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DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Davvero la campagna elettorale di Donald Trump si avvia al naufragio per colpa del suo ego smisurato, delle sue continue gaffes, della sua incapacità di mettersi in una sintonia minima con il corpaccione della nomenclatura repubblicana che lo ha in dispetto tanto quanto quella democratica?
E come si spiega allora che la peggior settimana di The Donald, tutti i sondaggi che danno Hillary Clinton in vantaggio, coincida con una raccolta record di denaro, 82 milioni di dollari nel solo mese di luglio, tutti provenienti da piccole donazioni di privati cittadini, e dopo che la stampa aveva dato sull'orlo del fallimento economico la campagna?
Sono i misteri di Trump, sono soprattutto i misteri di una corsa elettorale nella quale contro un partito democratico abbastanza incarognito e appesantito dalla impresentabilità della prescelta e dalla ingerenza del presidente in carica, non c'è il partito repubblicano ma c'è un partito nuovo, quello col quale il candidato Donald Trump è davvero in sintonia., ed è un partito che si eccita, spera, mette i soldi proprio sulle dichiarazioni e sulle gaffes che indignano tutti gli altri.
È una scommessa vincente? Chi può dirlo quando manca un mese e mezzo al primo dibattito diretto tra i due aspiranti. Chi può dirlo quando c'è un coro mondiale contro uno dei due candidati, un comportamento scorretto di Barak Obama, continue dichiarazioni di antipatia da parte di leader o ex leader repubblicani,una scorrettezza della stampa americana pure mai vista prima. Ma soprattutto chi può dirlo visto che una cosa è chiara: Donald Trump sicuramente vuole vincere ma solo alle sue condizioni.
Che poi il popolo del candidato repubblicano, piaccia o no al giornalista collettivo e al politico per bene, è ben riassunto nelle frasi della lunga intervista rilasciata da Clint Eastwood alla rivista Esquire. “Siamo tutti stanchi del politically correct, questa è una generazione di fighette e lecca culo. Non ho parlato con Trump, lui dice quello che gli passa per la testa, a volte sono cose stupide come le frasi sul giudice di origine messicana, ma mi fa orrore la stampa che subito corre a dire “oh Dio che razzista”.
Sono delle cornacchie, smettetela, cazzo, non puoi fare questo non puoi fare quello non puoi dire quest'altro, non se ne può più.Quando ho girato “Gran Torino”, il mio produttore mi disse questa è una buona sceneggiatura ma politicamente scorretta e io risposi iniziamo a girare subito”. Certo Clint Eastwood è repubblicano dal 1951, detesta Hillary Clinton che accusa col suo linguaggio brutale di aver fatto un sacco di grana da quando è in politica.
A Clint Eastwood non dà nessun fastidio che Donald Trump sia sotto accusa furibonda nella polemica sull' intervento alla convention democratica del padre di un soldato pachistano morto in Iraq nel 2004.Mr Khan padre è diventato il simbolo del musulmano buono, che poi i musulmani morti servendo gli Stati Uniti sono 14 in tutto. Nel suo intervento, moglie velata e silente a fianco, ha rivendicato il diritto a far entrare molti più musulmani nel Paese, ovvero a seguire con Hillary Clinton la politica di Barack Obama.
bill clinton hillary e donald trump
Donald Trump ha risposto sprezzantemente, polemizzando col diritto di questo signore a dettare leggi al Paese e domandandosi come a casa sua vengano trattate le donne. Apriti cielo, gli si sono scatenate addosso le reprimende di tutti i liberal della nazione, ma anche di repubblicani preoccupati per la rielezione, a novembre si rinnovano anche parte di Camera e Senato. Se è per questo Trump ha anche dichiarato che non ha nessuna intenzione di appoggiare la candidatura a senatore in Wisconsin dell'attuale speaker della Camera, il repubblicano Paul Ryan, il quale per mesi si è rifiutato, e anche alla convention di Cleveland ha nicchiato, di appoggiarlo, e che è un sostenitore della politica di immigrazione democratica.
