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Giovanna Vitale per “la Repubblica”
DIRETTORIO ROMANO 5 STELLE VIRGINIA RAGGI PAOLA TAVERNA ROBERTA LOMBARDI
Vince Virginia Raggi, perde Roberta Lombardi. Nello scontro tra le due nemiche da sempre, che tanti danni ha fin qui provocato all’immagine non più granitica del Movimento, Beppe Grillo ha deciso: sta con la sindaca, la “Faraona” finisce giù dalla torre.
Dopo settimane di risse, veleni e veti incrociati, il mini-direttorio chiamato ad affiancare l’inquilina del Campidoglio perde così la colonna portante. Badando però a salvare la faccia. Con una finzione: utile a celare il diktat del garante supremo e a dissimulare armonia.
RAGGI DE VITO LOMBARDI DI MAIO FRONGIA
«Mi spiace deludere coloro i quali in questo momento stanno parlando di liti, gelo o siluramenti rispetto al lavoro che tutti stiamo facendo su Roma. Non è così», scolpisce a metà pomeriggio la deputata grillina, giustificando il passo indietro con il lavoro necessario a organizzare «la terza edizione di Italia 5 Stelle in programma a Palermo il 24 e 25 settembre». Un impegno non compatibile con «il mio supporto nello staff romano» che perciò «sarà differente», garantisce: «Continuerò a dare una mano a Virginia ma dall’esterno sui temi che ho sempre seguito».
virginia raggi roberta lombardi
Parole a cui tuttavia non crede nessuno. Nel Movimento la tensione sale alle stelle. Sino a ipotizzare la fine dell’intero mini-direttorio, travolto da dimissioni a catena. Un terremoto. Che costringe Taverna, Castaldo e Perilli, i tre “garanti” superstiti, a precisare: «Lo staff romano è pronto proseguire con il massimo dell’entusiasmo il compito che ci è stato affidato ».
Mentre il Pd si scatena: «Crolla il castello di carte di Grillo ». Con la Raggi che a sera, dopo un’intera giornata a ripetere di non saperne nulla, verga un perfido comunicato col quale prende atto della rinuncia e ringrazia Lombardi «per l’apporto e il sostegno dato finora. Sono certa che continueremo a confrontarci, sempre, per il bene di Roma».
Ma quella della deputata grillina non è l’unica testa che il comico genovese ha deciso di far rotolare. In procinto di ritirarsi sono anche le due assessore di zona, Giovanna Teodonio e Veronica Mammì, rispettivamente moglie e fidanzata del presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito e del consigliere comunale Enrico Stefano, nominate in altrettante giunte municipali. Dopo la denuncia di Repubblica sulla “parentopoli” a 5 stelle, il capo è stato chiaro: «Non possiamo permettercela». Sottinteso: di sembrare uguali agli altri, di essere assimilati alla vecchia politica.
Un ordine che non si discute. Nonostante i tentativi, spesso maldestri, per disattenderlo. Come quello della minisindaca del VII municipio Monica Lozzi, che in un breve monologo su Fb ha rivendicato la bontà di una scelta fondata sul curriculum e la militanza della Mammì.
Perché «capisco i giochini di chi vuole accomunare il presente al passato», ha tuonato, «ma se prima venivano nominate donne che erano in grado di sollazzare i loro politici di riferimento nelle ore notturne, io come presidente nomino le persone per la loro competenza». Frasi che, ancora una volta, hanno infiammato il web.
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