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IL PD RISCHIA DI ANDARE IN FRANTUMI DI NUOVO IN EUROPA: VACILLA LA TREGUA INTERNA SUL RIARMO - IN AULA SI VOTA LA "RELAZIONE ANNUALE 2024 SULL'ATTUAZIONE DELLA POLITICA DI DIFESA COMUNE", DAL PPE È STATO PRESENTATO UN EMENDAMENTO ESPLOSIVO PER I DEM. POCHE RIGHE PER DIRE CHE IL PARLAMENTO EUROPEO “ACCOGLIE CON FAVORE IL PIANO REARM EUROPE”. L'OBIETTIVO DEL NAZARENO È EVITARE UN PD SPACCATO A METÀ COME A MARZO, QUANDO LA SEGRETARIA NON ANDÒ IN MINORANZA PER UN SOLO VOTO (11 CON LEI SULL'ASTENSIONE E 10 A FAVORE) – L'ESITO DELLA VICENDA PESERÀ IN VISTA DELLA MANIFESTAZIONE DI SABATO DEL M5S. ELLY SCHLEIN VORREBBE ESSERCI, POSSIBILMENTE DI PERSONA, MA…
Articolo di Alessandro Di Matteo per “La Stampa” - Estratti
La piazza di Giuseppe Conte arriva in un momento delicato per il Pd, ancora una volta, e anche per questo, raccontano, Elly Schlein non ha ancora annunciato ufficialmente se sarà alla manifestazione di sabato. La segretaria vorrebbe esserci, possibilmente di persona, ma ancora si ragiona anche sulla possibilità di mandare una delegazione del partito e la scelta finale un po' dipenderà anche da quello che succederà oggi in Europa.
Al Parlamento europeo infatti il Pd rischia di dividersi di nuovo sul riarmo Ue, come già accaduto tre settimane fa, e solo stamattina si capirà se stavolta i democratici riusciranno almeno a limitare i danni. In aula si vota la "Relazione annuale 2024 sull'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune", un testo di per sé non particolarmente problematico, ma al quale è stato presentato dal Ppe un emendamento esplosivo per il Pd.
Poche righe per dire che il Parlamento europeo «accoglie con favore il piano in cinque punti Rearm Europe proposto dalla presidente della Commissione». Proprio quel piano di cui, ha detto Schlein anche due giorni fa, «l'unica cosa che si salva è la proposta dei 150 miliardi che andranno a progetti comuni».
L'obiettivo del Nazareno, stavolta, è evitare un Pd spaccato a metà come a marzo, quando la segretaria non andò in minoranza per un solo voto (11 con lei sull'astensione e 10 a favore), con il presidente del partito Stefano Bonaccini che votò col resto della minoranza. Già ieri gli europarlamentari dem si sono incontrati per provare a tirare le somme, ma le posizioni sono rimaste distanti: la sinistra vuole dire no all'emendamento e alcuni, come Marco Tarquinio sarebbero anche per votare contro o astenersi sul documento complessivo. Pina Picierno, Giorgio Gori e molti "riformisti" sarebbero per votare due sì. Nicola Zingaretti ha chiesto coerenza, ricordando che tutto il Pd al Parlamento italiano ha votato dieci giorni fa un documento in cui dice che il "RearmEu" va «radicalmente cambiato». Quindi ha proposto una sorta di compromesso: no all'emendamento e sì alla relazione.
Sforzo che, finora, non è bastato. Perché anche con il no del Pd l'emendamento passerà e l'ala sinistra non vuole votare una relazione che «accoglie con favore il piano di riarmo». Sulla proposta di mediazione sono d'accordo anche Stefano Bonaccini, Antonio Decaro, Dario Nardella, tutti ala riformista. Questo basterebbe alla segretaria, come spiega un dirigente dem:
«L'importante è che si dica no al piano von der Leyen e che stavolta Bonaccini non si sfili. Poi se Picierno e Gori dicono sì, pazienza... ». Ma se la sinistra tiene duro sul "no" anche al documento finale le cose rischiano di complicarsi di nuovo e anche i più disposti alla mediazione tra i riformisti potrebbero smarcarsi.
La questione verrà definita stamattina, in una nuova riunione degli europarlamentari, e l'esito della vicenda peserà in vista della manifestazione di sabato.
Perché Giuseppe Conte incalza, ieri ha ridetto di «confidare» che ci sia «anche il Pd contro questo piano di riarmo folle» e non sarebbe il massimo arrivare in piazza dopo una nuova spaccatura. Una divisione che, peraltro, sarebbe anche un regalo a Meloni, alle prese con le divisioni della maggioranza sui dazi. Ieri il Pd si è ritrovato intero nell'affondo contro il centrodestra. «L'esecutivo è spaccato su tutto - ha incalzato Piero De Luca della minoranza dem - riuscirà almeno a difenderci dallo tsunami provocato dai dazi?».
E un altro esponente della minoranza come Filippo Sensi ha messo nel mirino Raffaele Fitto: «Leggo che starebbe per presentare un piano per spostare almeno 400 miliardi di fondi di coesione sull'industria delle armi. Non mi pare sia quanto vuole Meloni, e non so cosa ne pensi Salvini...». In Parlamento, poi, c'è stato un nuovo caso Azione, che si è astenuta sulla risoluzione del centrodestra sul Def, mentre le altre opposizioni hanno votato no.
LA GALASSIA DELLE CORRENTI DEL PD
PINA PICIERNO PRO UCRAINA
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