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F. Sar. per il "Corriere della Sera"
CHIARA RIZZO MATACENA E CLAUDIO SCAJOLA
L'appuntamento è per questa mattina alle 10 nel carcere di Regina Coeli quando Claudio Scajola dovrà difendersi di fronte ai pm di Reggio Calabria dall'accusa di aver favorito la latitanza dell'ex parlamentare del Pdl Amedeo Matacena e dalla contestazione più grave di concorso esterno in associazione mafiosa.
«Chiarirò tutto, non c'è neanche un indizio che possa collegarmi alla ‘ndrangheta», ha detto ai suoi legali Giorgio Perroni ed Elisabetta Busuito. Ma le indiscrezioni assicurano che i magistrati siano pronti a contestargli nuovi elementi oltre alle circostanze elencate nell'ordinanza di arresto.
Il procuratore Federico Cafiero De Raho, il sostituto Giuseppe Lombardo e il sostituto nazionale antimafia Francesco Curcio paiono convinti che Scajola faccia parte di una rete più vasta di esponenti di Forza Italia e personaggi legati a quel partito che possa aver avuto un interesse economico e politico a favorire Matacena e i suoi referenti criminali.
Vincenzo Speziali il «mediatore» con i libanesi amico di Scajola era in contatto con Giampaolo Tarantini, l'imprenditore pugliese che portava le donne alle feste di Silvio Berlusconi. Agli investigatori della Dia è stato affidato il compito di indagare sui partecipanti agli incontri organizzati da Matacena a bordo di uno yacht di 40 metri ormeggiato a Porto Venere intestato a una società di leasing.
Riunioni pianificate con Bruno Mafrici, consulente calabrese con studio in via Durini a Milano e già indagato nel filone d'inchiesta sull'ex tesoriere della Lega Francesco Belsito, accusato di riciclaggio aggravato per conto della cosca di ‘ndrangheta dei De Stefano. Scajola dovrà chiarire gli affari che aveva avviato con lo stesso Matacena attraverso il legame stretto che aveva con la moglie Chiara Rizzo.
IL PROCURATORE CAFIERO DE RAHO E A DESTRA IL PM ALESSANDRA CERRETI
La donna, tuttora detenuta in Francia con l'accusa di aver messo in piedi un sistema di occultamento del patrimonio del marito attraverso intestazioni fittizie di società e di aver riciclato i proventi, potrebbe essere trasferita in Italia entro qualche giorno.
Tracce di tutto questo sono già emerse da un primo esame del suo immenso archivio custodito a Villa Ninina, lussuosa dimora ligure, e negli studi di Milano e Roma. Così come i rapporti con l'ex presidente libanese Amin Gemayel che si sarebbe impegnato ad aiutarlo per far spostare Matacena da Dubai a Beirut fornendogli anche un falso documento di identità.
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