DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Francesco Spini per "la Stampa"
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la telefonata anonima giunta a casa il 24 ottobre, a un numero che conoscono in pochissimi. «Aveva chiari toni intimidatori da avvertimento direi quasi mafioso...», racconta. Così Giuseppe Caprotti ha deciso di rivolgersi alla magistratura, presentando alla Procura di Milano una denuncia-querela contro ignoti per molestie e stalking. Lui, classe 1960, è il figlio di Bernardo Caprotti, il patron di Esselunga con cui da tempo è ai ferri corti.
Il padre, a insaputa sua e della sorella Violetta, si è intestato le quote in piena e nuda proprietà che aveva già ceduto ai figli. La disputa è in corso in un doppio processo tra Tribunale (udienza prevista a marzo) e Corte d'Appello (in aula a febbraio). Intanto per Giuseppe e la sua famiglia si apre un altro fronte fatto di misteriose molestie a ripetizione, «che ci hanno costretti a modificare le nostre abitudini di vita». E in cui Caprotti jr si sente «controllato e perseguitato». Tutto comincia un anno fa, ad Albiate, in Brianza, dove chissà chi gli devasta il giardino della villa.
«Trenta piante vengono sfregiate a colpi d'accetta racconta - altre 300 sradicate». à solo l'inizio. Si continua con l'automobile presa a martellate e con le gomme scalfite da un punteruolo, «me ne sono accorto solo quando i miei figli erano appena scesi». Ma è un crescendo, che porta a una decina di denunce ai carabinieri. In agosto 2011 la proprietà in Brianza viene violata, a dicembre il bosco viene incendiato, a gennaio di quest'anno tocca a 50 piante essere danneggiate.
Uno stillicidio. Poi si torna alla macchina. Prima - e siamo a marzo - lo squarcio delle quattro gomme, poi a giugno graffi sulla carrozzeria, quindi il taglio di uno pneumatico, il tentativo di furto. Poi l'atto che forse più ha impressionato Caprotti jr. «L'incendio di due gelsi secolari, sempre in campagna: fiamme alte per tutta la notte, finché non sono arrivati i Vigili del Fuoco».
Infine la telefonata, altrettanto inquietante, del tipo «so dove trovarti...», fatta da una donna. Nel frattempo ha aumentato la sorveglianza sulla casa di campagna, ma «a Milano diventa difficile proteggersi». Del resto ora vuole mettere fine a una «cosa che comincia a essere pesante - commenta Giuseppe Caprotti -. Non so quali esiti avranno queste indagini, ma serve una svolta». Vuole fermare una volta per tutte chi gli sta complicando la vita. Ipotesi non ne fa, «ma non escludo niente».
GIUSEPPE CAPROTTI jpegBernardo CaprottiEsselunga
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