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Giuliano Ferrara per www.ilfoglio.it
giancarlo galan presenta la sua difesa alla camera
La presidente della Camera, Laura Boldrini, non ha nascosto il suo disappunto per l’orientamento favorevole a uno spostamento della data per il voto dell’assemblea sulla richiesta di arresto di Giancarlo Galan, motivata dalle condizioni di salute dell’indagato, ricoverato nell’ospedale di Padova.
Dopo che, nella conferenza dei capigruppo, la richiesta di rinvio avanzata da Renato Brunetta per Forza Italia era stata accolta anche dal rappresentante democratico Roberto Speranza, la presidenza, contrariata, ha ottenuto che la proroga fosse di soli sei giorni, con l’effetto di rendere comunque impossibile a Galan d’essere presente e difendersi di fronte all’assemblea dei suoi colleghi.
Così la Boldrini ha negato un elementare diritto di difesa, e invece di tutelare i diritti (che non sono privilegi, a cominciare da quello di poter rispondere alle accuse pubblicamente) dei parlamentari e la dignità dell’istituzione, come sarebbe compito di chi ricopre la sua carica, si è trasformata in una specie di macchietta, quella della tricoteuse che nei film di serie B sulla rivoluzione francese applaude il boia.
Galan deve passare l’agosto in galera, anche se naturalmente non esiste nessuna delle condizioni giuridiche per la custodia cautelare, perché così la Boldrini avrà soddisfatto le pulsioni manettare dei settori più odiosi dell’opinione pubblica, tradendo il suo ruolo istituzionale.
La proroga insufficiente adottata “in maniera ultimativa e non ulteriormente differibile”, come dice con irritazione astiosa la Boldrini, in un comunicato dallo stile di un mattinale di questura, dà la misura di una deriva politica e, in questo caso, anche umana, davvero miserevole.
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