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Edoardo Sassi per il "Corriere della Sera - Roma"
L'aspettativa era tanta, anche perché lo stesso assessore alla Cultura, Flavia Barca, in una delle sue prime uscite aveva detto: «Vedrete, sul Macro ci saranno novità importanti entro fine mese» (ottobre, ndr). E ieri cos'è successo? La «notizia»: il Macro da ufficio dipendente dalla Sovrintendenza è diventato un ufficio dipendente dal dipartimento Cultura. Prima tappa di un percorso? O la montagna ha partorito il topolino? Barca: «Prima tappa di una profonda trasformazione».
Un passaggio propedeutico dunque a una «ulteriore trasformazione» ancora di là da venire, ma un passaggio necessario, almeno secondo Barca: «Il Macro - dice - ha una sua identità speciale, è un museo ma è anche qualcosa di più, e questa identità andava in qualche modo accresciuta. Bisognava adottare uno strumento che aumentasse, ad esempio, la sua autonomia gestionale.
In passato, come è noto, parliamo degli ultimi anni, si era pensato di creare una Fondazione, però oggi questo strumento non è utilizzabile». E perché? «Impossibile creare Fondazioni in tempi di spending review». Quindi? «Un mese fa ho annunciato un grande passo per il Macro, mi rendo conto che oggi questo può sembrare solo un passetto, ma ripeto, è l'inizio di un percorso».
Tempo al tempo dunque (quanto?), poi si vedrà . I bilanci, par di capire dalle parole di Barca (non è una facile da stanare) si fanno dopo un po'. Giudicatemi dai risultati e i risultati verranno, questo il senso delle sue parole. Certo non è facile capire quale sia il disegno dell'amministrazione in merito al futuro Macro (e non solo). Ma questo disegno dev'esserci (almeno si spera). Ma perché il passaggio dalla Sovraintendenza alla Cultura? Cosa si potrà fare ora che prima non si poteva fare?
Il Macro comunque, ed è una mezza notizia, avrà una sua leadership e non sarà guidato dall'attuale direttore del dipartimento (Maria Cristina Selloni) da cui, da ieri, dipende: «Certo che no, il Macro ora è guidato a interim e lo sarà ancora per un po'. Poi, grossomodo entro un mese, sarà nominata una nuova dirigenza».
Dunque, ricapitolando: il Macro avrà il nuovo, atteso direttore. Intanto è passato da ufficio di sovraintendenza (sotto la quale ricadono tutti i musei comunali tranne, appunto, il Macro) a ufficio del dipartimento Cultura, da cui dipendono anche i contratti di servizio con Palaexpo e Auditorium. Decisione giusta? Sbagliata? Quale il secondo passo? Si mormora sempre più di una macrostruttura (Macro più Palazzo delle Esposizioni?). Chi vivrà , vedrà .
LUCA MASSIMO BARBERO, DIRETTORE DEL MUSEO MACROmacro museo romaFlavia Barca IGNAZIO MARINO CON LA MAPPA DELLA NUOVA MOBILITA SUI FORI IMPERIALI
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