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Liana Milella per "La Repubblica"
L'ultima spiaggia. Su un atollo piccolissimo. Dove il Cavaliere però deve arenarsi a tutti i costi, pena la sua "morte" politica. Indulto e amnistia, il messaggio di Napolitano. Non è il salvacondotto che Berlusconi avrebbe voluto, ma è «l'unica e ultima spiaggia possibile».
Un approdo che lui non può assolutamente perdere.
Per questo, dal momento del messaggio a oggi, con più di un pidiellino fedele, ha parlato così: «Lo so, la strada è difficile, ma dobbiamo provarci. Questo indulto e questa amnistia sono rimasti il mio unico salvacondotto, quindi dobbiamo sfruttarli fino in fondo».
Schiacciato dalla condanna Mediaset, alla vigilia dell'appuntamento con la pena da scontare, l'ex premier ha dato un ordine perentorio, tentare ogni strada possibile per torcere la richiesta di Napolitano e trasformarla nella sua via per la salvezza.
Non cambia mai copione, il Cavaliere. Vuole una legge? Butta in piazza un peones. Ecco che spunta il solerte Barani. Nella notte si mette in movimento Nitto Palma. Il gioco parte.
Un film già visto tante volte con le leggi ad personam, presentate dal più insospettabile dei parlamentari e divenute poi il grimaldello per scardinare i processi più insidiosi. Cirami, Cirielli, Pecorella... Adesso Barani e Palma. La mossa è ben pensata. L'obiettivo chiaro, ottenere un indulto a sua misura. Quindi ampio, senza limiti, cumulabile col precedente. Garantirsi un'amnistia che funzioni per i suoi processi. Tetto alto, reati di corruzione inclusi.
L'ex Guardasigilli Nitto Palma, piazzato strategicamente al vertice della commissione Giustizia del Senato, quello che ha appena tentato di zittire a colpi di processi disciplinari le toghe che osano anche solo rilasciare un'intervista, vola da falco qual è. Nella notte di giovedì "scippa" alla Camera e alla Pd Donatella Ferranti, che presiede l'omologa commissione a Montecitorio, la primazia della clemenza. Si radica così al Senato, nelle sue mani esperte di ex pm, la discussione su indulto e amnistia.
Ferranti è furibonda, lei sentirà Cancellieri, chiederà se la clemenza è davvero necessaria, ma Nitto passa ai fatti. Proprio lui che, dal 5 luglio, tiene bloccato in commissione il ddl su messa alla prova e domiciliari obbligatori - approvato in fretta alla Camera e sollecitato più volte da Napolitano - che alleggerirebbe il sovraffollamento. Poche ore, e si materializza la proposta compiacente, perfetta per Silvio, perché sei anni sono il tetto della frode fiscale, perché del processo Mediaset cancellerebbe pure l'interdizione e lui resterebbe senatore.
Un blitz quello di Palma, abilmente pilotato. Poco importa se Napolitano ha parlato di reati «particolarmente odiosi» da escludere, di fatti «bagatellari» da tenere ai margini, di «reati di rilevante gravità e allarme sociale » da non prendere in considerazioni. Berlusconi e i berlusconiani vanno avanti lo stesso.
Puntano a un'amnistia che funzioni da completo colpo di spugna su Mediaset e a un indulto da sfruttare per eventuali e future condanne. In mano, il Cavaliere, ha un'arma molto potente, che sta agitando sotto il naso del Pd e di Letta. Ha chiarito ai suoi anche questo: «Tenete conto che solo se noi del Pdl siamo d'accordo il gesto di clemenza si fa. Altrimenti salta tutto».
Quando la notizia del ddl Barani si diffonde nel quartier generale di Letta la reazione del premier è preoccupata. à vero, si ragiona a palazzo Chigi, l'iniziativa sulla clemenza è parlamentare, ma un'eventuale spaccatura al momento del voto, su una legge così importante, va misurata al pari di quella sulla decadenza.
Un colpo al governo. Dividersi sulla clemenza è pesante, soprattutto per le conseguenze che potrebbe avere nelle carceri. Nel Pd arrivano ad essere increduli. Si chiedono se davvero il Cavaliere possa mai pensare di ottenere un'amnistia e un indulto che, con sei e cinque anni, rischia di liberare rapinatori e autori di furti gravi.
La trincea del Pd è netta. Nessun cedimento. Su due punti chiave. L'indulto non potrà essere cumulabile con il precedente indulto del 2006. Se Berlusconi spera di veder nebulizzare anche i nove mesi di pena che gli restano, dal Pd il no è reciso. «Non se ne parla». Idem per l'interdizione dai pubblici uffici. Un muro anche sull'entità dell'amnistia. Incertezza tra un massimale tra i 3 e i 4 anni, ma sicuramente esclusi tutti i reati gravi, praticamente quelli di Berlusconi.
A questo punto, sul Colle come a palazzo Chigi, la preoccupazione è un'altra. Il gioco allo sfascio. Lo scaricabarile delle responsabilità . Se Pd e Pdl non si mettono d'accordo perché il prezzo che chiede Berlusconi è troppo alto, su chi ricade il peso delle carceri che scoppiano? Il Quirinale ha fatto la sua parte. Il Parlamento non riesce a farla. I detenuti s'arrabbiano e la rivolta è assicurata. Dopo le parole di Napolitano, come accadde per quelle di Karol Wojtyla ai tempi del Giubileo, la speranza della libertà è diventata certezza. Se tutto salta la colpa ricadrà sul premier Letta.
Letta e Berlusconi ENRICO LETTA E BERLUSCONI ENRICO LETTA E SILVIO BERLUSCONITORTA DI COMPLEANNO PER BERLUSCONI NITTO PALMA CARFAGNA TORTA DI COMPLEANNO PER BERLUSCONI NITTO PALMA CARFAGNA Donatella-Ferrantiberlusconi corna Berlusconi
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