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1- «DI CATERINA FINANZIà IL PARTITO MA DA LUI NESSUNA TANGENTE»
Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"
L'imprenditore Pietro Di Caterina - dice ai pm monzesi l'ex sindaco ds di Sesto San Giovanni ed ex vicepresidente pd del consiglio regionale lombardo Filippo Penati - «ha certamente contribuito alle spese della macchina locale, e con ciò voglio dire che ha sostenuto iniziative, pagato fornitori e dato anche contributi all'organizzazione politica locale». Quanti soldi Penati non lo sa, «forse solo Giordano Vimercati (l'ex braccio destro, ndr) è in grado di quantificare il sostegno economico dato da Di Caterina all'attività politica sestese nel 1997-2002» (dunque in zona prescrizione): ma «non certo il miliardo annuo di cui parla Di Caterina», ed «escludo abbia versato contributi alla federazione metropolitana ds».
Indagato per concussione, corruzione e finanziamento illecito, Penati due cose vuol dire nel suo interrogatorio di domenica 9 ottobre 2011 con i difensori Nerio Diodà e Matteo Calori. La prima è la ragione per cui Di Caterina sovvenzionava il partito: «Si era fatto da sé, gran lavoratore che cercava di farsi strada fra i giganti e aveva paura di essere stritolato da imprese molto più grandi di lui.
Perciò cercava solidarietà : voleva sentirsi inserito in un sistema di relazioni forti, che lo potesse tutelare nel far valere i propri diritti». La seconda è la negazione che i soldi dell'imprenditore sestese del trasporto urbano possano essere letti come tangenti in cambio di favori: «Sono infatti certo che Vimercati, nella sua funzione di presidente del Consorzio Trasporti, non abbia fatto mai nulla di illecito per accontentare o comunque favorire Di Caterina».
Sull'acquisto nel 2005 da parte della Provincia di Milano da lui presieduta delle azioni della Milano-Serravalle in mano a Gavio, Penati scandisce: «Non ho mai chiesto o ricevuto tangenti, né sono a conoscenza di fatti illeciti». Rimarca che, «non avendo avuto risposta dal sindaco Albertini sulla conferma del patto di sindacato e di trasferimento di una quota di azioni, vi era urgenza di comprare perché bisognava approfittare dell'opportunità della vendita da parte di Gavio, cosa che avrebbe consentito il mantenimento in mano pubblica.
Incontrai Passera (l'attuale ministro all'epoca n.1 di Banca Intesa, mai indagato ma intercettato per qualche tempo nel 2011, ndr) credo a luglio 2005, lui mi rispose che l'investimento era centrale anche per loro e si dichiarò d'accordo con la richiesta di finanziamento che era stata attivata tramite i normali canali commerciali. Grazie a questi accordi riuscimmo a ottenere in tempi rapidissimi il denaro necessario per acquistare le azioni di Gavio. Ben prima della fine del mio mandato l'esposizione debitoria verso Banca Intesa si è azzerata».
2- I DS, I SOLDI E I LAVORI DELL'A7
Dal "Corriere della Sera"
I Ds, annuncia il tesoriere Ugo Sposetti, chiederanno al Corriere della Sera «i danni cagionati al partito, immotivatamente accostato a vicende alle quali è del tutto estraneo, nell'articolo "Penati, i soldi per i Ds dai lavori della A7". L'articolo, a firma di Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella, del resto non chiarisce in alcun modo la notizia veicolata attraverso il titolo ed essendo privo di qualsiasi fondamento di verità lede il buon nome e l'onorabilità dei Democratici di sinistra».
RISPOSTA A SPOSETTI
di Luigi Ferrrarella e Giuseppe Guastella
A pagina 8 della richiesta la Procura di Monza ritiene âcerto che l'architetto Sarno è colui che tratta con Di Caterina e Binasco la "restituzione" dei finanziamenti erogati da Di Caterina ai Democratici di Sinistra'; âche questi "finanziamenti" vengono rimborsati proprio con il pagamento a Di Caterina di 2 milioni come apparente ma falsa caparra'; e che il pagamento è eseguito da Codelfa attingendo alle somme contestualmente liquidate da Milano-Serravalle in forza di una transazione svantaggiosa per Milano-Serravalle sui costi e tempi della "costruzione della terza corsia dell'autostrada A7".
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