
FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO"…
PARTE LA SFIDA PER LA PRESIDENZA PD. IN LIZZA MARTINA, CUPERLO, PINOTTI E L'IPOTESI (DAGOANTICIPATA) DI MATTEO RENZI. IL COLLE ATTENTO ALLE MOSSE DEL TOSCANO: LA NASCITA DI UN NUOVO 'POLO' COSTRINGEREBBE IL PREMIER CONTE A TRATTARE SU TUTTO CON UN INTERLOCUTORE POLITICO CHE RIVENDICHEREBBE PARI DIGNITÀ COME AZIONISTA DI GOVERNO. MA TRA RENZI E MATTARELLA I RAPPORTI SONO GELIDI, ANZI INESISTENTI, DA QUANDO...
Marco Antonellis per Dagospia
Nell'attesa di capire cosa farà da grande Matteo Renzi (qualsiasi cosa deciderà non lo farà comunque prima della Leopolda) nel partito Democratico ci si interroga su chi prenderà il posto di Paolo Gentiloni come prossimo presidente del PD. Una posizione ambita tanto più ora che il partito di Nicola Zingaretti è tornato al governo. Tra i nomi più accreditati che circolano in queste ore al Nazareno (al netto della possibile offerta di Zingaretti a Matteo Renzi: la Presidenza del partito in cambio dello stop alla scissione, indiscrezione anticipata da Dagospia la scorsa settimana e ripresa in grande stile dai giornaloni stamattina) si fanno quelli di Maurizio Martina, Gianni Cuperlo ed anche una quello di una donna, Roberta Pinotti.
Ma a spezzare l'idillio zingarettiano potrebbe però intervenire la nascita del gruppo renziano alla Camera, ipotesi non troppo gradita nemmeno dalle parti del Colle per le fibrillazioni che potrebbe portare in seno al governo e alla maggioranza (la nascita di un nuovo 'polo' costringerebbe il Premier Conte a trattare su tutto con un nuovo interlocutore politico che rivendicherebbe pari dignità come azionista di governo).
Ma la cosa non sembra preoccupare più di tanto il toscano (che comunque non ha ancora deciso se e quando fare il grande passo). D'altra parte i rapporti tra Renzi e Mattarella sono praticamente inesistenti ("non si parlano da anni" spiegano dal giglio magico). I rapporti tra i due si interruppero dopo la sconfitta referendaria dell'ex Premier: Renzi avrebbe voluto andare subito al voto (per capitalizzare il 40% ottenuto al referendum) ma il Quirinale disse no preferendo far proseguire la legislatura con la successiva nascita del governo Gentiloni. Da quel momento, rivelano a Dagospia fonti di primo piano del giglio magico, tra il senatore semplice di Rignano e il Quirinale è sceso il gelo. Che dura tutt'ora. E che potrebbe acuirsi in caso di gruppi autonomi parlamentari.
Ps, dite a Matteo Renzi che, come Dagoanticipato nelle scorse settimane, in caso di scissione dei gruppi parlamentari Luca Lotti, l'attuale Ministro della Difesa Guerini e Marcucci difficilmente sarebbero disposti a seguirlo. E avrebbe perplessità sul progetto anche Maria Elena Boschi...
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