DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
1 - UNA LEGGE FATTA PER INCIUCIARE E NON GOVERNARE
Maurizio Belpietro per “la Verità”
Se l'obbiettivo della nuova legge elettorale è garantire la governabilità, diciamo che quella in gestazione in Parlamento lo manca prima ancora di nascere. Il Rosatellum bis, ossia il fratello gemello del sistema abortito all'inizio dell' estate, la garanzia di avere un governo con una maggioranza certa non la dà. Anzi, semmai la toglie.
GRILLO SALVINI RENZI BERLUSCONI
Dietro il complesso meccanismo che regola collegi uninominali e plurinominali, mischiando proporzionale e maggioritario, si nasconde infatti la certezza che nessuno alla fine avrà i numeri per dare vita a un esecutivo. La legge si applicherà a entrambi i rami del Parlamento, evitando che si voti con sistemi diversi, come avverrebbe ora a causa dei pasticci su Costituzione e sistema elettorale imposti da Matteo Renzi quando era al governo.
Ma oltre a questo indubbio vantaggio altro non c'è. Il premio di maggioranza, quello che dovrebbe assicurare a chi vince di avere una base parlamentare sufficiente a consentire l'approvazione dei provvedimenti presi dall'esecutivo, sparisce per lasciare il posto a una macedonia di proporzionale e maggioritario che permetterà a tutti i partiti - anche a quelli meno rilevanti - uno strapuntino.
La soglia di sbarramento portata al 3 per cento per il singolo partito e al 10 per la coalizione sembra fatta non per favorire la concentrazione dei partiti o la nascita di liste uniche, ma per assicurare ai nanetti di cui è zeppo il nostro Parlamento che potranno tornare a Montecitorio e Palazzo Madama e continuare a fare ciò che hanno sempre fatto, cioè niente. Tanto per essere chiari: Angelino Alfano non rimarrà disoccupato, né sarà costretto a tornare in Sicilia a fare l'avvocato.
Tra gli obiettivi raggiunti dal Rosatellum (nome perfetto per uno di quei vini senz'anima che si vendono in tetrapak, non certo per un meccanismo col quale selezionare la classe politica) c'è però l'eliminazione delle preferenze, ossia del sistema che consente all' elettore di scegliere il parlamentare che desidera eleggere. Nei collegi uninominali il candidato lo sceglierà il segretario di partito, non chi si reca alle urne.
E nei collegi plurinominali la lista corta favorirà un controllo del resto del Parlamento da parte del capo. Così il disegno di avere Camera e Senato al guinzaglio dei boss sarà raggiunto. Non sto a dirvi le cose tecniche della legge che già traballano in odore di anticostituzionalità, come ad esempio l'assenza di uno scorporo che consentirà ai partiti maggiori di trasformare un voto in un voto e mezzo (anzi 1,36), facendo valere la scheda sia per il proporzionale che per il maggioritario e ottenendo la moltiplicazione dei consensi.
Come detto, probabilmente il giochino sarà dichiarato incostituzionale, come lo sono state negli ultimi anni tutte le leggi varate da una parte del Parlamento per fregarne un'altra. In questo caso la sòla è un regalino per i 5 stelle, gli unici che con il nuovo sistema ci rimetterebbero, vedendo sfumare le possibilità di vittoria. Tuttavia non è questo il punto. Anche se incostituzionale la legge una volta approvata rimarrà in vigore il tempo necessario a fare un governo, poi dopo anni si vedrà.
Insomma, i nostri onorevoli navigano a vista, non certo guardando lontano. E alle viste, se passa il Rosatellum, ci sono solo le larghe intese, cioè un governo di destra e sinistra messe insieme, tutte unite appassionatamente. Qualcuno lo chiamerà inciucio, qualcun altro governo di interesse nazionale. Modi diversi per descrivere la stessa cosa, cioè una fregatura.
2 - PER GOVERNARE SERVE PIÙ DEL 35%
Dino Martirano per il “Corriere della Sera”
Anche con la nuova legge elettorale messa in cantiere alla Camera, ciascuno dei tre poli può sperare di governare solo se riuscirà a superare con le proprie forze la soglia del 35% dei voti. Solo con il 36-37% dei consensi poi - ma a condizione di aver sbaragliato gli avversari nei 231 collegi uninominali - centrodestra, centrosinistra e M5S possono raggiungere la meta dei 316 deputati e dei 161 senatori, cioè la metà più uno delle assemblee parlamentari.
