PARTITO DEFLAGRATO - CULATELLO VUOLE CONTINUARE A CERCARE IL DIALOGO CON IL M5S, PERCHÉ SA CHE UN’ALLEANZA CON IL PDL E MONTI VERREBBE PRESA MOLTO MALE DAGLI ELETTORI CHE SPAZZEREBBERO VIA PER SEMPRE LUI E I TANTI RIMASUGLI DI PCI PRESENTI NEL SUO PARTITO (SENZA RENDERSI CONTO CHE È PROPRIO QUESTO CHE VUOLE GRILLO) - TUTTI NEL PD SI AFFRETTANO A MOLLARLO, MA RENZI PER ORA NON HA INTENZIONE DI ESPORSI...

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Monica Guerzoni per "Corriere della Sera"

È una porta strettissima, ma Pier Luigi Bersani è ostinato a passarci dentro a dispetto degli insulti grillini. «Corri e fottitene dell'orgoglio», è il motto che il segretario del Pd ha rubato a Vasco Rossi dopo lo smottamento elettorale del suo partito. E così - anche se molti dirigenti democratici lo invitano a sintonizzarsi con i moniti del Quirinale - Bersani torna a sfidare il leader del M5S per convincerlo ad accettare il dialogo.

Altre carte in mano, al momento, il segretario non ne ha. Le probabilità che Grillo possa accettare un incontro, per sedersi con lui al tavolo del confronto, non sono molte. Eppure Bersani non dispera. «Non possiamo permetterci un governo del presidente con Berlusconi e Monti - è il ragionamento che il leader ripete ai suoi in queste ore difficili - gli elettori non potrebbero perdonarcelo e alle prossime elezioni il Pd verrebbe spazzato via».

Mercoledì il segretario affronterà la direzione nazionale. La linea «agganciare Grillo» ha sollevato un'onda di perplessità tra i «big» eppure Bersani è fiducioso, pensa che in un momento così drammatico per il Paese dividersi sarebbe una follia e conta di ricompattare il partito. I numeri nel parlamentino, che dovrà votare la relazione del capo, è convinto di averli. E anche se Matteo Renzi avrebbe tutto l'interesse a una deflagrazione del gruppo dirigente, Bersani sa che al sindaco di Firenze conviene non esporsi troppo. Non adesso.

I due non si sono sentiti, ma al Pd in tanti sono pronti a giurare che l'ex sfidante delle primarie diserterà la direzione nazionale. La decisione non è ancora presa, però in un clima così arroventato la sua sola presenza fisica nell'epicentro dell'incendio verrebbe letta come la conferma di un impegno diretto, in vista della leadership del Pd o persino della premiership. «Mi permetto di raccomandare a qualsiasi soggetto politico - ha ammonito Napolitano - misura, realismo e senso di responsabilità...».

Molti hanno individuato Bersani come il destinatario numero uno della severa moral suasion del capo dello Stato, per aver presentato il suo programma di governo e rivendicato il diritto-dovere di provarci. Ma al Nazareno assicurano che i rapporti tra il segretario e il capo dello Stato «sono ottimi» e che tra i due è in atto un inevitabile gioco delle parti: Napolitano non può rimandare il Paese alle urne e deve tutelare le sue prerogative costituzionali, mentre Bersani non ha altra chance che provare ad agganciare Grillo.

«Avrò anche perso - ha ammesso in un'intervista a Riccardo Iacona che andrà in onda stasera a Presadiretta, su RaiTre -. Ma è la prima volta che un partito di sinistra ha la maggioranza, assoluta o relativa, nelle Camere». Intanto però nel Pd è iniziata la gara a buttarsi giù dalla zattera dello sconfitto. Come osserva Pippo Civati «più d'uno, tra i bersaniani più bersaniani, sta mollando Bersani ed è una vera assurdità».

Nichi Vendola ostenta ottimismo. L'alleato e leader di Sel consiglia a Bersani di proporre una squadra di governo «di altissimo livello» e di non vivere questo passaggio «secondo una logica di sopravvivenza, come se volessimo aggrapparci per resistere». Il nuovo Parlamento sarà pieno di donne e il presidente della Puglia vede nel passaggio stretto davanti al quale Bersani si trova «un potenziale straordinario».

 

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