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Franca Selvatici per “la Repubblica”
Come in un flusso inarrestabile, si moltiplicano le accuse contro il senatore di Forza Italia Denis Verdini, già garante del Patto del Nazareno e delle riforme costituzionali. Dopo aver accumulato in pochi mesi quattro rinvii a giudizio - per il crac della sua ex banca, il Credito Cooperativo Fiorentino di Campi Bisenzio; per corruzione e altro nell’inchiesta P3; per illecito finanziamento nella vicenda della compravendita del palazzo in via della Stamperia con una plusvalenza di 18 milioni per il senatore forzista Riccardo Conti; per corruzione nella vicenda della Scuola Carabinieri di Firenze - ora Verdini deve difendersi da una nuova accusa.
Montezemolo con il Principe Girolamo Guicciardini Strozzi
Il pm di Firenze Luca Turco ha chiesto il suo rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta a conclusione dell’inchiesta sulla Ste (Società Toscana di Edizioni), che pubblicava Il Giornale della Toscana, fascicolo locale del Giornale della famiglia Berlusconi, e che è fallita il 5 febbraio 2014. Secondo le accuse, Verdini era il dominus della Ste e del gruppo editoriale che le ruotava attorno. Per bancarotta fraudolenta è stato chiesto il rinvio a giudizio anche del principe Girolamo Strozzi, già presidente Ste, dell’ex ad Pierluigi Picerno, e di due ex consiglieri, Enrico Luca Biagiotti e Massimo Parisi, quest’ultimo deputato di Forza Italia.
Verdini e Parisi sono accusati di aver incassato nel 2005 dalla Ste 1,3 milioni ciascuno in una operazione di cessione di quote di un’altra società, la Nuova Toscana Editrice: operazione ritenuta dall’accusa «priva di valide ragioni economiche », sia perché all’epoca la Ste già versava in gravi difficoltà, sia perché la Nuova Toscana Editrice aveva un capitale sociale di soli 62 mila euro, era in perdita e Verdini e Parisi detenevano solo il 20% ciascuno del capitale.
Le quote, dunque, sarebbero state pagate dalla Ste a peso d’oro. Il contratto definitivo non risulta essere stato mai stipulato. Gli altri tre indagati sono accusati di aver «omesso sistematicamente per anni di far valere le ragioni della società», astenendosi dall’intraprendere qualsiasi azione per recuperare i 2,6 milioni versati a Verdini e Parisi.
Nella vicenda spunta, nel 2009, anche Flavio Carboni: la sua compagna Antonella Pau e il collaboratore Giuseppe Tomassetti (non indagati) si impegnano a entrare nel capitale Ste e acquisiscono il contratto preliminare di cessione delle quote, ma versano solo una parte dei 2,6 milioni: una operazione che - secondo la procura - mirava solo a rendere definitiva l'attribuzione dei 2,6 milioni a Verdini e Parisi.
Tutti e cinque gli indagati sono già stati rinviati a giudizio, in qualità di ex amministratori della Ste, per truffa ai danni dello Stato: sono accusati di aver percepito indebitamente dal 2005 al 2010 circa 12 milioni di contributi per l’editoria.
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