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IL NOBEL A TRUMP NON È IMPOSSIBILE MA È IMPROBABILE – IL DIRETTORE DELL’ISTITUTO CHE ASSEGNA IL PREMIO PER LA PACE, IL NORVEGESE KRISTIAN BERG HARPVIKEN, SPEGNE GLI ARDORI DEL TYCOON: “ABBIAMO AVUTO IL NOSTRO ULTIMO INCONTRO LUNEDÌ, E IL RICONOSCIMENTO SI RIFERISCE A QUANTO REALIZZATO PRIMA DEL 31 GENNAIO” – “IL PROCESSO DECISIONALE DURA MESI, NON CAMBIAMO IDEA LA SERA PRIMA” – “PRESSIONI DAGLI USA? NON DIRETTE. CERTO, C’È STATA UN’ATTENZIONE SPASMODICA, MA ABBIAMO PROCEDURA E METODO CHIARI E IGNORIAMO IL RUMORE ESTERNO” (DONALD RITENTA, SARAI PIÙ FORTUNATO)
Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per “la Repubblica”
Tutto può accadere nell’attesissimo premio Nobel per la Pace 2025 di oggi. Anche che Donald Trump vinca l’agognato riconoscimento.
Ma in questa intervista a Repubblica, il direttore dell’Istituto del Nobel nonché segretario ufficiale della Commissione del premio, il norvegese Kristian Berg Harpviken, avverte: «Abbiamo avuto il nostro ultimo incontro lunedì 6 ottobre e non ce ne sono altri in programma».
rgo, lo straordinario sforzo diplomatico del presidente americano nelle ultime ore per una prima tregua a Gaza non cambierà la decisione?
«Esatto».
VIGNETTA ELLEKAPPA - IL NOBEL PER LA PACE A TRUMP
Berg Harpviken parla eccezionalmente alla vigilia dell’annuncio del premio, cui presenzierà stamani a Oslo. Sessantatré anni, ex direttore del Peace Research Institute Oslo, sociologo e ricercatore in zone di guerra come l’Afghanistan, dallo scorso gennaio è a capo del Norwegian Nobel Institute, nonché segretario della Commissione del riconoscimento. […]
Berg Harpviken, […] Dopo i risultati su Gaza, forse Trump merita di vincere?
«Beh, i lavori della Commissione del premio sono definiti dal testamento di Alfred Nobel, che recitano come il riconoscimento vada “alla persona che si è distinta nell’anno precedente”. Che per noi significa prima della chiusura delle candidature il 31 gennaio: lì si concentra la nostra attenzione».
donald trump - nobel per la pace - vignetta by osho
Quindi quanto fatto o realizzato dopo il 31 gennaio non conta?
«È così. Quanto accade dopo quella data può giocare un ruolo marginale, ma conta soprattutto quanto realizzato prima del 31 gennaio».
Quindi anche se nel frattempo avviene qualcosa di monumentale, o un accordo storico di pace come quello di Trump due notti fa per Gaza, non cambierà la decisione già presa dalla Commissione del Nobel?
«Proprio così. Per due motivi.
Primo, quanto avvenuto dopo il 31 gennaio non può mai costituire il motivo principale del premio.
IL TWEET DI BENJAMIN NETANYAHU - NOBEL PER LA PACE A DONALD TRUMP
Secondo: il processo decisionale dura mesi, nel corso dell’anno. Il primo incontro ha luogo in febbraio, successivamente raccogliamo tutti gli studi di esperti a sostegno delle candidature, che ovviamente restano segrete.
Infine, dopo una serie di meeting, di norma decidiamo il vincitore tra la seconda metà di agosto e settembre. In genere, non andiamo mai oltre. E comunque la nostra ultima riunione si è tenuta lunedì scorso. Non è che cambiamo idea la sera prima…».
Trump ha esercitato una enorme pressione, pubblica e privata, per vincere questo premio. L’avete subita anche voi?
«No, nessuna pressione diretta, in alcun modo. Certo, c’è stata un’attenzione spasmodica e ci sono tante campagne lì fuori. Ma abbiamo procedura e metodo chiari, ignoriamo il rumore esterno e valutiamo senza alcuna influenza, in modo da prendere sempre la decisione migliore. L’integrità del processo ha stupito persino me».
Ma Trump avrebbe incalzato anche il governo norvegese e l’ex segretario Nato Stoltenberg, pur di eguagliare Obama e ottenere il Nobel, minacciando ritorsioni e sanzioni. Neanche l’esecutivo di Oslo ha premuto su di voi?
«No. Anche se, come imposto da Alfred Nobel, alcuni giurati sono scelti dal Parlamento norvegese, restano assolutamente indipendenti. Ne è la dimostrazione il Nobel all’attivista cinese Liu Xiaobo nel 2010, nonostante le minacce di Pechino. Se fossimo stati influenzati dal governo norvegese, non credo Liu avrebbe mai vinto…».
Ma queste enormi attenzioni e pressioni sono un bene o un male per il Nobel per la Pace?
benjamin netanyahu con la candidatura di trump al nobel per la pace
«Il dibattito intorno al premio è ovviamente positivo. Ma per noi, la cosa più importante è scegliere vincitori che incarnino i valori del Nobel […]. Oggi il Nobel per la Pace è più importante che mai in un mondo che sta andando nella direzione opposta, verso la guerra. […]». […]
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