DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Adriana Logroscino per corriere.it
Con Letizia Moratti per «mettere in sicurezza l’istituzione Lombardia» e «riavviare una dialettica politica» dopo la batosta di settembre. Luigi Zanda, ex senatore e noto tessitore del Pd, è a favore dell’alleanza tra il suo partito e il Terzo polo nel nome dell’ex ministra, ex sindaca e fino a pochi giorni fa vice del presidente leghista Attilio Fontana, come candidata alla presidenza della Regione.
Senatore Zanda, il Pd dovrebbe sostenere la candidatura di Letizia Moratti?
«I sondaggi le attribuiscono ottime chance di vittoria. Ma il punto politico che mi ha colpito sono le ragioni per le quali Moratti ha rotto con la giunta Fontana: ha denunciato che il centrodestra non c’è più né in Italia né in Lombardia e che al suo posto c’è una destra estremista. È un passaggio politico che le fa onore e che sarebbe sbagliato non condividere».
Tuttavia Moratti è stata un’esponente di primo piano, e fino a pochissimi giorni fa, del centrodestra. Sostenerla non disorienterebbe l’elettorato del Pd?
«Moratti è stata per molti anni col centrodestra. E il passato è importante. Ma per tutti, non solo per lei. Il Pd, fino a pochi mesi fa, sosteneva un governo di unità nazionale con Salvini, Berlusconi e Conte. Tutti per noi, fino a quel momento, avversari assoluti. Tuttavia abbiamo governato per realismo politico. E non dobbiamo vergognarcene».
E non è anche per via di quel realismo che il Pd ha perso le elezioni politiche?
«Non credo. Abbiamo perso le elezioni perché eravamo divisi e perché non siamo riusciti a guardare oltre. A dare al Paese una prospettiva politica. Meloni l’ha data. Sbagliata ma l’ha data: con Dio, patria e famiglia offre un modello al Paese. Poi nei mesi scorsi il Pd è stato piantato in asso da due alleati. In vista delle Regionali, non facciamo come alle Politiche dove veti e attese inutili hanno determinato la sconfitta. Il nostro primo dovere è mettere al sicuro istituzioni come la Lombardia. Sostenendo il candidato con maggiori possibilità di mandare a casa Fontana e dare una lezione alla Lega».
Su Moratti però ci sono molte resistenze interne al partito. La mossa del Terzo polo non mira proprio a dividervi?
«Calenda, per me, pensa all’interesse del suo Terzo polo. Per questo mette il suo cappello su Moratti in Lombardia e su Alessio D’Amato nel Lazio prima ancora che le elezioni vengano convocate. Ma, per il risultato, determinante sarà il Pd con la sua scelta. E le decisioni politiche vanno preparate, spiegate tenendo insieme il partito».
Anche nel Lazio il Pd dovrebbe allearsi con il Terzo polo e non con i 5 Stelle?
«L’atteggiamento del M5S è di portarla per le lunghe e scaricare il Pd. Si è già visto alle Politiche. Calenda invece ha individuato il suo candidato in D’Amato che è stato un valido assessore in una giunta sostenuta sia dai 5 Stelle sia dal Terzo polo, popolare, di prestigio. Ed è un dirigente del Pd. Se esiste un profilo migliore si verifichi. Ma non si perda tempo inseguendo obiettivi irrealizzabili: trovare un candidato che piaccia a Calenda e a Conte è impossibile».
C’è poi un problema territoriale: il partito lombardo respinge l’ipotesi di candidare l’ex vice di Fontana e invoca primarie di coalizione.
«Le elezioni di Lombardia e Lazio non sono sfide soltanto regionali. Sono battaglie politiche nazionali. In quei territori, complessivamente, abitano più di 15 milioni di italiani. Considero le primarie uno strumento positivo, ma va sempre ricordato il valore nazionale di queste competizioni».
Il risultato si riverbererà sugli equilibri tra governo e opposizioni?
«Certo. Da un lato le Regionali, sfide a turno unico, si vincono con i candidati, come dimostrano Zingaretti, Bonaccini e De Luca o Fedriga e Zaia, prima ancora che con gli schieramenti. Dall’altro rappresentano un’occasione straordinaria per dare vigore all’opposizione a livello nazionale. Vincere in Lazio e Lombardia è un dovere democratico: rimetterebbe in moto una dialettica politica che il risultato elettorale ha molto appannato. Porre al sicuro, politicamente, regioni così importanti avrebbe effetti sull’elettorato, sugli equilibri istituzionali e sul sistema democratico complessivo».
CARLO CALENDA LETIZIA MORATTIletta conte calendaluigi zanda foto di bacco
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