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Dino Martirano per "Corriere della Sera"
«Anche il centrodestra ha commesso a suo tempo errori, non insistendo, per massimalismo, sull'approvazione della legge sulle intercettazioni quale risultava dall'intesa del ministro Alfano e della presidente della commissione Giustizia Bongiorno. Bisogna ripartire da lì...».
Ora, dunque, Fabrizio Cicchitto ammette il peccato di massimalismo del Pdl che, per strafare, non ha saputo portare a casa una legge sulle intercettazioni telefoniche ben più restrittiva di quella in vigore. Ma il capogruppo del Pdl alla Camera - pur aprendo a un ripescaggio del testo Bongiorno-Alfano - ribadisce che questa tormentatissima riforma deve marciare insieme alle modifiche (in senso garantista) del ddl anticorruzione e «all'equilibrata revisione della legge sulla responsabilità civile dei giudici». à questo il «trittico» - anticorruzione, intercettazioni, responsabilità civile - dal quale secondo Cicchitto non si scappa.
Ma qui si complicano i rapporti tra governo e «strana maggioranza» che lo sostiene. Il guardasigilli Paola Severino ha detto che sulle intercettazioni il governo farà la sua proposta: però dopo che sarà «sciolto il nodo legato alla modificabilità di quelle parti della legge che hanno già avuto una doppia approvazione». Cioè di quegli articoli che hanno già ricevuto il via libera del Senato e della Camera. Ma ora il Pd, con la capogruppo in commissione Donatella Ferranti, avverte che il testo Alfano-Bongiorno è inutilizzabile «perché viziato all'origine»: per questo «il ministro dovrebbe avanzare una sua proposta autonoma da cui ripartire».
Secondo i democratici, infatti, il testo calendarizzato per l'aula della Camera contiene alcune parti indigeribili sulle quali, per regolamento, è improponibile alcuna modifica: il giudice collegiale (non uno ma 3 magistrati del distretto dovranno autorizzare le intercettazioni chieste dal pm); la modifica della legge Falcone (serviranno i «gravi indizi» anche per far scattare le intercettazioni sui reati spia che portano alle cosche mafiose); l'inutilizzabilità delle intercettazioni per accertare reati diversi da quelli per i quali si sta procedendo.
Insomma, se il Pdl propone di ripartire dal testo Alfano-Bongiorno, sulle intercettazioni il Pd chiede al ministro Severino di ripartire da zero. E certamente, conferma Donatella Ferranti, il Pd non accetta il veto preventivo sul ddl anticorruzione che, a pochi mesi dalle elezioni, introduce anche regole severe sull'incandidabilità dei politici condannati. Per non parlare poi della «pistola fumante» della responsabilità civile dei giudici che Pdl e Lega, sulla carta, potrebbero approvare in via definitiva al Senato. Sulle intercettazioni poi Giuseppe Giulietti (Articolo 21) e Vincenzo Vita (Pd) avvertono il ministro che la piazza è già pronta: «Se il governo riterrà di insistere grandi saranno critica e mobilitazione».
Sulle riforme della giustizia la strada appare tutta in salita anche perché l'approvazione della revisione delle circoscrizioni giudiziarie ha lasciato dietro di sé una scia di polemiche. Maurizio Gasparri torna all'attacco e parla di «politica fallimentare sullo smantellamento delle strutture giudiziarie sul territorio» e ribadisce che il Pdl «non tollererà ritardi o norme solo mirate a qualche esigenza sulle intercettazioni» mentre «sulla responsabilità civile non ci saranno sconti».
E il responsabile giustizia del Pd, Andrea Orlando, deve respingere anche il fuoco amico del deputato campano Guglielmo Vaccaro (fedelissimo di Enrico Letta) che non ha gradito la cancellazione del tribunale di Sala Consilina (Salerno): «Il Pd individua alcune incongruenze nelle scelte finali del governo ma è forse un eccesso di "malinteso montismo" che fa sì che la comprensibile insoddisfazione dell'onorevole Vaccaro, da me in parte condivisa, si riversi sul sottoscritto e sul suo partito anziché su chi ha licenziato il provvedimento».
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