
DAGOREPORT – ASPETTANDO L'OPPOSIZIONE DE' NOANTRI (CIAO CORE!), VUOI VEDERE CHE LA PRIMA BOTTA…
N.Sun. per "Libero"
Corrado Passera si prepara alla sua quarta vita. Vuole diventare un leader politico di primo piano dopo essere stato manager (all'Olivetti con Carlo De Benedetti), banchiere (Banco Posta e Banca Intesa), ministro. Per dedicarsi alla nuova attività «non accetterà incarichi in società pubbliche» (era uno dei candidati alla successione di Paolo Scaroni all'Eni). Spera che «la seconda Repubblica finisca presto».
Corrado Passera morde il freno. Vuole tornare in campo il più presto possibile perchè si è già stancato di stare in panchina. Anche lui, come molti, tentato dalla possibile dissoluzione del ventennato di Silvio Berlusconi. Intervenendo al Forum della comunicazione in corso a Milano, non ha fatto nulla per nasconderlo. Ad ascoltarlo alcuni dei più importanti protagonisti della comunicazione milanese (a cominciare dalla sua ex squadra in Banca Intesa). La miglior tribuna possibile per annunciare il progetto. Passera non ha deluso l'uditorio. Le circostanze lo agevolano. La maggioranza delle larghe intese traballa. La finestra elettorale in autunno si sta aprendo (Napolitano permettendo) soprattutto dopo le parole di Schifani («Se condannano Berlusconi molliamo il governo»).
Quale migliore occasione per annunciare il ritorno (salita? discesa?) in politica. Un appuntamento fin qui troppo a lungo rinviato. Nell'anno e mezzo di governo tecnico, più e più volte si era parlato di una sua discesa (o salita) in campo, anche con un suo partito (come dimenticare l'ironico "Forza Passera"?).
Poi, però, a rubargli il tempo era stato Monti. L'ultimo sgambetto fra due protagonisti che non avevano mai fatto squadra. Passera, come ministro dello Sviluppo Economico, doveva essere l'altra faccia del governo tecnico. Mentre il preside della Bocconi si preoccupava di tenere sotto controllo i conti, all'ex banchiere toccava disegnare il futuro. Una delusione. Un po' perchè l'esecutivo a tutto ha pensato tranne che allo sviluppo. E poi perchè Monti non ha mai lasciato spazio.
Al battesimo di "Scelta civica" è scoppiata la lite in famiglia. Passera non ha condiviso le modalità di presentazione del partito. La lista unica solo in una delle due Camere anzichè in entrambe ha condotto all'alleanza con l'Udc di Pierferdinando Casini. Un matrimonio molto infelice per tutti i contraenti, compreso Andrea Riccardi, il testimone di nozze.
A Passera è andata bene, vista la fine che ha fatto l'alleanza. Ha raccolto solo metà dei voti che sperava diventando praticamente ininfluente sia alla Camera che al Senato. L'ex banchiere ora vuole scendere in campo in prima persona. «Bisogna ricostruire questo Paese - ha detto - e per farlo ci vorrà la squadra adeguata. Vediamo se io posso servire, potrei esserne parte». Per il momento non pensa a mettersi alla guida di un movimento («Nego di avere un partito in mente, c'è bisogno di una squadra di persone adeguate»). Conclude: «Sono 8 milioni le persone che hanno paura del futuro, la politica deve parlare apertamente di queste cose, ci vuole un piano strategico. Io non accetto più la storia dei pochi punti e i 100 giorni, è una vaccata».
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