukip, il partito anti-europeista, è in forte ascesa in Gran Bretagna, gli americani sono molto preoccupati per gli sviluppi che questo fenomeno potrebbe avere. Il problema non sta tanto nella solidità dell'eurozona o negli sconvolgimenti economici interni al continente che potrebbe causare la decisione dei britannici di tirarsi fuori. Il vero guaio, per gli Stati Uniti, è che la Gran Bretagna è da sempre emanazione della politica a stelle e strisce in Europa. Il Regno Unito incarna quella che è la visione politica, oltre che economica degli Usa, che tramite i loro "cugini" d'oltreoceano tengono sotto controllo gli sviluppi nel Vecchio continente.
Ai diplomatici americani, per far sì che una linea di condotta imposta dal governo di Washington abbia il suo peso in Europa, basta fare una sola telefonata. Non a Berlino, né a Parigi, né tantomeno a Roma. Ma a Londra. Se la Gran Bretagna dovesse uscire dall'Ue, la faccenda per gli Stati Uniti si complicherebbe parecchio, soprattutto in un periodo di crisi come questo, dove la tentazione del protezionismo economico è forte. Una reazione a catena, per farla in breve, che andrebbe a colpire anche e soprattutto gli interessi economici degli americani.
Hillary Clinton continua ad appellarsi alla coerenza e a spronare i governanti europei (inglesi in primis) a insistere negli sforzi per fronteggiare la crisi, nonostante l'austerità stia ormai asfissiando tutto il continente.
Quello che però forse gli americani non hanno considerato, è che guai ad andare a toccare i britannici sul pallino dell'indipendenza. E la risposta, glaciale, è arrivata dal responsabile degli Affari esteri dell'Ukip, William Dartmouth: "Ci sono stati casi nella storia in cui gli Stati Uniti sono stati molto contenti dell'indipendenza della Gran Bretagna dal resto d'Europa, e ci aspettiamo che anche adesso sia così. Non è compito del Regno Unito rendere il lavoro più semplice ai diplomatici americani. Il nostro compito è tutelare i nostri interessi".
D'altronde, non per niente hanno ancora la sterlina e si ostinano a guidare a destra.
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