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Stefano Gulmanelli per "La Stampa"
Un partito, fondato con l'aiuto di papà , vista l'impossibilità di muoversi dall'Ambasciata in cui è ârecluso'. E' l'ultima iniziativa annunciata da Julian Assange, che ha detto di volersi candidare alle elezioni per il Senato federale Australiano - previste per la metà del 2013 - alla testa per l'appunto di un nascente âWikileaks Party'.
Non potendo lasciare la rappresentanza diplomatica equadoregna a Londra in cui ha trovato rifugio dalla minaccia di arresto con conseguente estradizione in Svezia, Assange ha chiesto a suo padre di interessarsi delle pratiche in Australia per la costituzione dell'organismo politico. Uno statuto della nuova formazione politica sarebbe al vaglio di uno studio legale; il passo successivo per la registrazione alla Commissione Elettorale sarebbe quella di ottenere almeno 500 firme valide fra Australiani aventi diritto al voto, una soglia che si ritiene Assange e il suo partito supererebbero senza problemi.
Rimarrebbe invece insoluto il problema relativo alla possibilità di venire a occupare il seggio al Senato Australiano, qualora venisse eletto. A sedersi sullo scranno della Camera Alta sarebbe nel caso un suo ârappresentante', ha detto Assange, il quale però si è detto fiducioso del fatto che gli Stati Uniti - che egli ritiene i veri âburattinai' della sua persecuzione - prima o poi dovranno lasciar cadere il caso data la crescente opposizione politico-diplomatica che la sua vicenda starebbe suscitando nel mondo.
Ad aiutare Assange in questa âavventura politico-elettorale' ci sarebbero - a suo dire - âpersone di grande livello e notorietà presso il pubblico Australiano', che si sarebbero anche dette disponibili ad impegnarsi come candidati nel partito âWikileaks'. Circa i punti programmatici della nuova formazione politica, Assange ha sottolineato - forse con (involontaria) ironia - che una delle battaglie in cui il partito da lui fondato si cimenterebbe sarebbe quella della crescente intrusione operata nella privacy delle persone.
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