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Guido Ruotolo per “la Stampa”
SERGIO DE GREGORIO SILVIO BERLUSCONI resize
Scrivono i giudici: «Silvio Berlusconi vanta delle risorse economiche ingentissime, in relazione alle quali, insomma, tre o anche cinque milioni di euro sono poco più che il costo di una cena per una tavolata di amici in rapporto alle finanze non esigue di un parlamentare».
È vero, i tre anni di carcere non li farà mai. Perché tra pochi giorni interverrà la prescrizione e Silvio Berlusconi dunque, non dovrà subire il giudizio dell’Appello e poi quello della Cassazione (a meno che non rinunci alla prescrizione).
Però le 160 pagine di motivazioni dei giudici che l’hanno condannato in primo grado sono durissime - «la vicenda dimostra lo sprezzo con cui il ricchissimo Berlusconi poté affrontare quei pagamenti corruttivi, senza doverne avvertire minimamente il peso» - e per la prima volta puniscono la corruzione di un parlamentare.
SILVIO BERLUSCONI E SERGIO DE GREGORIO
Stiamo parlando dell’«operazione libertà», la compravendita del senatore Sergio De Gregorio eletto con Italia dei Valori di Tonino Di Pietro, che sosteneva il governo di Romano Prodi (2006-2008), passato, anzi «comprato» da Silvio Berlusconi per far cadere Romano Prodi.
Processo e sentenza «storica», perché per la prima volta in un processo viene contestato e giudicato il reato di «corruzione per atto contrario ai doveri del proprio ufficio», nei confronti (all’epoca dei fatti) di due parlamentari: il più volte presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il senatore Sergio De Gregorio.
C’è poi un terzo imputato, il faccendiere Valter Lavitola, intermediario tra Berlusconi e De Gregorio, considerato l’ispiratore dell’operazione di compravendita di senatori.
Ma fu davvero corruzione di un senatore? E se invece quei tre milioni di euro versati a De Gregorio fossero stati fondi di un finanziamento illecito a Italiani nel Mondo? I giudici napoletani non hanno dubbi: «La promessa e poi la dazione di denaro da parte di Berlusconi, in cambio di un esercizio prezzolato della funzione parlamentare di De Gregorio, configura il delitto di corruzione unicamente in relazione all’agire del privato corruttore».
berlusconi, bara per Prodi, manifestazione2006
Chiariscono i giudici che hanno sposato le tesi dei pm Vincenzo Piscitelli, Fabrizio Vanorio, Alessandro Milita e John Henry Woodcock: «Non v’è alcun dubbio, insomma, che l’illecito compiuto da De Gregorio, non consisté nell’aver ricevuto denaro per passare da uno schieramento all’altro, naturalmente, né nel compiere una vivace opposizione alla coalizione dell’Ulivo con cui era stato eletto in Parlamento, ma nell’aver abdicato in cambio di denaro, precisamente di tre milioni di euro, alla sua libera e incoercibile facoltà di scegliere se fare eventualmente anche proprio tutto ciò, laddove lo avesse ritenuto meglio rispondente all’interesse della nazione, o di non farlo nei casi in cui non ne ricorressero le condizioni».
Nelle motivazioni, i giudici ricordano alcune dichiarazioni del senatore De Gregorio che confermavano che effettivamente voleva «tornare a casa», nella Casa delle libertà, ma che sarebbe rimasto anche nell’Ulivo se fosse stato nominato sottosegretario o ministro. E in ogni caso, fondamentale era per lui ottenere denaro per cancellare i debiti.
SERGIO DE GREGORIO E SIGNORA resize
La difesa di Berlusconi aveva sostenuto che il comportamento di De Gregorio era insindacabile, maturato nell’esercizio del voto e, come tale, appunto godeva della immunità propria riconosciuta ai parlamentari dalla Costituzione.
Accusano Berlusconi e Lavitola, i giudici napoletani: «Si adoperarono per convincere l’allora senatore (De Gregorio, ndr) ad abdicare alle sue fondamentali prerogative di autonomia, indipendenza, disciplina e onore nella rappresentanza degli interessi della nazione e scambiarle con la prezzolata attuazione dell’unica prescrizione che stava a cuore all’allora capo dell’opposizione, ovvero di determinare la caduta del governo Prodi».
VALTER LAVITOLA PRELEVATO ALLAEROPORTO DALLE FORZE DELLORDINE
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