Per una maggioranza stabile che abbia un margine di almeno 10-20 seggi sul «limite di guardia», insomma, serve avvicinarsi alla meta del 40% dei voti che, almeno oggi, nessuno dei contendenti sembra in grado di raggiungere.
BEPPE GRILLO E DAVIDE CASALEGGIO
Il «Rosatellum 2.0» (dal nome del capogruppo del Pd Ettore Rosato, ndr) premia i partiti che si muovono in coalizione (Pd, Socialisti, Ap, da un lato; Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, dall' altro), penalizzando i grandi che corrono da soli (M5S) e i piccoli (Articolo Uno e Campo progressista) che difficilmente riusciranno a fare alleanze formali perché è stata introdotta la soglia del 10%, alla Camera e al Senato, al di sotto della quale non verrà riconosciuta la coalizione come tale.
PALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICA
Con tutte le conseguenze del caso. Prima tra tutte il mancato travaso di voti assicurato delle resuscitate liste civetta che si posizioneranno tra l'1 e il 3%. Con 231 collegi uninominali e 399 proporzionali non è facile fare previsioni al millimetro.
Partendo dagli attuali rapporti di forza misurati dalla media dei sondaggi (Pd 27,8%, Ap 2,4%, per un totale del centrosinistra del 30,2%; M5S 27,7%; FI 13,4%, 14,8%, FdI 4,7% per un totale del centrodestra del 32,9%), le simulazioni portano a un sistema tripolare praticamente ingessato che non produce vincitori.
I calcoli - elaborati da Youtrend per l' Agenzia Agi - dicono che il centrodestra sarebbe in testa (227-247 seggi) senza raggiungere la maggioranza. Avanti rispetto al centrosinistra (184-204 seggi) e lasciando la terza posizione ai grillini (257-277) che pagherebbero la corsa in solitario. In questo schema Articolo Uno avrebbe 14 seggi.
BEPPE GRILLO LANCIA LE LENZUOLA DALLA FINESTRA
Se uno dei tre poli dovesse fare il «boom», toccando quota 35%, il problema della governabilità del Paese - in assenza di grandi coalizioni e/o alleanze post elettorali - rimarrebbe senza soluzione. Con il 35% dei voti i tre poli otterrebbero, rispettivamente, un risultato diverso ma inutile per governare da soli: il centrodestra avrebbe 253-273 seggi, il centrosinistra 266-286, il M5S 257-277. Dunque, solo con un bottino elettorale che tende verso il 40% si otterrà la maggioranza in Parlamento. Sotto quella soglia, pur rimanendo sopra il 35%, tutto dipenderà dalla bravura dei partiti nel conquistare il maggior numero possibile dei 231 collegi uninominali.
I partiti che rimangono al di sotto del 3% nella quota proporzionale restano fuori dal Parlamento, anche se coalizzati: questa sfida riguarda soprattutto Ap di Alfano e la costituenda alleanza di sinistra (Mdp, SI, Campo Progressista) che mira a percentuali ben più alte. Ma ci sono anche tanti partitini sotto soglia che, se coalizzati, faranno da portatori d'acqua a quelli grandi: basterà superare la barriera dell'1% e d'incanto avremo di nuovo le liste civetta i cui voti non andranno persi ma divisi, con criterio proporzionale, tra i partiti della coalizione che invece ce l'hanno fatta.
Un vero invito a nozze per Silvio Berlusconi che ha la cultura e anche possibilità materiali per cullare le liste civetta come è successo nel '94, nel '96 e nel 2001. Su Forza Italia, Lega e Fratelli d' Italia si travaseranno infatti i voti raccolti dalle liste già in cantiere: animalisti, casalinghe e pensionati senza escludere che arrivi una mano dall' ultradestra, a partire da CasaPound.
Con le liste civetta minori vantaggi andranno al Pd, che si federerà con Ap, i socialisti e la lista di Giacomo Portas a Torino, al solitario M5S e alla sinistra che difficilmente supererà il 10 % previsto per le coalizioni.
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