DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Giampiero Mughini a Dagospia
Caro Dago, ti scrivo da cittadino della Repubblica che con la politica dei partiti italiani e con le mischie da rugby che ne discendono non ha niente a che vedere. Niente, neppure di striscio; non un’ora del mio lavoro, non un euro del mio reddito. Di certo non ho niente a che vedere con le cialtronate oratorie che arredano le due Camere, da una parte i quaquaracquà che schiamazzano al Senato a chiedere più emendamenti sul nulla e del nulla, e dall’altra quel miserevole parlamentare ritto in piedi mentre con le mani fa il gesto ributtante del pompino a offendere le sue colleghe e rivali del movimento 5Stelle.
Di certo non ho niente a che vedere con le risse pro o contro i talk-show dall’aroma così marcatamente di sinistra di cui ha detto malevolenze il capo del governo, nel senso che mai ho partecipato a uno solo di quei talk di cui penso che non spetti minimamente al capo del governo affibbiargli un voto.
Assolutamente no. Quale voto, il voto che promana dallo share, il voto che promana dall’indirizzo intellettuale di ciascuno di quei talk, il voto che promana dalla noia micidiale che ognuno di noi persone normali nutre per lo spettacolino da due soldi offerto dalla politica istituzionale dell’Italia targata 2015?
Una noia senza più limiti e che non è la colpa di ciascuno e bensì la colpa di tutti noi. Cittadini di un Paese minore, di un Paese “senza” come lo definiva Alberto Arbasino. Senza più niente, purtroppo.
MILENA GABANELLI NELLA REDAZIONE DI REPORT FOTO LUCIANO VITI PER SETTE
La politica quale la racconta e la offre la Tv. Da non augurare al peggiore dei nemici, e seppure sia vero che in fatto di luoghi comuni e di banalità in quegli show siano furibonde le nenie accesamente anti-governo e anti-tutto e che morbosamente aspirano a un’Italia perfetta non so se guidata da Beppe Grillo o dal precocemente pensionato Nicky Vendola.
Raro che quelle nenie, e le macchiette che le animano, tocchino il nervo di qualcosa che è rilevante e difficile nella nostra vita quotidiana di cittadini della Repubblica. Non son di quale Italia parlino, perché io non la conosco. L’Italia decantata dall’uno o dall’altro di quei catturatori di voti facili e minchioni, quella non la conosco. Nell’Italia in cui dolorosamente vivo ci sono altri problemi, altri ingorghi, ad esempio quello provocato dai delinquenti da strada _ protetti dalle nostre leggi _ che il 2 ottobre del 2015 hanno paralizzato la vita dei cittadini romani che andavano al lavoro o tornavano dal lavoro (sciopero dei bus di 24 ore).
Quello provocato da inciampi della burocrazia che rendono impossibile qualsiasi gesto, qualsiasi iniziativa, qualsiasi atto di chi vuole crearsi il suo modo di campare e di sopravvivere alla devastazione di tutto quanto era proprio e naturale all’Occidente (welfare, pensioni, accesso al posto fisso, lavori che non esistono più e mentre irrompono sul mercato lavori cui non sappiamo nulla e che pochi di noi sanno fare).
Quello provocato da un malaffare della casta politica di cui credo non esista alcun corrispettivo in Europa. Ma che cazzo c’entra tutto questo con la contrapposizione destra-sinistra e con i pugni chiusi che ho visto levarsi in alto in morte di Pietro Ingrao, dell’uomo di cui avevo dodici o quindici anni quando me ne parlava mio nonno comunista, che aveva lavorato all’“Unità” diretta da Ingrao?
MATTEO RENZI BIANCA BERLINGUER
La politica in Tv. Ho molta stima di Milena Gabanelli ma anche della persona di Massimo Giannini e di tanti altri professionisti di Rai3. Neppure con le tenaglie mi strapperanno mai una parola contro Fabio Fazio, di cui ero amico vent’anni fa.
Sono professionisti di valore. Loro diritto organizzare le loro trasmissioni come vogliono e con i sorrisi che vogliono nei confronti di chi vogliono. Lo share bassino di quelle trasmissioni non vuole dire un cazzo di niente, Giovanni Verga e Italo Svevo in vita vendettero poche centinaia di copie dei loro libri.
Detto questo non v’è altro Paese al mondo in cui un intero canale della Tv pubblica, della Tv che apparterrebbe a ciascuno di noi, sia talmente orientato verso gli umori non di una cultura e di una informazione (dalla parte di sinistra) di cui ci mancherebbe altro che non ci fosse, e bensì dalla parte di una militanza a favore di quella cultura: stavo per dire di quella ossessione, e lo dico a nome di uno che in fatto di politica militante se ne strafotte di tutto e di tutti, e che se dipendesse da lui (da me) non si allontanerebbe mai di un centimetro dai locali in cui sono annidati i suoi libri.
silvio berlusconi e fabio fazio
Ma che cosa vogliono dire quei loro sguardi che si accendono dalla parte del Bene, e quelle loro dita puntate in nome degli “invisibili” e contro le “diseguaglianze”, e la retorica infinita della Resistenza e annessi e connessi, e la prevedibilità assoluta di ogni loro discorso e frase?
CORBYN FASSINA CUPERLO VENDOLA
E che vuol dire che ci siano giornali e pezzi dell’opinione pubblica italiana che prendono sul serio la macchietta del laburismo inglese, quella bravissima persona che dice di parlare a nome del 99 per cento della gente e contro l’1 per cento dei “privilegiati”? Ma dove mai l’avete sentita una tale puttanata? Sarà per questo che domani, e pur strafottendomene di tutto e di tutti, voterei Matteo Renzi. Che in tutta la mia vita ho visto in tutto per due o tre minuti. Auguri a Giannini, a Rai3, a Bianca Berlinguer, alla bravissima Gabanelli.
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