METTETE DEI “FLOWERS” NEI VOSTRI CANNONI - LA DISCOTECA DI ARCORE, VISTA DA UN'ESTRANEA, COM'È? “QUALCUNA DELLE RAGAZZE SI TRAVESTÌ DA POLIZIOTTA, DA INFERMIERA, DA COCCINELLA, QUALCUNA SI TOLSE QUALCHE INDUMENTO (...) ANDAVANO VERSO BERLUSCONI, HO VISTO DEI BACI, PALPEGGIAMENTO SUL SEDERE, SUL SENO…” - IMANE FADIL: “MESI FA SONO STATA AVVICINATA DA UN UOMO, MI HA CONSEGNATO UN TELEFONINO. AVREI DOVUTO CHIAMARE ARCORE E NON DIRE NIENTE A NESSUNO”...

Piero Colaprico e Alessandra Corica per "la Repubblica"

Nei due processi, il Ruby-Silvio e il Ruby-Fede, stanno accadendo alcuni fatti che possono rendere ancora più franosa la posizione di Silvio Berlusconi. I pubblici ministeri stanno cercando di mettere in evidenza davanti ai giudici quando e come, e dopo quali incontri e telefonate, Karima El Mahroug, detta Ruby, cambi le versioni.

In questa chiave hanno un indubbio interesse pubblico le intercettazioni che stiamo sintetizzando su Repubblica.it, "limate" nella durata e nel contenuto. C'è una Ruby che racconta alcune cose agli amici e poi una Ruby che racconta di dover «passare per pazza».

C'è la guerra delle ragazze per i soldi da prendere: «A lei nine flowers», cioè novemila euro, «a me niente». C'è chi dice al ragionier Giuseppe Spinelli, inespressivo ufficiale pagatore: «Ho parlato con papi, che mi ha chiamato ieri sera, mi ha detto: "Se hai bisogno". Passo da lei, va bene?». C'è Marysthelle Polanco che chiama la mattina e dice: «Ho fatto un sogno bello, amore! Che dicevi a Pingitore» di prenderla nel Bagaglino.

E Berlusconi dopo il provino della sua protetta sottolinea: «Te l'ho procurato io». Ma poco dopo si lamenta e cerca conforto: «Sono in un momento difficilissimo della mia vita politica, ho fatto quattro discorsi in Parlamento, veramente dura (...) sono in una guerra durissima, quando vinco la guerra - dice ad Aris Espinoza - poi ti vedo e approfitto delle tue labbra».

L'INPUT RUBY
Le ragazze squittiscono (non c'è altro verbo), non confortano affatto, ma chiedono soldi: euro per il trasloco, euro per la scuola di recitazione. Si sente Emilio Fede dire a proposito della nuova fidanzata di Berlusconi, la montenegrina Katarina Knesevic: «Quella è una tragedia». Il clima generale sembra rispecchiare il capo d'imputazione. E va espresso molto chiaramente un concetto base, che è entrato spesso nelle polemiche politico-giudiziarie: Ruby, minore all'epoca dei fatti dei processi, non è mai (mai) stata ritenuta attendibile dai pubblici ministeri. Non è stata creduta, ma ascoltata, «verbalizzata», e utilizzata come input: e che input.

Parlava di ragazze che si spogliano, si toccano, rallegrano Berlusconi, e ottengono soldi e case gratis, e queste situazioni sono state verificate. Parlava del bunga bunga, e il bunga bunga è stato riscontrato. Nell'aula del processo Ruby-Silvio è entrata Melania. È l'amica di Nicole Minetti, quella che viene «briffata» su «zoccole e disperate delle favelas». Il suo stupore per quella serata è ancora totale, credeva di parlare del suo curriculum, invece «le ragazze avevano atteggiamenti piuttosto provocanti e mostravano chi il sedere chi il seno in maniera ammiccante, e per me imbarazzante. Mi metteva in difficoltà, ero lì seduta e stavo cenando».

MELANIA L'ESTRANEA
Davanti ai piatti obbligatoriamente senz'aglio inizia quel «qualcosa» che Berlusconi minimizza in «burlesque» (secondo un sondaggio di Sky non gli crede che una minoranza), ma che tale non sembra alla teste: «Notavo - ha detto Melania, ragazza benestante e laureata, davanti ai giudici - che quest'atteggiamento era invece gradito da Silvio Berlusconi, come dal resto dei commensali, quindi mi sentivo decisamente l'unica a non aderire (...) Iniziai a sentire questo nome "bunga bunga", e "andiamo di sotto, scendiamo"».

La discoteca di Arcore, vista da un'estranea, com'è? «Qualcuna delle ragazze si travestì da poliziotta, da infermiera, da coccinella, qualcuna si tolse qualche indumento (...) Andavano verso Berlusconi, ho visto dei baci, palpeggiamento sul sedere, sul seno, ma non soffermai lo sguardo».

E queste sono «cene eleganti»? E a queste cene che partecipa una minorenne? E questa minorenne, scappata da una comunità, viene fatta passare per la nipote di Mubarak? Se i visitatori del sito di Repubblica si stanno facendo una loro idea - ci sono le voci autentiche, le frasi, le «pause» di protagonisti e comparse - il tutto va però inquadrato senza perdere di vista le mosse dei pubblici ministeri.

Nelle udienze dei due processi milanesi sono stati recentemente ammessi i nuovi accertamenti della Procura sui soldi versati dall'ex premier, tramite bonifico, a Nicole Minetti, e da lei girati il giorno dopo agli avvocati. S'indaga su altri bonifici.

I DEPISTAGGI
Il pubblico ministero Antonio Sangermano ci ha tenuto molto, interrogando i vari poliziotti che hanno partecipato alle indagini, alla cronologia dei fatti: i detective dovevano raccontarli così come venivano scoperti. Perché? L'attenzione è concentrata non solo sul «passato», ma anche sui possibili depistaggi «attuali» dell'indagine e del processo. Una delle poche testimoni non ostili all'accusa, e cioè Imane Fadil, ha vinto la paura e ha detto: «Mesi fa sono stata avvicinata da un uomo, mi ha consegnato un telefonino. Avrei dovuto chiamare Arcore e non dire niente a nessuno».

Ma non l'ha fatto. Non erano fantasie, quelle della modella marocchina Fadil. La scheda telefonica c'era ed è stata consegnata alla polizia giudiziaria: «Gli accertamenti sono in corso», viene detto, ma secondo indiscrezioni questo depistatore esiste davvero e sembra siano vicini all'identificazione. E la domanda cruciale è: per conto di chi agiva?

 

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