DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA…
Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”
«Non impicciatevi degli affari interni di Siria e Yemen. Pensate a noi iraniani!». Lo slogan rimbomba sempre più violento per le strade e le piazze dell' Iran penalizzato dal ritorno dell' embargo economico voluto dagli Stati Uniti di Donald Trump.
Echeggiò gravido di minacce nelle periferie del Paese già lo scorso dicembre. Ci furono almeno 25 morti, oltre 5.000 arresti. La popolazione protestava contro le spese militari all' estero, stanca che gli Ayatollah sprecassero ricchezze in costose imprese a sostegno dei «fratelli sciiti» a scapito del benessere nazionale.
Ora il malcontento è aggravato dalle conseguenze della decisione di Trump a inizio maggio di cancellare l' accordo sul nucleare stipulato da Barack Obama tre anni fa, visto che a Teheran non accettano di rinegoziarlo.
E le conseguenze sono gravi, sebbene i media del regime cerchino di offuscarle. Da almeno tre giorni i vicoli industriosi del Gran Bazar nel cuore della capitale assistono a scioperi, marce, cariche della polizia e disordini. Sui social media girano le immagini di manifestanti che danno fuoco a barricate di immondizie, posti di blocco volanti, soldati con equipaggiamento anti-sommossa.
Sono scene che ricordano i sanguinosi scontri in piazza durante le elezioni del 2009, quando il Paese fu sull' orlo della guerra civile. Ora l' origine del malessere è soprattutto economica. Un malessere destinato a crescere.
Ieri dagli Stati Uniti è giunto un nuovo ultimatum, che ha causato un' impennata nel prezzo del greggio sui mercati internazionali: dal prossimo 4 novembre l' amministrazione Trump punirà tutti quei Paesi che importano gas e petrolio iraniano. Nella lista cade inevitabilmente anche l' Italia.
Ma sono gli 81 milioni di iraniani i primi a pagare le conseguenze. L' 80 per cento del prodotto nazionale lordo si fonda sull' export energetico. La disoccupazione è al 12,10 per cento (quella giovanile il 28,50). Il tasso di crescita prossimo allo zero. Un dollaro vale oltre 90 rials, solo a dicembre era a quota 42.
Non è servito equiparare il cambio del marcato nero a quello ufficiale: la banca centrale non è in grado di soddisfare la richiesta di valuta estera.
«Siamo in guerra economica con gli Stati Uniti. Resisteremo», dichiara il presidente Hassan Rouhani. Ma non rassicura quando dice che «le riserve di zucchero, farina e olio da cucina» sono ancora intatte. Per gli iraniani sono già ammissioni implicite da Stato in bancarotta.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT – VIVENDI VENDE? I CONTATTI TRA BOLLORÉ E IL FONDO BRITANNICO CVC VANNO AVANTI DA TRE…
FLASH - SIETE CURIOSI DI CONOSCERE QUALI SONO STATI I MINISTRI CHE PIÙ HANNO SPINTO PER VEDERSI…
DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI…
DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN…
COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…