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Maria Laura Rodotà per il "Corriere della Sera"
Chi non amava la grandeur degenerata in bling bling, ieri ha apprezzato. Chi aveva osservato con perplessità l'ingresso all'Eliseo di Cécilia (allora) Sarkozy, bella sontuosa e di malumore, e poi il subentro di Carlà , ha guardato con sollievo la sorridente passerella di Valérie Trierweiler, giornalista, non coniugata Hollande. Oddio, non sembra simpaticissima neanche lei, con la sua aria da sciuretta mannara (vien da rimpiangere l'aggressivo gattamortismo di Ségolène, che tra l'altro aveva più stile).
Ma la prima première compagne («première dame» non le piace) intenzionata a continuare a lavorare (anche se pare complicato) ha una chance storica. Per lei, per le donne e per gli utenti dei media tutti. Può decostruire e depotenziare l'obsoleto ruolo di first lady. Tuttora figura facile, fin troppo seguita, alla fine subalterna e deprimente. Trierweiler rifiuta l'appellativo, dichiara che avrebbe voluto restare con Hollande nel suo condominio ma che starà all'Eliseo per motivi di sicurezza; lei e il suo compagno non intendono sposarsi.
Intanto, alla cerimonia d'insediamento, ha saggiamente sbagliato vestito: nero con maniche di chiffon, sormontato da un soprabitino bianco, una mise da matrimonio nel ceto medio. Pessima, secondo gli esperti di moda. Ottima, dati i tempi.
Tempi in cui il ceto medio annaspa in tutta Europa, in cui le ostentazioni possono mandare in bestia, in cui una bella signora divorziata con tre figli e un soprabito rispettoso delle istituzioni può anche risultare identitaria. Identitaria, non superstar.
Tutt'altro che mite (Pierre Salviac di Radio Rtl, dopo un tweet che invitava le colleghe a fare sesso utile per diventare prime dame, è stato licenziato); uscita trionfante dall'incontro con Carla Bruni (aristocraticamente combinata come una che porta a spasso il cane, ma stravolta); con progetti di vita personale autonoma interessanti, se ci riuscirà . Se non si farà prendere dagli impegni ufficiali di coppia, dalla libidine da visibilità , dal gorgo dei programmi-signore ai vertici internazionali.
Ha cinque anni per provarci. Ce la farà lei, o finiranno, ancora una volta, per pensarci i maschi? I futuri first gentlemen, che non hanno capelli mossi e tailleurini colorati e non funzionano in foto, e che di programmi-signore non ne vogliono sapere? Ora si vedrà (una giornalista da settimanale pop dovrebbe sapere come muoversi, almeno).
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