DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
Vittorio Zucconi per “la Repubblica”
A pochi passi dalla Casa Bianca, nel centro più centro di Washington, muore solo nella notte di una stanza d' albergo uno dei protagonisti insieme più aggressivi e più misteriosi della Russia post sovietica. È il miliardario Mikhail Lesin, colui che ha inventato Eltsin, ha coltivato il personaggio di Putin e ha saputo ricostruire la macchina della propaganda del Cremlino distrutta dalla fine dell' Urss.
«Infarto», informano la famiglia da Mosca e Russia Today, il gigante della nuova "disinformatsja" in lingua inglese che Lesin aveva creato all' ombra dell' enorme piovra Gazprom: per ora nè la polizia della capitale americana, nè la magistratura rivelano i risultati dell' autopsia che già è stata condotta.
Ma la domanda che aleggia attorno alla morte improvvisa di quest' uomo di 57 anni dalle ricchezze smisurate quanto il suo conclamato antiamericanismo è che cosa facesse nel centro della capitale di quella nazione che definì «il ripugnante poliziotto del mondo». A pochi passi sia dalla Casa Bianca che dal luogo, sulla Massachusetts Avenue, dove in passato fu assassinato dagli agenti di Pinochet il diplomatico cileno Orlando Letelier in esilio.
Lesin non era a Washington in alcuna veste politica o per alcun incarico ufficiale. Le sue fortune, che si misurano in miliardi di dollari, dovrebbero essere tra quelle congelate agli oligarchi putiniani per rappresaglia contro le operazione dei filo russi in Ucraina, eppure non soltanto era perfettamente libero di andare e venire tra gli Usa e la Russia, di pagare i conti dell' hotel di lusso dove è stato trovato morto e ammontano a molte migliaia di dollari.
In più, questo burattinaio della propaganda anti-americana, da alcuni anni aveva cominciato a investire fortune in acquisti di ville e proprietà immobiliari attraverso gli Stati Uniti, con particolare passione per la California e Beverly Hills.
Uno shopping immobiliare talmente vistoso, compresa una proprietà di 1200 metri quadrati pagata 28 milioni di dollari in contanti, nello stesso quartiere recintato e pattugliato giorno e notte dove vivono l' attore Samuel Jackson e il mito del basket Magic Johnson, da avere attirato l' attenzione del Parlamento.
Sia al Senato che alla Camera sono depositato richieste di indagini da parte di senatori e deputati, decisi a scoprire da dove arrivassero i milioni pagati sull' unghia da Lesin per acquistare quella e altre ville a Los Angeles per i figli. Aleggia, nelle interrogazioni parlamentari, il sospetto di riciclaggi.
Ma il percorso dei milioni riversati in investimenti in America è parte di quella storia misteriosa, di un uomo che da 20 anni, dai tempi dell' ascesa di Eltsin, periodicamente scompariva e appariva sulla scena della nuova Russia, senza spiegazioni. La sua fortuna comincia negli anni più confusi e torbidi dell' ascesa e delle vittorie elettorali del Corvo Bianco, Eltsin, quando Lesin, pioniere della pubblicità in una Russia che per decenni aveva ignorato la comunicazione commerciale, schierò al suo servizio la agenzia da lui creata, Video International.
Lesin, con il suo inseparabile sigaro cubano Cohiba, non si limitò alla propaganda politica e costruire l' immagine della nuova Russia democratica guidata dall' uomo che aveva deposto Gorbaciov. Fu la sua "Video International" a riprendere segretamente e poi a diffondere il video del Procuratore Generale Yuri Skuratov in una stanza d' albergo con tre prostitute, costringendo alle dimissioni il magistrato che stava conducendo una pericolosissima inchiesta giudiziaria sugli interessi e la corruzione nel mondo eltsiniano. Grazie a quel video, e agli slogan creati da Lesin, come il famoso "Russia nel cuore", Eltsin si assicurò il timone del potere.
Lesin fu generosamente ricompensato dai successivi zar con una carriera che lo portò a diventare ministro dell' Informazione, poi capo della propaganda per il successore di Eltsin, Putin, poi ancora boss dei servizi stampa e pubbliche relazioni di Gazprom, nel frattempo creando Russia Today nel 2005, per «controbattere la propaganda e la disinformazione americana».
Fu lui a ereditare l' impero mediatico di un altro oligarca caduto in disgrazia, Vladimir Gusinsky, trasferito in massa nel portafoglio di Gazprom, che controllava.
Una storia cosparsa di abbastanza e micidiali nemici, in patria come all' estero, per creare attorno alla sua fine improvvisa una cornice di dubbi degna del "Funerale a Berlino" di un Len Deighton o dei doppiogiochisti e talpe alla Le Carrè.
Pochi mesi or sono, a gennaio, Lesin aveva compiuto uno dei suoi periodici e inspiegabili colpi alla Houdini, sparendo dal palcoscenico. Aveva lasciato di botto il posto alla Gazprom, si disse per dissensi con il capo di tutti i capi, Putin stesso o con Alexei Miller, il presidente del gigante russo.
O, ancora, per motivi di famiglia, per vivere accanto ai figli che, con tanti saluti alla propaganda anti-yankee orchestrata dal papà, avevano scelto di trasferirsi a Los Angeles e abbandonare il non salubre clima delle battaglia politiche alla corte dello Zar Vlad sulle rive della Moscova. Lesin potrebbe essere passato da Washington per sistemare e sopire i rancori con gli americani. Ma sulla via della California è scomparso, questa volta per sempre.
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