FUTURO E LIBERTA’ DA GRILLO - ORELLANA E I SUOI SCUDIERI PRONTI A SOSTENERE IL LETTABIS (E NON POTEVA MANCARE UN BOCCHINO TRADITORE)

Andrea Malaguti per "La Stampa"

Nella buvette di Palazzo Madama, la cittadina-senatrice Barbara Lezzi, candidata alla successione di Nicola Morra come portavoce Cinque Stelle, commenta radiosa l'ultimo post apparso sul blog di Grillo.

«Beppe lo sposerei. Dice sempre quello che penso io». Lo sposerebbe. Immagine sublime. Ma l'irresistibile post, espresso con il solito linguaggio che farebbe sembrare Sylvester Stallone elegante come il Principe William, che cosa dice questa volta?

Accusa il collega Luis Orellana, entusiasta attivista dal 2009, simbolo del Movimento a Pavia, compagno di mille battaglie di Vito Crimi, punto di riferimento fino a ieri, appestato oggi, di essere un nuovo Scilipoti. Sostanzialmente un traditore.

La sua colpa è nota: avere sostenuto che la parola «alleanza» non è un tabù e che chiedere alla sacra rete un parere su una collaborazione col Pd potrebbe essere opportuno. Eresia. Apostasia. Follia. Vattene via. E' questo che intende la Lezzi. Che in fondo replica una posizione già espressa da Morra. «Se Orellana non rettifica signifIca che ha scelto una strada diversa». Bye bye baby.

Orellana non rettifica. E da Vilnius, dove è impegnato con la Commissione esteri, chiarisce di essere stupito dal caos suscitato dalle sue parole e confessa di non escludere l'idea di lasciare il gruppo. «Ci sto pensando».

Ci vorrebbe un libro per spiegare lo scontro che scuote i senatori Cinque Stelle, perché ormai, tra di loro, e sopra le loro teste, c'è una varietà di personaggi che sembra di entrare dietro le quinte di uno spettacolo d'opera, dove i direttori d'orchestra tendono a trattare i propri personaggi come se avessero i calzoni corti e un gigantesco lecca lecca in mano.

La volontà, oggi, è quello di separare con nettezza i buoni da cattivi. Impedendo ai supposti cattivi di essere presenti nelle prossime liste elettorali. L'attuale classe dirigente non ha particolarmente soddisfatto i leader di Genova e Milano. Anzi, li ha spesso messi in imbarazzo.

Ma la durezza del linguaggio - oltre a scoraggiare i riottosi - ha anche un secondo obiettivo: esasperare il concetto di lontananza dal Pd per spingere Berlusconi a pensare che un'alleanza Cinque Stelle-Partito Democratico sia impossibile. Il che, anche se l'ipotesi è remota, non è.

Se ci fosse un esecutivo guidato - per ipotesi - da un uomo come Renzo Piano, davvero sarebbe impossibile pensare a un appoggio pentastellato? Così, mentre Grillo prepara il suo terzo V-Day, a Genova in novembre se il Parlamento non verrà sciolto prima, alcuni suoi collaboratori non escludono un colpo di scena. In questa partita a scacchi dunque - non tutto è bianco e nero. E il sacrificio dei pedoni servirebbe al trionfo del re.

A Vilnius, intanto, Orellana dice ancora che quello che gli sta succedendo lo rende triste. «Di sicuro non mi sento un nuovo Scilipoti. Ma temo che qui si stia finendo ai 38 stratagemmi per avere sempre ragione». Cita Schopenauer. Per cui la dialettica deriva dalla naturale prepotenza del genere umano. Il trentottesimo stratagemma, l'Argomentum ad Personam, recita: «come ultima risorsa diventare offensivi, oltraggiosi e grossolani». Ha capito di essere un ingranaggio facilmente sacrificabile.

E poco conta che i colleghi Battista, Campanella e Molinari gli stiano vicino come fantini di fianco a un cavallo da corsa azzoppato. «Continuiamo a farci del male da soli», dice Molinari. «Se Grillo considera Luis come Scilipoti vuol dire che non lo conosce», aggiunge Campanella. «Orellana come Scilipoti è davvero una cosa che non si può leggere», chiude Battista.

Tutti e tre sono nella lista nera del Capo, che li considera, assieme al collega Bocchino, i veri registi del dissenso. La frattura è profonda. Lo scontro lontano dalla fine. «Lasciare il gruppo? Ci sto pensando. Sono loro che mi costringono a farlo», sospira Orellana. E lo dice sentendo nella testa una nebbia fitta come un puré, come se si fosse trasformato in uno sconosciuto, qualcuno che non si sarebbe mai immaginato di diventare.

 

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