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Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
Obama infastidito dalla mosca durante il discorso alla Casa Bianca
La data della visita alla Casa Bianca del presidente del Consiglio Renzi non è ancora stata annunciata ufficialmente, ma i preparativi sono in corso per la metà di aprile. Quindi si lavora sull’agenda del vertice che secondo Matt Browne, l’analista che si occupa di Italia al Center for American Progress, riguarderà soprattutto tre temi: «Ucraina, Libia e crescita».
Negli ultimi mesi fra Renzi e Obama ci sono state divergenze sul modo di affrontare la Russia, ma secondo Browne «il fatto che l’appuntamento alla Casa Bianca si stia concretizzando dimostra come non si trattasse di problemi insormontabili». La questione riguarda in generale l’approccio degli Usa e quello della Ue: «Per gli Stati Uniti la Russia è tornata ad essere una potenza competitrice globale. Lo è anche per l’Europa, ma è pure un vicino, e questo rende la situazione più complessa. Quando si parla di energia, commerci, relazioni geopolitiche, il rapporto della Ue con Mosca è per certi versi superiore a quello con Washington. Non è semplicemente possibile tagliarlo».
Secondo Browne, però, questo dato di fatto non deve necessariamente portare a divisioni: «Il ruolo degli Stati Uniti e dell’Unione europea può essere complementare. Come si usa dire nelle relazioni internazionali, parla con voce soffice ma porta con te un grosso bastone. Ecco, gli europei possono guidare gli sforzi diplomatici, come hanno fatto la Merkel e Hollande, e sono sicuro che la recente visita di Renzi a Mosca sarà il primo argomento di cui discuterà con Obama. Gli americani devono invece garantire la fermezza».
Questa complementarietà potrebbe favorire una soluzione politica: «L’importante è che la Ue resti unita nel sostenere le sanzioni, fino a quando la diplomazia non otterrà risultati. Nello stesso tempo, in ambito Nato, gli europei dovrebbero appoggiare il rafforzamento dei paesi baltici che fanno parte dell’Alleanza».
La Libia «è un tema che preoccupa tutti, perché è vero che sta davanti all’Italia, ma rischia di diventare una base terroristica che minaccerebbe tutti. In questo c’è convergenza sulla necessità di sostenere la mediazione condotta dall’inviato dell’Onu Leon, per creare un governo di unità nazionale che riporti la stabilità e consenta di fermare l’Isis».
Il piano economico è forse quello dove c’è più intesa fra Renzi e Obama, perché «entrambi premono da tempo affinché l’Europa abbandoni l’austerity e punti sulla crescita, cosa che sta avvenendo. Washington in generale apprezza le riforme che sta facendo Renzi, e si augura stabilità perché possano andare avanti».
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