
DAGOREPORT - GENTILE CHIARA APPENDINO, È CONSAPEVOLE CHE IN POLITICA, COME NELLA VITA, ‘’NON SI PUÒ…
Grazia Longo per “la Stampa”
Non solo ha risposto, per due ore, a tutte le domande del gip di Firenze Angelo Pezzuti, ma ha anche ribaltato tutte le accuse contro di lui. L’ex super manager del Ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza - ritenuto il dominus dell’inchiesta sulle tangenti per le Grandi opere - ostenta una calma e una sicurezza pari sola a quelle del suo avvocato Titta Madia. «Sono certo - dice il legale, - che dopo essere stato assolto in altri quattordici procedimenti penali, arriverà anche la quindicesima assoluzione».
Un eccesso d’ottimismo? No, secondo Madia che insiste sulla «logicità e genuinità delle risposte dell’ingegner Incalza, suffragate da elementi concreti». A partire dalle telefonate per «raccomandare giovani, figli di amici o conoscenti». Il gip non fa espressamente il nome del figlio del ministro Maurizio Lupi e comunque Incalza non ha imbarazzo ad ammettere: «Sì, qualche volta ho cercato di aiutare alcuni ragazzi a trovare lavoro come stagisti o retribuiti in studi di professionisti. Non ci vedo niente di male a dare una mano ai giovani». Poi fa l’esempio del «nipote del monsignor Gioia: è portatore di un handicap e mi sono speso per una sua assunzione, ma non è andata a buon fine».
Nell’ordinanza, in verità, si legge che il nipote del monsignore ottiene una consulenza di due anni, ma l’avvocato Madia spiega che non è quella per cui si era «prodigato il mio assistito. Lui aveva perorato la causa per le ferrovie del Sud Est, ma non riuscì ad ottenere il risultato sperato». Ercole Incalza difende poi il ministro Lupi, «con lui solo rapporti istituzionali», e respinge il sospetto di aver favorito l’imprenditore Stefano Perotti. «Non aveva bisogno del mio aiuto, perché ha vinto regolarmente delle gare pubbliche grazie alla sua nota esperienza».
Nega inoltre di aver percepito tangenti e giustifica i suoi guadagni «grazie alle consulenze che ho ottenuto sempre con enti o società che non avessero legami con la Struttura tecnica e per cui ho emesso fatture e pagato l’ Irpef». Fantasie, a suo avviso, anche presunti conti segreti nei paradisi fiscali.
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