Secondo scandalo, segnatamente tra repubblicani, il candidato a vice, il governatore dell'Indiana, Mike Pence, ha chiesto invece di poter sostenere Ryan, Trump glielo ha graziosamente accordato. Niente di più la campagna elettorale di questo candidato è fatta così, nessuna concessione alle buone regole del compromesso dell'ipocrisia politica, nessun ammiccamento alle cose che piacciono tanto a media e giornali liberal, nessun cedimento al politically correct che impera a Washington. Donald Trump deve la sua nomination a questo comportamento irrituale, rischiosissimo.
A essere in buona fede ci si dovrebbe chiedere come mai un comportamento molto più deprecabile da parte di Hillary Clinton con i parenti degli uccisi a Bengasi, da lei trattati come profittatori e bugiardi, non abbia ricevuto alcun trattamento analogo da parte dei media, ma anche questo è l'impazzimento del 2016. Il cosidetto Media Privilege è un argomento centrale di questa elezione.
Tutto il mondo è paese, la percentuale di democratici e liberali tra i giornalisti americani sta tra lo 85 e il 95 per cento,ed è venuta fuori rabbiosamente nella campagna elettorale dell'outsider che non solo non ha paura di provocare ma lo fa scientificamente, li manda tutti al diavolo e né denuncia la scorrettezza.
Di più, nella prima parte della sua campagna, quando nessuno lo aveva preso sul serio, Donald Trump ha dominato le reti tv, ha imposto la corsa con un referendum su di lui.
Guai a dimenticare che conosce la televisione molto bene. Non solo, ha sempre saputo che il suo elettorato odia la stampa tanto quanto odia partiti e congresso, combatterla lo ha reso un loro combattente, ma ha naturalmente spaventato i repubblicani, e ha fatto perdere la testa e democratici e giornalisti. Al suo piano non verrà meno man mano che la campagna va avanti.Rischia per questo, sotto un fuoco di ifla di discredito nazionale e internazionale, di perdere? Possibile.
Ma se non fosse per seguire la sua diversità e la saturazione del suo elettorato, per quale ragione Donald Trump avrebbe fatto dei commenti che non poteva che sapere disastrosi sui genitori del capitano musulmano ucciso in Iraq? A nessuno sfugge che quello è un tabù nazionale e patriottico. E perché appena raggiunta una tregua col partito repubblicano, aprire un nuovo fronte con lo speaker Paul Ryan? Eppure basta seguire l'iter percorso in un anno, ricordare che Trump non ha mai fatto nulla di ciò che si supponeva presidenziale e che per questo ha vinto la nomination.
Ha cambiato le regole del gioco, ha umiliato sondaggisti e consulenti, autori di commercial tv, ora continua nella fase delle della elezioni generali con lo stesso metodo, rifiutandosi di giocare secondo le regole. Il mondo politico non lo capisce, e questo non è cosa di cui stupirsi, ma non lo capiscono neanche i giornalisti, e questa è una colpa imperdonabile.
hillary clinton e bernie sanders
Capire non significa approvare, ma ci sarebbe il dovere di raccontare cause ed effetti. Per esempio che Donald Trump sa che la gente ha ben altro da fare che stare alle regole e le convenzioni della politica.,e si comporta come se fossero più importanti gli eventi reali di cui si parla la sera a cena che le convenzioni di una lontana Washington.
Non vuole diventare presidente come lo è stato Barack Obama e tantomeno George Bush, e se dovesse riuscirci cambierà tutto, soprattutto il modo in cui è gestita la Casa Bianca.
Quello che il Washington Post chiama un nuovo livello di panico nei confronti delle intemperanze e delle uscite razziste di Donald Trump, potrebbe invece essere un livello di panico nei confronti della fine possibile di uno status quo nel quale tutti stanno molto comodi. 82 milioni di dollari in un mese contro i 90 milioni della Clinton, e come dice il suo capo delle Finanze, Stephen Mnuchin, lei lo fa da vent'anni, noi lo facciamo da due mesi, e 64 milioni che abbiamo fatti on line.
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