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Carmelo Lopapa per “la Repubblica”
Il centrodestra scivola veloce verso il listone unico a imprinting leghista. È il risultato più immediato del post Bologna, del successo incassato da Matteo Salvini nella piazza di domenica, a discapito dell’alleato Silvio Berlusconi. E per la guida della coalizione unificata il nuovo leader non esclude che a guidarla possa essere proprio Diego Della Valle, volto necessariamente moderato e “nuovo” alla politica.
«La lista unica a destra con questa legge elettorale è necessaria, perché bisogna prendere un voto più del Pd - spiega il capo del Carroccio ad Agorà - E sono molto curioso di incontrare Diego Della Valle, che so essere molto critico nei confronti di questo governo» ammette, dando conferma indiretta alle voci insistenti di questi giorni sul ruolo e il futuro impegno di Mr Tod’s.
Sulla sostanziale fusione elettorale, per altro, a sbilanciarsi come mai fatto finora è anche il braccio destro di Berlusconi, il governatore ligure Giovanni Toti: «Per vincere dobbiamo stare insieme e l’Italicum ci porta a dover pensare ad una lista unica del centrodestra per il 2018. È bene che tutti se ne facciano una ragione e remino nella stessa direzione».
Ma è un quadro che nel complesso sta destabilizzando soprattutto Forza Italia. All’interno si moltiplicano le voci critiche sulla deriva destro-leghista. Focus e sondaggi recapitati nella giornata romana al Cavaliere non hanno fornito per nulla un quadro rassicurante, la sua immagine, il suo gradimento ha subito un ulteriore contraccolpo dopo quella piazza fatta di parecchi fischi e contestazioni.
Da qui, dalla necessità di riaffermare la leadership, la decisione di tornare stasera a Porta a Porta, nel salotto tante volte amico di Bruno Vespa. Ieri sera ha riunito a cena a Palazzo Grazioli ancora una volta i coordinatori regionali e i vertici del partito per rassicurare tutti sulla tenuta: «Da Bologna riparte il lavoro comune di un centrodestra unito, fondamentale per scongiurare un ballottaggio tra Pd e M5s - ha ripetuto - Per noi è assolutamente fattibile superare il Pd».
Ma parecchi non sono altrettanto tranquilli. Come Lara Comi, non lo è affatto Mr 53 mila preferenze, il vicecapogruppo Ppe-forzista eletto in Sicilia e Sardegna, Salvatore Cicu. «Ci confrontiamo con una radicalità, quella di Salvini, che non è in linea con la nostra identità - dice da Bruxelles - I toni alla Le Pen o certe pesanti invettive (contro Alfano, ndr) non ci sono piaciuti. Non possiamo andare al traino della Lega, soprattutto il loro leader non doveva consentire che Berlusconi venisse fischiato ». Al contrario, sottolinea, «la manifestazione di Fitto a Roma è stata encomiabile per contenuti e toni».
Rischi di altre scissioni? «Il rischio che tutti si muovano come meglio ritengono esiste, quando manca un modello organizzativo». Quanto a Della Valle, pensa che «Berlusconi lo stia guardando con interesse, come imprenditore di successo che potrebbe garantire continuità alla nostra cultura politica».
Ormai è un tam-tam, da Bruxelles a Roma. Renata Polverini, deputata proveniente dall’area An come il senatore (altrettanto scettico su Bologna) Altero Matteoli, è solo una delle parlamentari disposte a manifestare il proprio disagio. «Berlusconi è stato costretto ad andare su quel palco, non siamo di fronte a un progetto unitario - attacca - oggi Salvini detta la linea e altri si accodano».
Ma prima della lista unica per le politiche, il centrodestra a trazione leghista deve trovare l’intesa sui candidati sindaco. La partita si è fatta assai insidiosa su Milano, dopo la disponibilità espressa al centrosinistra da Giuseppe Sala, reduce dai trionfi Expo. Matteo Salvini, stuzzicato dall’idea, ora non ci pensa proprio a bruciarsi nella sua città. «Il mio sogno è fare il sindaco di Milano, ma non adesso: stiamo cercando un nome migliore del mio. Adesso la priorità è mandare a casa il governo Renzi ».
Impasse anche su Roma, dove Giorgia Meloni si dice ancora «dispiaciuta» dell’investitura pro Marchini di Silvio Berlusconi, non sciogliendo però la riserva: «Io candidata? Non se n’è ancora parlato».
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