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Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano"
I numeri d'ascolto televisivi sono insidiosi, non vanno sommati, non vanno mescolati, l'inciampo è un pericolo costante. Ma le tendenze sono rintracciabili senza paure di smentite e le tendenze, in questa anomala campagna elettorale europea col condannato Silvio Berlusconi sempre presente epperò non candidato, dicono che il dibattito politico un po' annoia e un po' appassiona i telespettatori, che sono condizionati dal protagonista in studio.
Il fulgore mediatico di Berlusconi s'è spento, l'impatto con la media share è dannoso per il programma che lo ospita. Effetto contrario per Matteo Renzi e per Beppe Grillo, che s'è concesso recentemente a Bersaglio Mobile. Gli esempi aiutano a capire. Domenica Live (Canale 5), nonostante il monologo dinanzi all'ossequiosa Barbara D'Urso, s'è inchinata al sorpasso dei concorrenti di Rai1 che schieravano un ex uomo Mediaset, Maurizio Costanzo.
PORTA A PORTA ha incassato un misero 12% di share con l'ex Cavaliere: la curva, minuto per minuto, segnala che all'inizio il pubblico era abbastanza consistente, poi è cominciata la fuga. Anche Piazzapulita con Berlusconi, seppur truccato con perizia e tanto cerone, ha registrato un risultato non entusiasmante, 4,31%, il peggiore di aprile.
Renzi ha staccato di 6 punti l'ex Cavaliere a Porta a Porta - 1,8 milioni di telespettatori - con un picco di 2,3: vuol dire che il pubblico non è scappato, almeno non subito, ma anzi s'è aggiunto al blocco di partenza esistente. Renzi ha premiato anche l'andamento di In Mezz'o ra su Rai3, in una domenica non agevole (c'erano i due papi santificati da due papi): 8,5% di share per Lucia Annunziata, ossigeno per la rete.
Ma il confronto a distanza fra Beppe Grillo e il presidente del Consiglio - sarà per la troppa assenza dell'uno o la troppa presenza dell'altro - l'ha vinto il fondatore dei Cinque Stelle. L'ex comico genovese, il 21 marzo, ha raccolto assieme a Mentana il 10,7% dei telespettatori contro l'8,8% di Renzi la settimana successiva. Molto inflazionato, il leghista Matteo Salvini ha tirato giù lo share di Vespa (9,56%), non era l'unico protagonista nella Terza camera, però.
Non memorabile neanche l'ultima prestazione di Angelino Alfano a Porta a Porta (9%), ma il tema era storico, non tanto politico. S'è ripetuto, altrove, con identici insuccessi. Quel che appare evidente è il distacco, non più lento ma traumatico, dei telespettatori verso l'informazione politica: certo, le tv generaliste soffrono senza esclusioni, ci sono dei ritorni di fuoco, soprattutto se l'intervistato ha un seguito massiccio o non va spesso in trasmissione (Grillo).
Ma sono lontani i 5,3 milioni di Ballarò con Renzi a inizio marzo 2013; il 24% di Berlusconi a Porta a Porta a dicembre 2012; inarrivabile il 33,5% ancora dell'ex Cavaliere a Servizio Pubblico a gennaio 2013. L'atmosfera politica era più effervescente, o forse più drammatica, il tema era l'Italia e non l'algida Europa. Tranne eccezioni che confermano la regola, ci sono tracce di crisi. Il pubblico sceglie chi ascoltare, e non è mai pigro. Non sonnecchia mai in poltrona.
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