DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA…
Estratto dell’articolo di Lirio Abbate per “la Repubblica”
Per l’atteggiamento contraddittorio del governo di Giorgia Meloni sull’assassino e torturatore libico Osama Almasri sul quale pendeva un mandato di cattura della Corte penale internazionale, arrestato e poi liberato, interviene l’Unione europea che ricorda gli obblighi di collaborazione. Il portavoce dell’esecutivo ha invitato ieri «tutti gli Stati membri a garantire la piena cooperazione con la Corte, compresa la tempestiva esecuzione dei mandati d’arresto».
GIORGIA MELONI E IL CASO ALMASRI - MEME BY FAWOLLO
Dichiarazioni ingombranti per un esecutivo accusato di aver riportato in Libia un indagato che deve rispondere di omicidi, torture, rapimenti e violenze sessuali commessi da febbraio 2015. Una fonte della Cpi a L’Aia rivela a Repubblica che la Corte sta valutando di avviare una procedura contro l’Italia, in violazione dello statuto della Corte penale internazionale, che potrebbe concludersi davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Una macchia per il governo.
Vista da L’Aia, la ricostruzione dell’arresto di Almasri non è un complotto internazionale come la maggioranza parlamentare vorrebbe far credere. Né tantomeno il tentativo di mettere in difficoltà l’Italia. Che, al contrario, avrebbe avuto un comportamento omissivo e inerte. Emergono diverse falle nella procedura politico-giudiziaria quando Almasri finisce nelle mani italiane.
giorgia meloni carlo nordio matteo piantedosi
La Cpi ha […] indagato […] su Almasri come se fosse un latitante. […] documentava i fatti che poi gli sono stati contestati, però non aveva la certezza del posto in cui si trovava. E in base alle prove raccolte lo scorso ottobre i magistrati hanno chiesto al tribunale internazionale di emettere un mandato di cattura. In quell’occasione ha fatto diffondere tramite Interpol il codice Blue notice, che serve per raccogliere ulteriori informazioni sull’identità, la posizione o le attività di una persona in relazione a un’indagine penale.
Almasri arriva l’11 gennaio a Londra. Ma non scatta l’alert. Si sposta […] verso Bruxelles e da lì in Germania quando c’è la prima segnalazione: il 16 Almasri viene fermato in Germania dalla polizia tedesca mentre viaggia su un’auto a noleggio. Un normale controllo. Almasri esibisce il documento di identità che, caricato sul database della polizia tedesca — siamo al 17 gennaio — fa scattare il Blue notice.
È da questo momento che i magistrati all’Aia entrano nella loro operatività. Viene sollecitata la richiesta d’arresto perché hanno la prova, solo in quel momento, che Almasri è in territorio europeo. Il 18 gennaio arriva il mandato di cattura. In serata, tramite Interpol, viene emesso il codice Red notice: sono le persone da trovare perché devono essere arrestate. Qualche ora dopo, come previsto dalle procedure, Cpi consegna materialmente il mandato di arresto all’ambasciata d’Italia all’Aia.
ALFREDO MANTOVANO. - GIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - MATTEO PIANTEDOSI - FOTO LAPRESSE
Di fatto è come se lo avesse notificato al ministero della Giustizia, l’ambasciata è “il focus point” indicato dal governo: il luogo cioè deputato a fare arrivare quel tipo di documenti. Deve essere cura dell’ambasciata trasmettere agli uffici del ministero della Giustizia gli atti nel più beve tempo possibile. In ogni caso gli investigatori, tramite l’informazione raccolta dalla polizia tedesca, accertano che l’auto sulla quale viaggiava Almasri doveva essere riconsegnata a Fiumicino.
KISS ME LIBIA - MEME BY EMILIANO CARLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
Il 18 gennaio Cpi invia il mandato di cattura non solo all’Italia e alla Germania, ma anche ad altri quattro Paesi limitrofi, perché non è certa la destinazione finale del ricercato. In Italia è notte quando Almasri viene segnalato a Torino. Alle tre e mezza del mattino di domenica 19 gennaio, mentre si trovava in un hotel in piazza Massaua, gli agenti della Digos lo arrestano. Viene sostenuto che il ministero della Giustizia non era stato informato. Ma non è vero. Il 19 gennaio il ministro Nordio viene avvisato dalla Digos di Torino, il 20 dal procuratore generale di Roma, Giuseppe Amato.
E, da quanto risulta a Repubblica, quei documenti sono arrivati anche in via Arenula. Inviati dall’ambasciata. Dove però, evidentemente, nessuno li prende in carico. Da qui l’inerzia di cui si parla all’Aia. Eppure il 21 il difensore di fiducia di Almasri deposita l’istanza di scarcerazione che viene accolta perché il ministero non ha inviato alla Corte d’appello l’atto d’arresto.
«Il ministro della Giustizia italiano non può esprimere alcuna valutazione sull’arresto già disposto dal tribunale internazionale» dicono fonti della Cpi, facendo notare che «il ministro deve solo far transitare il documento verso gli uffici giudiziari competenti nel minor tempo possibile». Quello che Nordio, invece, non ha fatto. Facendo in modo che il torturatore libico, per un cavillo giudiziario, tornasse a casa, perché pericoloso. Ma non arrestato.
CARLO NORDIO CHE CERCA DI IMPEDIRE IL RILASCIO DEL TORTURATORE LIBICO ALMASRI - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIANjeem Osama Almasri Hoabish torna a tripoli IL VIAGGIO IN EUROPA DI OSAMA AL NAJEEM ALMASRI LA LIBERAZIONE DI ALMASRI - VIGNETTA BY VAURO
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