USA & GETTA - IL PIANO DEI DEMOCRATICI NON È QUELLO DI “DIALOGARE” MA FORZARE LA MANO SU TEMI COME L’IMMIGRAZIONE PER SPINGERE I REPUBBLICANI ALLA ROTTURA - E NEL 2016 HILLARY POTRÀ ACCUSARE IL “GRAND OLD PARTY” DI AVER PARALIZZATO IL CONGRESSO

Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

 

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Per le telecamere hanno sorriso, promettendo agli americani di collaborare per concludere qualcosa di utile. Oltretutto c’era anche la buona notizia della disoccupazione scesa al 5,8 per cento, che avrà fatto disperare i democratici, per non essere riusciti a usarla nella campagna perduta delle elezioni di metà mandato. Dietro le quinte del cordiale pranzo di ieri a Washington, però, il presidente Obama e i leader repubblicani, Boehner alla Camera e McConnell al Senato, stanno già preparando la guerra che deciderà il controllo della Casa Bianca nel 2016.

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Fonti interne al Partito democratico avvertono che non hanno alcun interesse a collaborare con gli avversari. Se infatti il Congresso dominato dal Partito repubblicano producesse risultati, questi ultimi poi li userebbero per chiedere agli elettori di dare loro anche la presidenza nel 2016.

 

Se invece persisterà la paralisi, e l’ala più radicale del Tea Party tornerà ad avere il sopravvento su quella più moderata nel partito di Boehner e McConnell, il candidato democratico alla Casa Bianca, Hillary Clinton o chi per lei, potrà impostarci su la campagna.

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Potrà dire agli americani: avete dato la maggioranza in Congresso ai repubblicani, e questo è il risultato. Non sono moderati, non sono responsabili, e con loro gli Usa sono destinati a restare bloccati dalle liti ideologiche. Quindi confermate i democratici alla Casa Bianca, e dateci un mandato più solido, per produrre il cambiamento che è stato impossibile con Obama a causa dei veti dei nostri avversari.

 

Affinché questa strategia anti establishment possa funzionare, è necessario andare alla guerra contro i repubblicani, e il tema più ovvio è l’immigrazione, perché servirebbe anche a mobilitare l’elettorato ispanico che martedì scorso è rimasto a casa.

 

USA JOHN BOEHNER DOPO LINCONTRO CON OBAMA USA JOHN BOEHNER DOPO LINCONTRO CON OBAMA

L’unica discussione interna al Partito democratico riguarda i tempi. I più radicali dicono che Obama non dovrebbe aspettare, e varare i suoi ordini esecutivi per l’amnistia degli immigrati illegali entro la fine di novembre. Così i repubblicani si infurierebbero, chiudendo il dialogo prima ancora di cominciare, e l’ala estremista avrebbe gioco facile a rialzare la testa.

 

OBAMA E AXELRODOBAMA E AXELROD

I più prudenti, come l’ex guru del presidente David Axelrod, suggeriscono invece di avere un po’ di pazienza, per scaricare la colpa della rottura sugli avversari. Obama, secondo loro, dovrebbe chiedere a Boehner di mettere ai voti alla Camera la riforma dell’immigrazione che il Senato aveva già approvato: se passa, tutti sono contenti perché è una legge bipartisan; se viene bocciata, la Casa Bianca avrà la motivazione che cercava per procedere con i decreti. Se invece Boehner si rifiutasse di far votare la riforma, a quel punto nessuno potrebbe rimproverare a Obama di procedere d’autorità.

 

La differenza temporale è grosso modo di sei mesi: guerra subito, o guerra in primavera, a meno che i repubblicani non cedano e approvino la riforma, dando però così una grande vittoria ai democratici. La prospettiva finale, dunque, sembra comunque quella dello scontro, anche perché sull’altra sponda Boehner e McConnell hanno chiarito che cercheranno di annullare la riforma sanitaria di Obama.

CONGRESSO STATI UNITI WASHINGTONCONGRESSO STATI UNITI WASHINGTON

 

Il Presidente intanto ha già cominciato a lavorare per ricostruire la sua coalizione, fondata sulle minoranze, e infatti sembra pronto a nominare come nuovo ministro della Giustizia la procuratrice di Brooklyn Loretta Lynch, nera e donna.