NEL BUNKER DI NONNA PINA: “MI DIFENDERÒ FINO ALL’ULTIMO MINUTO, NON HO MENTITO” (E’ VERO: HA SOLO EVITATO DI DIRE LA VERITA’, E PER UN MINISTRO NON E’ COSA DA POCO)

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Liana Milella per "La Repubblica"

Le dimissioni? Non sono sul tavolo di Annamaria Cancellieri. E non ci saranno a meno che a chiederle non siano direttamente Napolitano o Letta, i due presidenti che invece, ancora venerdì, le hanno rinnovato un pieno appoggio. Renzi la vuole fuori da via Arenula? Lei non lo vede in tv, «perché sono con le nipotine», e quando glielo dicono replica: «Vediamo domani che succede».

Non fa un passo indietro per una semplice ragione, che ancora ieri il tuttora Guardasigilli spiegava con quel linguaggio scarno, sempre pieno di immagini e modi di dire siciliani, che è solita usare. Come questo: «Acqua davanti, vento di dietro, sapone sotto i piedi». Per dire che è nella tempesta, e lo sa bene. Ma sa pure, e continua a dirlo, che «il mio comportamento è stato corretto ». Anche con la procura di Torino. «Lì ho spiegato tutto, non ho nascosto nulla». Arriva a dire: «Io sono stata esemplare».

Non vuole più fare dichiarazioni Annamaria Cancellieri. Le si strappano poche battute al telefono - di cui lei non autorizza assolutamente la diffusione - solo chiedendole come sta col braccio appena operato e che domenica ha passato, se ha contattato i magistrati di Torino, se è vero che ne contesta le mosse, se ha riflettuto sulle dimissioni, se ha riparlato con Napolitano e con Letta, se si sta rendendo conto di che putiferio si è scatenato nel Pd e se ha affrontato la sua questione con qualcuno di loro.

Cancellieri ha voce serena, la solita. Ride, perfino. «Ho passato la domenica occupandomi della mia dieta, ormai non posso più lasciar perdere». Non scherzi, ministro, qui la faccenda è messa male. Lei: «Ogni giorno ha la sua pena». Un intercalare che, forse lei inconsapevole, ricorda Michele Vietti, il vice presidente del Csm, che di certo figura nell'elenco dei suoi possibili successori ed era tra i papabili per via Arenula quando poi ha prevalso il nome dell'ex prefetto e ministro uscente dell'Interno.

Mercoledì si avvicina, la mozione di sfiducia pure, dal Pd aumentano le pressioni per il suo passo indietro. Civati, Puppato, Renzi, e lei che fa? Un brevissimo silenzio. Forse la tentazione di replicare a tono. Poi prevale la prudenza: «Vivo alla giornata, aspettiamo gli sviluppi. Io ero e sono molto tranquilla». C'è da stupirsi nel sentirla dire che per tutto il giorno non ha chiamato nessuno - proprio cosi dice: «Non ho telefonato a nessuno, né a Letta, né a Napolitano, quello che dovevano dire su di me lo hanno già detto» - perché
invece la si immaginerebbe a tessera una tela, spessa e lunga, per salvare lei stessa e il suo dicastero. Invece niente. È stata a casa tutto il giorno, senza chiamare nessuno.

Neppure i magistrati di Torino per sapere che fanno, se hanno deciso di interrogarla di nuovo, oppure se hanno optato per mettere il suo nome nel registro degli indagati, o per spedire gli atti a Roma. Anche questo ci si aspetterebbe, visto che da questi atti dipende il suo futuro.

Lei: «Non ho avuto nessun contatto con Torino per una questione di ovvio rispetto, perché se lo facessi magari sarebbe letto male ». Meglio attendere. E le indiscrezioni sui suoi collaboratori che valuterebbero negativamente il comportamento e la prassi seguita dalla procura di Torino? Lei replica secca: «Questa non è acqua del nostro mulino ». Poi una tipica reazione alla Cancellieri: «Sciocchi sì... ma fino a un certo punto», per dire che in una situazione così delicata il Guardasigilli non ha pensato proprio di fare le pulci e ipotizzare comportamenti scorretti da parte dei pm torinesi.

In verità, in questi giorni, né da lei, né dai suoi più stretti collaboratori, è venuta fuori un'ipotesi di questo genere. Magari qualcuno l'avrà pensata e l'avrà pure detta in qualche riunione, ma senza che essa diventasse poi la "linea" del ministero.

E siamo alla telefonata, quella di sette minuti con Antonino "Nino" Ligresti del 21 agosto, quella per cui Cancellieri rischia un'indagine per false dichiarazioni al pm. Qui il ministro è netto: «Io ho spiegato tutto quello che c'era da spiegare. Con i magistrati di Torino ho usato l'espressione "gli ho riferito", e questo poteva essere fatto sia con un sms che con una telefonata ». Quindi, è la sua tesi, né ho mentito, né ho nascosto alcunché. Nel verbale del 22 agosto è scritto così: «Ieri sera Ligresti mi ha inviato un sms chiedendomi se avessi novità e gli ho risposto che avevo effettuato la segnalazione». «Gli ho riferito» o «gli ho risposto» siamo lì, la tesi di Cancellieri è che non ha nascosto nulla.

Tant'è che aggiunge: «So quello che sono, quello che dico e quello che faccio». Poi: «Questa storia mi ha amareggiato molto, ma io non ho mentito». Dimettersi per questo? Cancellieri reagisce di getto. «La mia verità è la mia verità, e la difenderò fino all'ultimo». È la tesi che sostiene fin dal primo giorno. Dalla quale non si smuove. Che farà con i magistrati? «La verità è evidente e alla fine verrà fuori». Ma non sarà troppo tardi? Qui Cancellieri dice solo «arrivederci».

 

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