DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Federico Capurso per la Stampa
A Palazzo Chigi c' è un tesoro nascosto che brilla di potere purissimo. Uno scrigno che racchiude più di 400 nomine, dai consigli d' amministrazione delle società partecipate alle authority, dai collegi sindacali agli organi di giustizia. Il poltronificio è sorvegliato a vista dal centrodestra e da M5S, perché anche da qui passeranno le trattative per la formazione di un futuribile governo. Intanto, ci si attrezza alla contesa.
I Cinque Stelle sondano nomi e disponibilità, anche in queste settimane, mentre Matteo Salvini e Silvio Berlusconi hanno messo in piedi una cabina di regia per condividere le scelte, con Andrea Giorgetti e Giulia Bongiorno per la Lega, Niccolò Ghedini e Gianni Letta per Fi. Il menù prevede entro fine aprile il rinnovo del cda dell' Autorità per l' Energia (Arera) e di Saipem, società di impiantistica petrolifera controllata da Cdp ed Eni. Due cardini della futura politica energetica del M5S.
Le nomine di Saipem saranno di competenza di Paolo Gentiloni che sembra orientato verso la nomina dell' ex di Poste italiane Francesco Caio come amministratore delegato. E non è un caso che si alzino in questi giorni i moniti di Lega e M5S che chiedono all' unisono al premier uscente di essere coinvolti. «Un governo dimissionario - ha intimato ieri Andrea Roventini, candidato ministro per l' Economia dei cinque stelle - non può decidere da solo». Se ascolterà, come chiesto, i pareri di Lega e Cinque Stelle, non passerà con scioltezza la nomina di Caio, né verrà rinnovata la fiducia nei confronti dell' attuale presidente Paolo Andrea Colombo e dell' amministratore delegato Stefano Cao, finito sotto la lente della Consob.
Dovranno invece passare dal voto delle commissioni parlamentari competenti (e con una maggioranza dei due terzi) le nomine di Arera. Peccato che le commissioni, quando l' 11 aprile scadrà il mandato del cda, non saranno ancora operative. In bilico è soprattutto il destino del presidente Guido Bortoni che dal 1998 compare tra i vertici dell' Autorità e - secondo rumors interni a M5S - potrebbe essere visto come uno di quei manager «che affondano le radici nella Prima e Seconda Repubblica», messi nel mirino da Roventini.
Poi, a maggio, arriverà il momento dell' Agenda per l' Italia digitale, altro pallino dei grillini e della loro «democrazia diretta», e qui il board verrà rinnovato dal premier in carica. Ma il piatto grosso si presenta a giugno con Cassa depositi e prestiti. Il forziere del Paese, con interessi forti anche in Fincantieri e Ilva, e al quale i Cinque Stelle guardano come strumento principe per mettere in pratica la loro strategia economica. Gli attuali vertici di Cdp «non hanno contribuito come avrebbero potuto alla crescita», è il giudizio tranciante di Roventini.
Stesso sentimento che aleggia nel centrodestra. La sintonia sarà necessaria anche per individuare i nomi che a valanga arriveranno nei mesi successivi, dal Gestore servizi energetici, guidato da Francesco Sperandini finito al centro di un caso di accumulo di incarichi, all' immobiliare Invimit Sgr di cui è presidente l' alfaniano Massimo Ferrarese, poi sedici società controllate da Eni ed Enel, altre sedici da Fs, e ancora Telespazio e Thales Alenia del gruppo Leonardo, dove scade anche il collegio sindacale.
Un elenco che arriva fino al capo della polizia e ai vertici dei servizi segreti, appena rinnovati da Gentiloni ma sempre passibili di revoca da parte del prossimo premier. In ballo, a settembre, arriveranno anche le quattro nomine nel Consiglio superiore della magistratura, oltre a un seggio vacante della Corte costituzionale. E a catena, la guida dell' Antitrust a novembre, l' Agcom nel 2019, con i dossier Mediaset e Telecom ancora aperti, e poi il garante della Privacy, Eni, Enel, Leonardo, Mps. Centinaia di ottimi motivi per formare un governo e tenerlo in vita almeno fino al 2020.
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