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Monica Ricci Sargentini per www.corriere.it
«Impicchiamo Mike Pence» gridava la folla inferocita durante l’assalto al palazzo del Campidoglio, il 6 gennaio 2021, e, incredibilmente, l’allora presidente Donald Trump, avrebbe espresso sostegno per l’esecuzione del suo vicepresidente.
Ad affermarlo, rivela il sito Politico, sarebbero tre testimonianze fornite al Comitato ristretto della Camera che indaga sul tentativo di insurrezione. Secondo quanto riferito ai parlamentari sarebbe stato il capo dello staff della Casa Bianca all’epoca, Mark Meadows, che al momento dell’assalto era nella sala da pranzo fuori dallo Studio Ovale con Trump, a informare alcune persone che il presidente aveva apprezzato l’idea di impiccare il vicepresidente.
PENCE E TRUMP A CAPE CANAVERAL PER IL LANCIO DI SPACE X DI ELON MUSK
La rabbia dei sostenitori di Trump nei confronti di Pence era una reazione alla sua decisione di certificare i voti elettorali che indicavano Joe Biden vincitore delle presidenziali. Politico, però, afferma di non aver potuto verificare in modo indipendente la veridicità della notizia.
Per il portavoce di Trump Taylor Budowich si tratta di una campagna diffamatoria orchestrata dagli avversari politici dell’ex presidente: «Gli americani sono stanchi delle bugie e delle sciarade democratiche, ma, purtroppo, è l’unica cosa che hanno da offrire».
Un membro del team legale di Meadows, che ha rifiutato di essere nominato, ha detto a Politico che il resoconto è «totalmente errato per quanto riguarda» il suo assistito. Meadows ha rifiutato di testimoniare davanti al comitato ristretto che indaga sull’assalto al Campidoglio da quando è stato citato in giudizio a settembre.
Lo scorso dicembre, la Camera ha accusato l’ex capo dello staff di Trump di oltraggio al Congresso e lo ha deferito al Dipartimento di Giustizia per un procedimento penale. La testimonianza sul resoconto di Meadows è una delle accuse più dettagliate del Comitato sullo stato d’animo di Trump nel giorno dell’assalto al Congresso.
Il panel ha ricostruito meticolosamente le azioni, i commenti e i movimenti del magnate quel giorno, con un’attenzione particolare alle sue azioni via via che la violenza cresceva.
Trump ha parlato con Pence l’ultima volta alle 11,20 del 6 gennaio, prima dell’assalto al Campidoglio, per esortarlo a rifiutarsi di certificare il conteggio dei voti. L’allora presidente, più tardi, con un tweet, aveva espresso pubblicamente tutta la sua indignazione per il comportamento dei suo vice: «Mike Pence non ha avuto il coraggio di fare ciò che avrebbe dovuto essere fatto per proteggere il nostro Paese e la nostra Costituzione», aveva scritto. Un tweet che era arrivato 10 minuti dopo che i rivoltosi erano entrati per la prima volta in Campidoglio attraverso una finestra dell’ala del Senato.
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