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Glauco Maggi per "la Stampa"
Mitt Romney ha accusato il colpo. La scelta di Obama di annunciare, venerdì, un ordine esecutivo che di fatto consente a 800mila immigrati clandestini dai 16 ai 30 anni di vivere e lavorare indefinitamente negli Stati Uniti senza temere di essere deportati lo ha ammutolito. Intervistato da Bob Schieffer della Cbs per il programma politico domenicale «Face The Nation» si è rifiutato di dire che cosa ne sarebbe, di quell'ordine, se in novembre fosse eletto lui presidente.
Se, cioè, lo cancellerà , o lo manterrà in vigore. L'imbarazzo è dato dal fatto che, in gioco, ci sono milioni di voti ispanici, la comunità che preme da sempre per una politica più aperta ad una soluzione che regolarizzi gli 11 milioni di clandestini, per la totalità messicani o centro-sud americani. Secondo il conservatore George Will, se Romney non salirà almeno oltre il 31% di popolarità tra i latinos, perderà . Quella fu la soglia di John McCain nel 2008, mentre George Bush, quando vinse, ebbe il 44%.
L'ultimo sondaggio Gallup, prima della mossa di Obama, appariva già punitivo per Romney, fermo al 26% contro il 67% del presidente. Per questo, Mitt stava ammorbidendo la posizione più rigida contro gli irregolari che aveva dovuto esprimere nelle primarie per contrastare i contendenti più radicali, come Santorum. Ma ora risalire sarà ancora più arduo, perché la «conversione» morbida che aveva progettato è stata bruciata da Barack. La decisione di Obama è stata peraltro ben giudicata persino da un intellettuale conservatore come Bill Kristol.
Parlando a Fox News Sunday con Chris Wallace, Kristol ha detto che è una «politica molto delicata, e la cosa giusta da fare», pur aggiungendo che «sarebbe stato molto meglio che ci fosse una legge. Io penso che il presidente ha spinto un po' troppo i limiti della discrezionalità dei sostituti procuratori dicendo che non applichiamo la legge che c'è per poter lasciar vivere questa gente nel paese. Ma credo che sia la cosa giusta da fare, in realtà ».
Obama ha battuto sul tempo il candidato Repubblicano, che sperava di disinnescare la bomba dell'immigrazione attraverso una legge bipartisan, alla quale stava lavorando Marco Rubio, il senatore della Florida per il Gop, che è di origini cubane ed è tra i più citati come probabile «secondo» di Romney a novembre.
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